Da “L’uomo Calamita” al nuovo “Come i pesci” : il percorso di ricerca che unisce letteratura, arti circensi e impegno culturale.
Ci sono incontri che cambiano il destino di un’arte. Quello tra Giacomo Costantini, fondatore del Circo El Grito, e Wu Ming 2, voce e penna del celebre collettivo bolognese, appartiene a questa categoria. Non è soltanto la collaborazione tra un circense e uno scrittore: è la costruzione di un lessico comune, di una lingua che permette al circo contemporaneo di raccontare storie e alla parola di farsi corpo, salto, equilibrio precario.

Il primo tassello visibile di questo percorso è stato L’uomo Calamita, spettacolo che, a partire dall’omonimo racconto di Wu Ming 2, ha dato vita a un “romanzo scenico” fatto di gesti e narrazione. Non un semplice adattamento teatrale, ma un esperimento che ha mostrato come il circo potesse farsi racconto civile, e come la scrittura potesse guadagnare spessore fisico nella relazione con il corpo dell’artista. In quel lavoro, già, era chiara la direzione: non intrattenere con numeri spettacolari, ma costruire una drammaturgia capace di intrecciare memoria, storia, poesia.
Da allora, Costantini e Wu Ming 2 non hanno smesso di cercare nuove forme. Ogni progetto è diventato una palestra di linguaggi, un territorio di esplorazione in cui la narrazione si innesta sulle acrobazie, la musica dal vivo incontra la tecnologia, le macchine sceniche si trasformano in dispositivi poetici. È un percorso che ha contribuito a scardinare gli stereotipi più duri a morire del circo – quello fatto solo di numeri di abilità, di meraviglia senza profondità – e che, al contrario, lo ha restituito come arte drammaturgica a tutti gli effetti.
In questa traiettoria si colloca Come i pesci, lavoro ancora in divenire, pensato come tappa di un cammino e non come punto di arrivo. Qui il duo sceglie di raccontare la storia di due ragazzi, Tommy e Zelda, e di farlo attraverso un dispositivo che ribalta la percezione: il “Veroscopio”, attraverso la voce narrante di Wu Ming 2. Uno strumento che non è semplice trovata scenica, ma metafora di uno sguardo selettivo e personale sul mondo. Ogni spettatore diventa così corresponsabile della narrazione, come se fosse chiamato a scegliere il suo punto di vista. È un modo per dire che la memoria, l’assenza, la perdita non sono mai univoche, ma vissute in mille declinazioni diverse.
Se L’uomo Calamita aveva aperto il campo all’epica della memoria e del conflitto, Come i pesci sembra rivolgersi a un’epica più intima e quotidiana, pur restando ancorato a quella tensione politica e poetica che accomuna entrambi i creatori. È l’ennesima dimostrazione che il dialogo tra Costantini e Wu Ming 2 non procede per repliche o ripetizioni, ma per deviazioni, aggiustamenti, nuovi innesti. Ogni volta il linguaggio si reinventa, e lo spettacolo diventa un “prototipo” di ciò che il circo contemporaneo può essere.
Accanto a tutto questo c’è il SIC – Stabile di Innovazione Circense, incubatore e casa naturale di queste sperimentazioni. È lì che il lavoro prende corpo, che le intuizioni diventano pratiche condivise, che il tendone si trasforma in un laboratorio perenne. Non solo luogo di produzione, ma anche comunità che permette a esperimenti come quelli di Costantini e Wu Ming 2 di farsi metodo e progetto culturale.
Non a caso Come i pesci ha visto la sua presentazione nell’ambito di Anomalie Festival 2025, a Largo Mengaroni, nel cuore di Tor Bella Monaca (Roma). Una cornice che conferma il legame di El Grito con i contesti urbani di frontiera, spazi in cui il circo contemporaneo può diventare motore di immaginazione collettiva e di nuove visioni.
Guardando a questa collaborazione pluriennale, si ha l’impressione di un viaggio ancora lungo, fatto di tappe provvisorie più che di arrivi definitivi. Come i pesci è una di queste, un’opera che già mostra la solidità di un metodo e insieme la leggerezza di chi non vuole mai smettere di cercare. In fondo, il senso di questa alleanza artistica è proprio qui: reinventare ogni volta il circo, nuotando controcorrente, lontano dalle acque tranquille degli stereotipi.

“Mi chiamo Veroscopio perché ti mostro come veramente osservi il mondo: la realtà, la vedi così, dalla fessura di una scatola che hai in testa da sempre. Questa scatola ti consente di vedere solo un pezzetto di mondo, ma ti nasconde tutto il resto.”
La recensione dello spettacolo Come i Pesci è presente a questo link
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Anomalie Festival 2025– Festival del Circo Contemporaneo, in copertina Giacomo Costantini, Clio Gaudenzi, Roma, Largo Mengaroni 05 settembre 2025
Foto di ©Grazia Menna