Un viaggio tra generazioni, storie di donne e racconti sussurrati al buio: Agata Marchi e Davide Lotito firmano uno spettacolo intimo e potente, dove il teatro torna alle sue radici orali.
E se fossero i rapporti più semplici ed autentici a far meglio comprendere noi stessi e l’epoca che ci circonda? Questo quello che traspare dallo spettacolo Comadre/ La Cantadora, scritto e interpretato dall’attrice Agata Marchi e con la musica dal vivo di Davide Lotito andato in scena al Satiro Off lo scorso 16 maggio.

Agata Marchi
Terzo spettacolo della rassegna Familiae-La famiglia non è ciò che pensi di Casa Shakespeare, una rassegna di teatro contemporaneo il cui scopo è quello di sviscerare il concetto stesso di famiglia tradizionalmente intesa; soffermandosi e analizzando quelli che definiamo “rapporti di parentela” con tutte le difficoltà del caso e le svariate e conseguenti declinazioni.
Ed è proprio sull’autenticità di un rapporto unico, come quello tra una nonna e la sua nipotina che si crea il clima dello spettacolo Comadre/La Contadora. Un’atmosfera evocativa e in lenta crescita, all’inizio in una stanza buia, poi illuminata da una lanterna; una lanterna che diviene luna, elemento sempre presente in questo racconto.
Siamo in Emilia Romagna, le protagoniste sono la signora Giorgina Pifferi, che “vien dalla montagna”, la nonna che in dialetto romagnolo racconta storie alla nipote, la sua “Bibì” come l’anziana la chiama affettuosamente.
Centrale è infatti il tema della narrazione, del racconto e dell’ascolto, un viaggio fatto di ricordi e attenzione. Storie di donne, passate e presenti che il rapporto intergenerazionale unico tra una nonna e una nipote può simbolicamente raccontare.
Agata Marchi interpreta sia nonna che nipote. La sua stessa voce e mimica diventano strumenti tramite i quali riesce a passare da una all’altra. Un equilibrio di gesti, espressione mimica e differenziazione vocale e dialettale che non cadono nella caratterizzazione forzata e donano invece autenticità a questa dualità. Una verità che ha fatto vincere all’attrice ed autrice il premio come miglior attrice ex aequo all’edizione Fringe Festival 2024.
“Nonna cosa ti ricordi ancora?” chiede la piccola Bibì alla signora romagnola, un legame fatto di tenerezza e quotidianità. Subito fanno eco i racconti: con il 1945 e la storia di Alba, bambina di undici anni che fa la staffetta per i partigiani, poi si va al 1861 con la storia di Margherita, lei che voleva studiare e invece ha dovuto sposarsi, un destino a cui ha cercato di ribellarsi pagando un caro prezzo.
Poi è il turno dei racconti di Bibì, “ Questo è un tempo che fugge, non c’è tempo di raccontare storie” dice, ma lei una storia la ha: quella della Siria e di tante donne che laggiù vivono il nostro tempo combattendo ogni giorno. Storie di donne quindi, di giovani partigiane, di donne in fuga e alla ricerca di libertà, di donne che lottano e lo fanno oggi, tra la sabbia del deserto.
Le luci di Massimo Giordani fanno un gioco perfettamente funzionale alla messa in scena. L’atmosfera iniziale è buia, unica luce una lanterna, che qui diviene luce lunare, una luce che la Marchi destreggia con padronanza sulle note dei ritmi tribali del didgeridoo. Una luna dai molteplici significati quindi che segue il corpo dell’interprete e con l’interprete diviene unica.
Il sound design e la musica dal vivo di Davide Lotito sono presenti sin dall’inizio del racconto e rendono il contesto pura dimensione spirituale, quasi meditativa. Da un soffio a ricordo del vento, al rumore di sonagli, fino al suono del didgeridoo aborigeno sullo sfondo: tutte vibrazioni che evocano fin da subito la percezione di un rito quasi tribale, un richiamo all’origine del tutto e alla vera essenza, dei legami in questo caso.
Agata Marchi si unisce con l’azione scenica al suono “tribale” di Davide Lolito rendendo una sinergia perfetta e funzionale tra i due artisti, che in questa azione divengono quasi un respiro unico.
La voce dell’attrice si presta con flessibilità alle diverse interpretazioni fino al canto di una ninna nanna emiliana che la nonna intona per la nipote, melodia che fa da rimando alla tribalità che permane per tutta l’atmosfera dello spettacolo.

Agata Marchi
“Amarcord e il canto del mare” racconta la nonna, ricordando e narrando memorie. La narrazione, vera trasmissione del sapere tra i popoli, la stessa essenza da cui il teatro trae origine. Tramite il racconto, il tempo diviene memoria e con essa pura magia.
La magia dello scambio tra una nonna e sua nipote, al “suono dei grilli alla luce della luna”…
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Comadre/La Cantadora. Scritto ed interpretato da Agata Marchi. Con la collaborazione di Edoardo Domenico Pisati e Matteo Miucci. Sound design e musica dal vivo di Davide Lotito; disegno luci e tecnica Massimo Giordani; oggetti scenici Simona Campisi. Con il sostegno della compagnia “Le belle Bandiere” e dello “SpazioMet” – Satiro Off di Verona 16 maggio 2025
Foto e copertina: Piero Tauro