Checco Zalone, sessista o genio della satira? Amore+Iva risponde.

Luca Pasquale Medici in arte Checco Zalone spacca da sempre l’opinione pubblica in due correnti di pensiero contrapposte. C’è chi lo definisce un comico demenziale che nasconde nemmeno troppo velatamente idee sessiste, omofobe e xenofobe, e chi invece legge nei suoi prodotti una potenza satirica su vasta scala con pochi precedenti nel panorama culturale italiano. Quel che è certo è che i numeri del fenomeno Zalone parlano chiaro: tutti sono curiosi di qualsiasi cosa faccia.

Checco Zalone

Il suo ultimo spettacolo teatrale, Amore+Iva, andato in scena all’Arena di Verona, ha registrato uno scontato sold out. Ma non finisce qui. Dopo esser sbarcato su Netflix, promotore assoluto della black comedy con punta di diamante Ricky Gervais, lo spettacolo di Checco Zalone è finito subito in cima alle classifiche settimanali e mensili della N scarlatta.

La domanda che da sempre gravita intorno a lui, e che di fatto lo rende il Re Mida della comicità italiana, è sempre la stessa: ma quanto c’è del suo pensiero in quello che dice al cinema o sul palco?

Lo storico dilemma della satira, specie di quella nera, è proprio questo. E in quanto storico, la cosa su cui ci si può basare di più per formarsi un’idea sull’autore in questione sono gli esempi del passato e la storia particolare del singolo artista. La satira si muove come il punk nella musica o l’anarchia in politica. Rompe da dentro il sistema, ridicolizzando, caricaturando i suoi protagonisti.

In tal senso c’è una soluzione di continuità con il ragioniere più famoso d’Italia. Un Paolo Villaggio di cui si era sottovalutata la potenza satirica. Quello che Fantozzi incarnava nel ’75 era la degenerazione apocalittica della condizione dell’italiano medio alienato dal lavoro d’ufficio. Sfruttato, represso, calpestato, odiato e molto altro ancora, come cantava Rino Gaetano di suo fratello figlio unico. Stesso asset satirico, solo un anno più tardi. Fantozzi riversa tutte le sue frustrazioni verso la remissiva moglie e la proverbiale figlia, nel solo luogo in cui lo status quo ne legittima il comando: a casa.

Sono messaggi di denuncia sociale non troppo diversi dal “tu non sei un cavallo, sei un cittadino democratico” di Gian Maria Volonté. Se il contenuto poteva esser simile, il contenitore era opposto. Comicità semplice, scaduta molto spesso nel demenziale, che ha ghettizzato Fantozzi alla risata sguaiata fine a se stessa.

Se è vero dunque che la storia si ripete ciclicamente, Checco Zalone ha molti aspetti comuni con la sorte toccata a Fantozzi. Film nazional-popolari che toccano temi più italiani che mai, come il divario economico-sociale tra Nord e Sud, la subordinazione femminile, il mito del posto-fisso, il razzismo dominante etc. etc.

Paolo Villaggio alias ill Ragionier Ugo Fantozzi

Il contenitore scelto per veicolare messaggi è la satira caricaturale molto spinta che mira dritta alla pancia del paese. Quel che si percepisce da Amore+Iva, così come dai suoi film campioni d’incassi, è che lui va dritto per la sua strada. Chi vuole capire, capisca. E intanto i biglietti li comprano tutti, indipendentemente da sesso, genere, religione ed etnia. Dal ricco al povero, dal giovane al vecchio, dall’analfabeta funzionale al laureato in filosofia, dall’elettore di destra a quello di sinistra. Vedere per credere.

Amore + iva – Con:Checco Zalone e Alice Grasso – Netflix dal 1 gennaio 2024

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