Circe: la saggezza della maga custode di storie

Una rivisitazione del mito classico declinata attraverso la voce narrante della maga Circe, non più creatura crudele ma saggia conoscitrice dell’animo umano.

Il palcoscenico si concentra in una piccola struttura circolare, un ovale blu profondo oltre il quale le immagini si succedono evocate dalla voce narrante di Circe, immobile, solenne.

In scena al Teatro India dal 15 al 26 novembre Circe di Luciano Violante e per la regia di Giuseppe di Pasquale, è parte integrante del “Progetto DONNE! Trilogia sulle donne dal mito ai social” con Viola Graziosi.

Così come Clitemnestra e Medea anche la figura di Circe è collocata in questa sede in uno spazio di rivisitazione che attinge all’universo della mitologia greca e ne rilegge la storia, una storia che ha origine da un viaggio di erranza e si trasforma in rotta di scoperta.

Percorsi mari e città, da oriente a occidente seguendo il corso del sole mio padre

La voce di Circe, riempie lo spazio scenico, rievoca il passato lontano in cui la dea giunse sulla terra, sottolinea la volontà di riscatto di fronte a un’epica che forse non glielo ha concesso.

Al Teatro India di Roma Circe di Luciano Violante

Sollevando il velo dalle zone d’ombra da tempo tralasciate nell’immaginario comune, l’intera rappresentazione si afferma come un ribaltamento di prospettiva, un tentativo di dar voce alle periferie della storia, di trovare al suo interno nuove connessioni.

L’isola di Eea, snodo e approdo di storie

Circe non viaggia sola, il suo tragitto la conduce ad incrociarsi con altre donne, con altre vite come lei desiderose di ricercare un proprio senso, un proprio luogo. Nello spazio del racconto, il suo timbro sembra tingersi di ogni terra attraversata, di ogni volto; si fa grave, poi fermo come rievocasse, già solo vocalizzandolo, un percorso di crescente, e più cruda consapevolezza.

La dea conosce è l’umano, la sua irriducibile tensione all’illusione come edulcorante alla sofferenza, l’umano che tesse i propri stessi inganni per sfuggire al peso gravoso della verità, così differente dagli dei e a questi legato da un rapporto di reciproca necessità.

Nel giungere all’isola di Eea, la dea e le donne che l’accompagnano trovano una terra per restare, dove abitare; uno spazio che pur essendo per loro dimora si configura come come luogo di passaggio capace di accogliere coloro che viaggiano, custodirne e tramandarne le storie.

La sofferenza di Giuda Iscariota

Approdano all’isola Medea e Giasone in una barca di giunchi, e ancora Clitemnestra, accompagnata dal giovane Oreste; nell’isola ricercano la propria verità e da questa ripartono percorrendo il proprio destino.

Tra i molti che incontrano Circe affidandole il proprio racconto vi è anche Giuda Iscariota, descritto come uomo sofferente, con gli occhi infossati, privo di dita e di palpebre.

Funzionale all’affermazione di un riscatto, il loro incontro appare ancora una volta come tentativo di ribaltare le verità preesistenti, scavando nelle sfumature di ciò che sempre è stato affermato. Sembra di essere al cospetto di un Giuda diverso, tanto dolorante quanto pieno di rabbia che grida la sua innocenza, affossato dalla consapevolezza di non esser creduto.

Così come la figura di Circe, che da maga crudele si trasforma in dea saggia, conoscitrice della natura umana; anche Giuda ci appare trasfigurato, riletto alla luce di una non consapevolezza mai fino ad allora presunta. E nell’atto di accogliere tra le sue, le mani violate di Giuda, solo Circe sembra comprenderne l’animo, sottraendolo dal peso grave della storia.

Circe al Teatro India di Roma

Le ombre di Odisseo

Apice del ribaltamento storico messo in atto nella scrittura di Luciano Violante, è però quello che si realizza nella vicenda di Odisseo, giunto ad Eea assieme ai propri compagni, Odisseo luminoso osservato dagli occhi di Circe non tanto per il multiforme ingegno ma per la natura delle sue ombre.

Ponderati dagli occhi di Circe, rappresentati come specchi sorretti dalle sue ancelle, i naufraghi sono costretti ad entrare in contatto con gli spazi bui della loro anima, con la materia delle loro intenzioni; la loro metamorfosi in bestie diviene, nella lettura della rappresentazione risultato inevitabile della verità bestiale dell’uomo.

Come loro la storia si trasforma.

Odisseo (Graziano Piazza, partecipazione in video) non è accolto nelle stanze della maga ma da lei riceve il fardello di una saggezza diversa, quello che lo costringe a guardare dentro di sé evitando ogni menzogna.

“Devi fare i conti con i tuoi mostri

Esortato da Circe Odisseo compie un nuovo viaggio, dopo esserle più volte sfuggito, si arrischia ora alla ricerca della verità.

Circe di Luciano Violante, regia e scene Giuseppe Dipasquale con Viola Graziosi – Foto di Luca del Pia – Teatro India dal 15 al 26 novembre 2023