“Chi ruba un piede è fortunato in amore” al Teatro Belli: la recensione

 di Miriam Bocchino

 

“Chi ruba un piede è fortunato in amore”, commedia di Dario Fo del 1961, è in streaming al Teatro Belli fino al 21 febbraio 2021.

Due gli interpreti principali dell’opera teatrale, Antonio Salines e Francesca Bianco, rispettivamente Apollo e Dafne.

La commedia, con la regia di Carlo Emilio Lerici, ambientata in Italia negli anni sessanta, in piena speculazione edilizia, trae la sua origine da un piede, quello del dio Mercurio (notoriamente protettore dei mercanti e dei ladri), sottratto da un museo da due rapinatori, Apollo e il suo amico (Giuseppe Cattani), per mettere in atto una truffa ai danni di un costruttore edile, Attilio (Germano Rubbi).

L’uomo sta edificando un complesso edilizio che frutterà moltissimi soldi ma la scoperta del piede, messo appositamente sul terreno dai due ladri, potrebbe condurre alla sospensione dei lavori e all’intervento degli archeologi che, infatti, sopraggiungono tempestivamente.  Gli esperti, tuttavia, sono gli stessi rapinatori che, sotto mentite vesti, riescono a ottenere, alla presenza dell’amico di Attilio, Aldo (Fabrizio Bordignon), in cambio del silenzio, una tangente per non interrompere la costruzione.

La vicenda si ingarbuglia, tuttavia, quando Apollo incontra Dafne, moglie di Attilio, e accetta di aiutarla nel mentire al marito. Dafne, infatti, ha subito un intervento al naso a seguito di un incontro avuto con uno dei suoi amanti e ora vuole che Attilio, di professione tassista, dica al coniuge che l’infortunio è avvenuto quando era bordo del suo taxi.

Come molte delle opere di Dario Fo “Chi ruba un piede è fortunato in amore” segue i dettami dell’ironia e del sarcasmo e in maniera scanzonata mette in scena la dubbia moralità degli esseri umani: Attilio, ad esempio, conosce gli amanti della moglie, Aldo e Michele, due suoi amici a cui lui è ben lieto di “concedere” la donna, ma non accetta, al contrario, che Dafne possa tradirlo con un uomo di cui non è conoscenza.

Aldo, d’altronde, pur essendo l’amante di Dafne, è un uomo geloso, molto più del marito, spingendo la donna a sentire in modo preponderante il bisogno di dare spiegazioni convincenti all’uomo, soprattutto quando, scoprendo di soffrire di un enfisema polmonare, è costretta ad attaccarsi letteralmente ad Apollo per sopravvivere.

Dafne, d’altro canto, pur cercando di omettere le cause dell’incidente al naso, è una donna che non nasconde la sua promiscuità, anzi sembra farne, a tratti, motivi di vanto.

Tra tutti il più ingenuo appare il ladro/tassista Apollo, un uomo che segando il piede di Mercurio, si convince che il mito di Dafne, ninfa tramutata in albero dal padre, possa attuarsi nella realtà.

Le luci tenui illuminano l’abitazione di Attilio e Dafne, luogo in cui Apollo diviene uno degli inquilini per costrizione e volontà.

L’obbligo è dato dal medico (Roberto Tesconi) della donna, un uomo eccentrico e dai modi dubbi, la scelta, al contrario, è scaturita dal desiderio dell’uomo per Dafne.  

La commedia riesce a risultare credibile, soprattutto, grazie alle interpretazioni di Antonio Salines e Francesca Bianco, mentre gli altri componenti del cast non riescono a imprimere la loro presenza sul palcoscenico in modo totalizzante, specialmente quando il ritmo della narrazione si fa più serrato.