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“Cyrano” di Joe Wright – La recensione

Il regista Joe Wright presenta alla Festa del Cinema di Roma: “Cyrano”, la storia di uno dei triangoli amorosi più famosi di sempre.

Finalmente si apre! Finalmente i bimbi possono emozionarsi a vedere i propri eroi preferiti sul grande schermo e ammirarne la maestosità! Finalmente l’empatia e la magia del cinema può ritornare ad essere assorbita dai cineasti che prendono posto sul velluto rosso, affamati di pellicole. A “servire” una delle prime portate ai commensali dello spettacolo ci pensa il regista britannico Joe Wright presentando alla 16esima edizione della Festa del Cinema di Roma: “Cyrano” film musicale da cui trae ispirazione dall’omonimo musical di Erica Schmidt, qui sceneggiatrice, che a sua volta si è ispirata al “Cyrano de Bergerac”, commedia teatrale del drammaturgo parigino Edmond Rostand nel 1897.

Il film inizia con una ripresa fissa su degli Arlecchino di legno: probabile omaggio ai genitori del regista, burattinai; e al paese ospitante per le riprese: l’Italia. Subito lo spettatore viene catapultato in un’ambientazione barocca, in un teatro che pullula di nobili dalle grandi parrucche e da una serie di colori pastello che si contrastano ad alcuni più accesi, tra montaggi e inquadrature tali da indurre lo spettatore a valicare la quarta parete e quasi a incipriarsi le gote di rosso come i protagonisti di quella realtà.

Tra questo caos generale, in cui l’aristocrazia e il popolo si ritrovavano a teatro, dove si interpretava in scena e ci si intratteneva leggendo romanzi, imparando lingue e strumenti musicali, dove il teatro era contenitore di tante emozioni, tra cui l’amore, quel sentimento di cui si moriva; entra in scena il fenomenale Peter Dinklage, il Cyrano de Bergerac, astuto con la spada quanto con la penna, cattura subito l’attenzione della folla, della sua amata Roxanne (Haley Bennet) e soprattutto quella dello spettatore.
È inevitabile notare che l’acondroplasia ha sostituito il famoso e caratteristico nasone del Cyrano; Dinklage può anche essere marito della sceneggiatrice, ma ciò che attrae a prescindere è la spettacolare interpretazione dell’attore dagli occhi di ghiaccio.

Il film di Joe Wright potrebbe definirsi una favola allegorica sull’importanza dell’amore che si scontra con il suo grande nemico: l’orgoglio, quell’impulso che impedisce il “freak” (mostro) Cyrano a palesarsi alla sua Roxanne. L’eccellenza attoriale del protagonista riesce a suscitare lo stesso tormento interiore a chi lo vede dalla platea.

Quindi il vero antagonista del film è l’orgoglio, non De Guiche, ruolo di Ben Mendelsohn, che non svolge la funzione del vero cattivo, più quelle di “disturbatore” per Christian (Kelvin Harrison Jr), il bello innamorato, ma incapace di quella parola tanto bramata dalla protagonista femminile.
La Roxanne di Wright appare portatrice massima di femminismo, in cui la donna apprezza la bellezza, ma anche la profondità di parola, inalberandosi di fronte a frasi banali e inadeguate. Il particolare volto di Haley Bennett, compagna di vita del regista inglese, esplode di ottocentesco quando indossa gli abiti di scena fatti dal costumista “made in Italy” Massimo Parrini Cantini, candidato quest’anno agli Oscar anche per “Pinocchio” di Matteo Garrone. Forza Italia!

Italia che troviamo nell’ambientazione, in cui l’Etna fa da sfondo. I movimenti di camera di Wright non primeggiano mai sulle vicende degli interpreti, anzi rende solo il tutto suggestivo e avvolgente. Il genere musical un po’ spaventa la massa, forse per questo il regista ironicamente preferisce definirlo: “un film dove ci sono delle canzoni”, ma in “Cyrano” il recitato e il cantato si adattano alla perfezione, l’uno si evolve nell’altro e viceversa.

Il risultato finale di questo film propone al pubblico una vera e propria storia romantica e di amore, senza dimenticare l’ingenua vanità, l’umana fragilità, l’ironia e la tirannia dell’orgoglio.