Letteratura, filosofia, simbolismo e tecnica. Un viaggio di formazione attraverso l’estetica surrealista di Yorgos Lanthimos.
Povere Creature! (Poor Things!) è il prodotto della qualità eccellente di tutte le sue parti. Aspetti riconducibili a pensieri filosofici propri dell’esistenzialismo e del femminismo abbracciano l’estetica surrealista tipica della regia di Yorgos Lanthimos. La fotografia, la scenografia e i costumi sono perfetti per accompagnare il pubblico nel viaggio di formazione che compie la protagonista. Un viaggio di autodeterminazione lontano dalle convenzioni sociali, che tuttora imprigionano gli esseri umani in dogmi condizionanti della libertà personale e collettiva.
Un’armonia tra le parti che rende Povere Creature! un ottimo prodotto, che conta 11 nomination agli Oscar 2024. Il film è anche considerato il migliore di Yorgos Lanthimos. Questo perché la pellicola può essere vista come la sintesi tra passato, con le sue iconiche inquadrature, i balli in stile La favorita e la prigionia rappresentata in Dogtooth, e novità che denotano una rinnovata maturità di tecnica e regia in generale.
Nel contesto di una Londra vittoriana, una giovane donna incinta, Victoria, si suicida gettandosi nel Tamigi. Il suo corpo viene ritrovato dallo scienziato e chirurgo Godwin Baxter, che decide di sostituirle il cervello con quello del feto sopravvissuto, dando vita a una nuova persona, Bella. Considerata una sorta di “Creatura alla Frankenstein”, di fatto, la protagonista si ritrova a essere una bambina nel corpo di una donna. La pellicola ruota attorno al suo percorso di crescita e riappropriazione del sé attraverso un viaggio intercontinentale. Il bianco e nero (anche simbolo della vista dei neonati) delle immagini iniziali mentre Bella vive rinchiusa insieme a Baxter diventa un insieme di colori accesi con cui viene rappresentato il mondo che lei scopre strada facendo.
Il film, pregno di simbolismo, effettua diverse riflessioni e critiche ai dogmi sociali. Ciò traspare principalmente dal personaggio dello scienziato e chirurgo Godwin Baxter (interpretazione ottima quella di Willem Dafoe). Somigliante per certi versi anch’egli alla “Creatura” di Frankenstein, il Dr. Baxter sintetizza in una sola figura, una critica alla dicotomia storica per eccellenza: Scienza e Religione. Questo perché, creando Bella, la rende il prodotto di un padre-padrone che porta il diminutivo di God. Il Creatore. Dio.
In tal senso, il pensiero va subito al capolavoro di Peter Weir, The Truman Show. Christ(of) rappresenta l’ideatore del mondo di Truman (true-man), fatto su misura per quest’ultimo, che però lo rende prigioniero sotto il suo controllo. Lo stesso vale per Bella, imprigionata nell’ambiente che Godwin ha ideato per lei. Bella però, proprio come una bambina, è caratterizzata principalmente da innocenza e tanta curiosità. Per questo quando si presenta alla sua porta “la tentazione” (Mark Ruffalo nei panni dell’infido avvocato Duncan Wedderburn), lei cede e si avventura in un vero e proprio viaggio alla scoperta del mondo e soprattutto di se stessa.
Bella asseconda i suoi istinti. Fa ciò che vuole, quando e come preferisce, andando in contrapposizione con quello che successivamente le insegnano essere il “buon costume” della società. Lo fa nel modo più istintivo e innocente possibile, disarmante, come quello dei bambini, riuscendo con una tale semplicità a mostrare quanto di artificiale e limitante ci sia in alcune convenzioni culturali. La performance di Emma Stone è uno degli aspetti qualitativamente migliori del film. L’attrice guadagna la nomination (meritevole di vittoria) agli Oscar 2024, così come Mark Ruffalo, qui senza dubbio alla sua migliore interpretazione della carriera.
Non è semplicemente nel percorso di liberazione di Bella, centrale soprattutto sul piano sessuale (scopre che “può darsi piacere quando vuole” e i “furiosi sobbalzi” sperimentati insieme a diversi uomini), che si può racchiudere il messaggio femminista del film. Il percorso della protagonista è riconducibile maggiormente a un viaggio dell’umanità. Le sue tappe di crescita e maturazione sono rappresentative di consapevolezza e progresso, sia individuale che collettivo. Una straordinarietà nell’essere concessa solo a lei. Questo si dimostra nella differenza con Felicity, lo stesso esperimento creato da Baxter ma che non sembra portare agli stessi risultati.
La lente femminista invece spicca nel riconoscimento di costrutti patriarcali portati a compimento dalle figure di genere maschile che circondano la protagonista, su tutti Wedderburn. Bella esiste per la decisione di un uomo di riportarla in vita dopo che lei stessa, in realtà Victoria, aveva deciso liberamente di non esserci più, inteso in senso heideggeriano.
Bella viene controllata dal suo padrone e data in sposa dallo stesso a chi decide lui. Successivamente, la figura di Wedderburn, colui che inizialmente offre la libertà (sessuale ma anche di scoperta del mondo) alla protagonista, viene resa ridicola da comportamenti che lo dichiarano simbolo di possessione e oppressione verso il genere femminile, proprie del sistema patriarcale.
L’autodeterminazione femminile e il messaggio più forte del film passano infine attraverso Alfred Blessington, ex marito di Victoria. Il Generale Blessington entra in scena sul finale della storia, quando Bella decide di stare con lui per compiere l’ultimo passo di consapevolezza: conoscere la sua vita precedente. Scoprendolo un uomo tirannico e violento, nonché la causa del suicidio di Victoria, riesce a scappare definitivamente. Proprio sul finale quindi, Bella afferma con coraggio e determinazione la sua libertà.
La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Alasdair Gray, risalente all’inizio degli anni ‘90. I riferimenti a Frankenstein di Mary Shelley sono immediati in questa narrazione gotica incentrata su oppressione, povertà e soprattutto socialismo. Se il romanzo, attraverso la protagonista, si concentra su una riscoperta collettiva, più che individuale, Yorgos Lanthimos dà invece un’impronta maggiormente liberale alla storia.
Se il dottor Frankenstein creò “la Creatura”, rappresentazione della paura dello sviluppo tecnologico dell’epoca, questa volta, le povere creature in questione sono gli esseri umani. Siamo noi, incapaci di liberarci di tutta una serie di sovrastrutture, gabbie sociali in cui noi stessi ci siamo rinchiusi.
Allo stesso tempo però, il percorso di emancipazione di Bella, soprattutto attraverso il piacere sessuale, che il film rende centrale, porta all’estetizzazione di un femminismo liberal che si allontana dalle istanze socialiste del romanzo, andando a diminuire così la funzione politica di motore per un effettivo cambiamento.
Povere Creature! (Poor Things!) è prodotto dalla Searchlight Pictures. Regia: Yorgos Lanthimos – Sceneggiatura: Tony McNamara – Con Emma Stone, Willem Dafoe, Ramy Youssef, Margaret Qualley e Mark Ruffalo. Dal 25 gennaio al cinema.