Il docufilm della regista Maria Iovine in concorso nella sezione #FRAMEITALIA del SAFF
Corpo a corpo viene proiettato alla Cineteca Milano Arlecchino il 19 marzo 2024. Al Women’s International Film Festival Sguardi Altrove (SAFF) partecipa in concorso nella sezione #FRAMEITALIA, una finestra sul cinema italiano contemporaneo a regia non soltanto femminile. Si tratta di un docufilm di Maria Iovine, che racconta la storia dell’atleta paralimpica italiana Veronica Yoko Plebani, nella sua preparazione per Tokyo 2020. Il corpo femminile è al centro, in una storia di riassegnazione e rottura dei canoni di bellezza e accettazione sociale, in una narrazione del dolore che ci insegna tanto sulla vita.
Fin dai primi minuti di Corpo a corpo si capisce molto di Veronica Yoko Plebani, che in questo docufilm rappresenta tanto la protagonista di una storia di vita vera, un’atleta paralimpica, quanto un’eroina contemporanea dai canoni filmici tipici. E la narrazione mostra subito una delle caratteristiche distintive di Veronica: le sue cicatrici. Esse rappresentano un simbolo, che di solito vuole essere nascosto, segno di una debolezza, di una diversità, di un corpo non conforme ai canoni di bellezza socialmente accettati. Ma è proprio su quelle cicatrici che non vuole coprire, né con il trucco né con i vestiti, che Yoko costruisce una nuova vita.
Nel 2011 una meningite batterica fulminante colpisce Veronica, a soli 15 anni. Durante un’intervista, quest’ultima cerca di far capire che ovviamente si sarebbe risparmiata tutto quel dolore che l’ha tenuta per mesi appesa tra la vita e la morte, che le ha restituito un corpo segnato. Però è stato proprio quel dolore ad averle dato la forza di iniziare da capo. Un rilancio tanto fisico quanto psicologico che le ha permesso successivamente di vivere emozioni, esperienze e risultati incredibili. Attualmente Yoko fa parte della nazionale paralimpica di Triathlon ed è laureata in scienze politiche, con una tesi sui diritti delle atlete. Ha posato nuda per diversi fotografi ed è stata il volto della copertina di Vogue e altri giornali.
Il docufilm propone uno spaccato completo della vita di Veronica. Non appare soltanto come l’atleta in preparazione per le paralimpiadi, con tutte le difficoltà legate ai duri allenamenti, alle protesi, alle visite mediche e alla pandemia mondiale. È centrale anche la vita di una ragazza che studia all’università, che esce con amiche e amici, che litiga con la mamma perché non le interessa se i pantaloncini corti mostrano le sue cicatrici, lei ha caldo. E non vuole nemmeno mettersi i vestiti indiani dal tessuto sottilissimo. Lei non si pone vincoli, rispetta il suo stile e il corpo che abita.
Non sono solo le prestazioni atletiche o i migliaia di followers a renderla orgogliosa. La cosa più importante per lei è sapere che essere diventata un’icona di sport, bellezza e coraggio può essere concretamente di aiuto ad altre persone in difficoltà. Come quella bimba australiana di otto anni colpita dalla sua stessa malattia che, dopo averla vista, ha trovato il coraggio di tornare a vivere. Questo riempie il cuore di Veronica e, inevitabilmente, di tutta la sala che la ascolta.
In un festival in cui il tema della corporeità femminile è il filo conduttore, Corpo a corpo risulta perfetto, tanto da essere idoneo per concorrere al premio non soltanto di #FrameItalia ma anche della categoria Inclusion&Diversity. Questo perché il docufilm si occupa del corpo di Veronica Yoko Plebani sotto molteplici aspetti e uno di essi è stato confermato dalla stessa regista, Maria Iovine, presente in sala durante la proiezione. Il corpo di Veronica appare su schermo privo di qualsiasi lente. Appare per come è, senza censure o trucco, senza ostentazione o giudizio. Perché così si vede Veronica, così la vede Maria e così la vede il pubblico dopo qualche minuto di proiezione.
Attraverso la storia di Veronica entriamo in un mondo in cui vige la libertà. La corporeità femminile, finalmente, si libera da tutti i vincoli sociali. Il corpo è valido per come è. Entriamo in un mondo in cui non esiste un canone di bellezza unico e così tremendamente costringente, che intrappola i corpi femminili in gabbie. Non esiste il giudizio e nemmeno il concetto di norma. Per settantatre minuti entriamo in un mondo che ci piace tantissimo e vorremmo lo potesse vedere chiunque.
Corpo a corpo, di Maria Iovine, con Veronica Yoko Plebani – l Sguardi Altrove Film Festival