“Come un respiro”: l’ultimo romanzo di Ferzan Özpetek

 di Ilaria Sambucci

Dopo il meritato successo di “Rosso Istanbul” e “Sei la mia vita”quest’anno lo scrittore e regista Ferzan Özpetek conferma la sua grande capacità di coinvolgere il lettore in storie intriganti con il suo terzo romanzo “Come un respiro” edito da Mondadori.

La narrazione si sviluppa su due piani: da un lato la parte epistolare in cui Elsa, una delle due protagoniste, racconta la sua storia, e dall’altro il racconto di Adele, sorella di Elsa, che descrive la stessa vicenda a cinquant’anni di distanza.

“Mi chiamo Elsa Corti, molti anni fa ho abitato in questo appartamento”.

Come ci sentiremmo se un giorno alla porta della nostra abitazione, trovassimo una persona che ha vissuto propri lì prima di noi ed è intenta a rivedere quel luogo che porta nel cuore?

Stupore e curiosità sono le sensazioni che prova Sergio, il giovane avvocato proprietario dell’appartamento al Testaccio, nel vedere questa misteriosa signora fuori la sua porta di casa. Una donna che sconvolgerà l’abitudinario pranzo domenicale di Sergio e della moglie Giovanna, e di due coppie di amici, loro ospiti, che sembrano apparentemente affiatate.

Nella parte epistolare traspare la personalità di Elsa, una signora elegante, sincera e sfacciata. Una donna che pur di allontanarsi da Roma e dalla sorella, con la quale aveva un legame molto forte in passato, si catapulta sull’Orient Express e si stabilisce ad Istanbul, una città affascinante, sensuale, che le permetterà di diventare una donna di grande successo. Da questa magica città invia le sue lettere alla sorella Adele la quale però sceglie di non leggerle e di rispedirle indietro.

Questo è un libro che si legge tutto in un fiato perché il pathos cresce parola dopo parola, la suspense accompagna il lettore fino alla fine del romanzo, quando finalmente il segreto delle due sorelle viene rivelato alle sei coppie di amici.

Il testo è semplice e scorrevole, ha un buon ritmo narrativo ed è ricco di colpi di scena che si alternano tra Roma e Istanbul, passato e presente.

L’autore, fortemente legato a Istanbul, sua città natale, in questo romanzo descrive accuratamente questo magico luogo nel periodo degli anni Settanta: i quartieri di un tempo, i palazzi ottomani e gli antichi hamam. Non manca anche qualche accenno alla tradizione culinaria turca come per esempio il riferimento alla pietanza“Hünkar Beğendi” ovvero la “delizia del sultano” e al caffè turco. Il libro si può definire un thriller psicologico perché, mentre la trama viene svelata pian piano, l’autore pone l’attenzione sull’aspetto caratteriale e psicologico delle sorelle Corti, fornendo un’analisi dettagliata dei loro personaggi.

In conclusione, più che un romanzo, si ha l’impressione di sfogliare una vera e propria sceneggiatura. Giunti alla fine del testo nasce la curiosità di poter assistere ad una sua versione cinematografica. D’altra parte, trattandosi di Ferzan Özpetek, il passaggio dalla carta alla pellicola è quasi naturale.