Cirillo e un Don Giovanni senza lode 

In scena fino al 19 gennaio Don Giovanni, l’eterno mito tra grottesco e dramma umano

Arturo Cirillo torna sul palco del Teatro Ivo Chiesa portando con una nuova interpretazione di uno dei più complessi miti della cultura occidentale: Don Giovanni, il seduttore libertino dall’animo maledetto, che dal 1600 ha visto numerosi interpreti e riedizioni.

don giovanni
ph Tommaso Le Pera

La scelta peculiare di questa nuova edizione è di unire tre delle più note traduzioni del Don Juan in una nuova ambiziosa reinterpretazione: il regista infatti esplora il personaggio attraverso la dicotomia tra tragedia e commedia, tra mito e quotidianità, in un tentativo di fondere l’estetica di Molière con la drammaturgia di Da Ponte, e qualche accenno alla musica di Mozart.

Il risultato, non del tutto convincente, è una tragicommedia, che alterna momenti di grottesca comicità alla rappresentazione del dramma umano e dell’assenza di pentimento.

Il personaggio di Don Giovanni che per antonomasia dovrebbe essere dissoluto, donnaiolo, cinico, arrogante, infedele e sfrontato, caratterizzato dallo spirito libertino nel duplice significato della parola, in questa interpretazione fatica a imporsi.

Cirillo propone, difatti, un Don Giovanni che cerca di discostarsi dall’immagine tradizionale del seduttore spavaldo, ma il risultato è un personaggio che appare più svagato e cinico che davvero complesso. La sua interpretazione, per quanto coerente con la visione registica, manca di quella forza magnetica che dovrebbe rendere il protagonista affascinante e al contempo inquietante. 

Accanto a lui, Giacomo Vigentini nel ruolo del servo, di derivazione molieriana, Sganarello fatica a trovare una vera identità scenica, ma la sua performance aiuta a ravvivare la dinamica tra i due personaggi, dando forza allo spettacolo. In scena anche Rosario Giglio, efficace nel rendere tre parti così diverse fra loro come il Commendatore, Quaresima e il padre del protagonista.

Di forte impatto la quota femminile del cast, le attrici, Irene Ciani e Giulia Trippetta che interpretano le donne della vita di Don Giovanni regalano delle interessanti performance.

La regia di Cirillo si distingue per la capacità di bilanciare momenti di leggerezza con riflessioni più profonde sulla natura umana e sul destino oscillando tra farsa e tragedia. Però, la tensione filosofica che dovrebbe attraversare la figura di Don Giovanni si dissolve in una narrazione che sembra accontentarsi di ricalcare le fonti originali, senza aggiungere un forte punto di vista personale.

Di grande impatto visivo è l’imponente scenografia, ideata da Dario Gessati, che si presenta ricca di richiami classicheggianti, con statue marmoree e scalinate che richiamano l’architettura palladiana, arricchito da meccanismi, porte a scomparsa e scale che si muovono e che danno dinamicità alla scena, luci accecanti improvvise. Questo sfondo dai toni classici, unito ai costumi di Gianluca Falaschi, raffinati e dall’estetica curata, non solo conferisce eleganza visiva e sottolinea anche l’universalità e l’atemporalità del mito di Don Giovanni.

Quel che si può certamente dire è che il lodevole tentativo di dare nuova vita a un personaggio come Don Giovanni rappresenta sempre una sfida, che può però anche essere un’occasione per andare oltre le regole e osare, come osava Don Juan stesso. Ma alla fine Don Giovanni, coerentemente, morirà non pentendosi di nulla.

don giovanni
ph Tommaso Le Pera

È interessante anche come questi spettacoli ci guidino verso la riflessione, elemento alla base della natura dell’arte teatrale, su quanto figure ormai mitologiche siano ancora oggi protagonisti di tematiche contemporanee: Don Giovanni non è, infatti, solo relegato nel mondo classico, ma è un sintomo dei nostri tempi. La sua figura, pur nelle sue diverse metamorfosi, continua a interrogarci sulle nostre paure, i nostri desideri e le nostre contraddizioni, rendendolo, a suo modo, ancora tragicamente attuale. La sua storia non è solo la storia di un seduttore, ma uno specchio deformante in cui si riflette la nostra stessa umanità.

Don Giovanni – da Molière, Da Ponte, Mozart, adattamento e regia di Arturo Cirillo, con Arturo Cirillo, e con (in o.a.) Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini, scene di Dario Gessati, costumi di Gianluca Falaschi, luci di Paolo Manti, musiche di Mario Autore, produzione MARCHE TEATRO, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale – Teatro Ivo Chiesa dal 14 al 19 gennaio 2025