C’era una volta il Festival o forse alla ricerca della Festa perduta?

Tra perplessità e qualche critica, chiude la XIX edizione della Festa del Cinema di Roma che ha consacrato Elio Germano miglior attore della kermesse romana.

La 19° edizione della Festa del Cinema di Roma, quella della “Carica dei 100 film”, quella che ha fatto sfilare fra film, red carpet e master class, star come Francis Ford Coppola, Johnny Depp (deludente il Modì da lui prodotto con Al Pacino e diretto e interpretato da un’improbabile Riccardo Scamarcio nel ruolo di Modigliani), Fanny ArdantRalph Fiennes, fino a Viggo Mortensensen in versione regista, ospiti della sezione “Alice nella città.  La Festa che il Presidente della Fondazione Salvatore Nastasi, ha dichiarato di «non avere nulla a che vedere con gli altri Festival», si chiude con un annuncio importante dello stesso Nastasi; anzi due!

La prima notizia è che la Festa di Roma è regolarmente iscritta alla Fiapf (La Federazione internazionale delle associazioni di produzione cinematografica), dove sono iscritti e autorizzati a procedere i Festival come Venezia, Cannes, Berlino, Toronto etc. e molti si sono chiesti come mai quella di Roma continua a definirsi Festa (non competitiva?).  E de la memoria non mi inganna molto probabilmente per meri accordi politici forse per non andare troppo in sovrapposizione a Venezia. 

La seconda notizia è stata quella che il Presidente Nastasi sta ragionando su uno scorporamento proprio della sezione indipendente di Alice nella città dalla Festa del Cinema (sezione curata con successo da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli), che non hanno preso bene la notizia dichiarando a loro volta: «Di essere stupiti delle modalità scelte per esprimere quella che è stata definita una personale riflessione».

A questo punto in attesa di capire cosa succederà in futuro, veniamo al palmares della Festa che oggi si chiude con un’altra serie televisiva; l’anteprima di Vita da Carlo 3, disponibile dal 16 novembre su Paramount, dove Verdone vestirà i panni del direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo affiancato da Eva Stokholma che ha tenuto subito a precisare: «Io non lo saprei fare, non fa per me. Non lo farei mai».

Venendo ai premi di questa “Festa in Festival”, miglior opera prima quella del regista cinese Huo Xin dal titolo Bound in heaven vincitore del Gran Premio della Giuria, presieduta dal regista e sceneggiatore argentino Pablo Trapero, che ha visto tra i giurati anche l’affascinante Laetizia Casta. Il film è l’analisi coraggiosa e provocatoria attraverso una difficile storia d’amore sul grave problema degli abusi e delle violenze sulle donne in Cina. Ex aequo Ciao bambino di Edgardo Pistone, un film che esplora temi come l’amore, la lealtà familiare e il peso delle responsabilità.

Il Gran Premio speciale della Giuria e quello del pubblico sono stati attribuiti al bel film dell’israeliano Eran Riklis Leggere Lolita a Teheran che ha dichiarato: «Noi siamo qui per lottare, per respingere la violenza, l’odio, i pregiudizi. Non ce la facciamo più. Vogliamo respingere ogni tipo di oppressione ovunque, in qualunque momento e siamo qui uniti».

Premio per la migliore attrice (dedicato a Monica Vitti) è andato alla spagnola Angela Molina per il film Polvo serán di Carlos Marqués-Marcet, la coraggiosa vita in musical di una ballerina condannata da un male incurabile. Premio per il migliore attore (Premio Vittorio Gassman) è andato come previsto al bravissimo Elio Germano protagonista di Berlinguer- La grande ambizione di Andrea Segre.

Questo in sintesi il palmares al quale si aggiungono anche alcune considerazioni da parte di chi scrive: Sin dall’inizio di questo Festival diventata Festa (in attesa di ritornare alle orgini), credo di non sbagliare se condivido  il pensiero  di molti critici su questa Festa di Roma, diventata a tutti gli effetti più  una vetrina (alla costante ricerca di un’affermazione sia dal punto di vista della visibilità che del mercato), che funziona a mio avviso più  “in casa” che all’estero, tranne per alcuni film come gli ottimi  film di Segre e di Riklis o il divertente The trainer  di Tony Kaye,  spassosa cronaca della vita  di un inventore di un cappello per dimagrire a Los Angeles o la storia interessante delle due amanti tossiche nel bel film d’esordio come regista di Sara Petraglia,  L’albero oppure Hey Joe di Claudio Giovannesi con l’italo americano James Franco ma anche  il divertente US Palmese dei Manetti Bros senza candidarlo all’Oscar ma forse a qualche David si e i vari Anora di Sean Baker o Emilia Perez di Jacques Audiard ed altri già visti in vari Festival dei quali ne abbiamo  già  scritto abbastanza. Adesso la domanda sorge spontanea (avrebbe sentenziato Antonio Lubrano): Quella di Roma resterà una bella Festa alla ricerca anche di un mercato (senza Alice), oppure tornerà a tutti gli effetti a essere un Festival internazionale come Venezia?

Foto di copertina: Elio Germano @foto web

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