Il successo al box office del film d’esordio “Non ci resta che il crimine” e del sequel “Ritorno al crimine“, uscito su Sky in piena pandemia ma altrettanto calamita di consensi, ha permesso di aggiungere alla saga di Massimiliano Bruno un altro tassello fondamentale con il film “C’era una volta il crimine“, nelle sale italiane dal 10 marzo. Gli improbabili criminali Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), Moreno (Marco Giallini), Gianfranco (Massimiliano Bruno) e Lorella (Giulia Bevilacqua) riuniscono la banda per tornare indietro nel tempo fino al 1943, nel tentativo di rubare la Gioconda in mano ai nazisti.
La cricca, orfana di Sebastiano (Alessandro Gassmann) e soprattutto di Renatino (Edoardo Leo), unitosi alla banda ma tornato per necessità nel 1982, ha un disperato bisogno di un esperto in materia storica come il professor Claudio Ranieri (Giampaolo Morelli) per potersi addentrare con consapevolezza nelle maglie dell’intricata storia della seconda guerra mondiale. Nel loro percorso incontreranno Adele (Carolina Crescentini), unitasi alla banda per motivi alieni dal furto del quadro, e la sua bambina Monica; si riveleranno rispettivamente la nonna e mamma di Moreno, in una spassosa e talvolta commovente inversione cronologica di parentela, espediente che vedremo anche in Lorella e sua madre Sabrina (Ilenia Pastorelli).
Tra le incredibili disavventure comiche spiccano le prigionie dei protagonisti al cospetto di personaggi di spicco della Grande Storia come Sandro Pertini, Benito Mussolini e Vittorio Emanuele III, che costringono la banda ad un voltagabbanismo continuo, fin quando il finale mostrerà la vera essenza dei personaggi, mostrando le loro identità in funzione di una libertà tanto auspicata. I colpi di scena finali non mancheranno, tanto da regalare al pubblico in sala un surreale, ucronico ed esilarante scontro tra mondi inconciliabili.
Massimiliano Bruno, autore, regista ed interprete del film, dimostra un’accurata scelta dei modelli a tema archetipico del viaggio nel tempo da cui attingere, in aggiunta all’influenza dei maestri della commedia all’italiana, in una sintesi del tutto originale e divertente, entrambi marchi di fabbrica dei suoi film. L’obiettivo del regista, come lui stesso ha ammesso in conferenza stampa, consiste nell’assidua ricerca di creare un prodotto che possa essere fruibile con leggerezza ma che al tempo stesso faccia riflettere su tematiche quanto mai attuali come la ciclicità della storia e l’orrore delle guerre nelle specifico. C’era una volta il crimine è una commedia intelligente dalla preponderante romanità, con un cast stellare già consolidato che raggiunge la sua completezza con l’aggiunta di due elementi come Carolina Crescentini e Giampaolo Morelli, quest’ultimo in piena sintonia in una sorta di duo comico con Giallini, ormai una certezza nel panorama della comicità italiana.
Questo terzo capitolo certifica inoltre la svolta emotiva di alcuni personaggi, su tutti quello interpretato da un Tognazzi in versione Capannelle ne I Soliti Ignoti, calamita di scappellotti di scherno, che portano a compimento un percorso psicologico dagli albori “sordiani, vigliacchi” – come li definisce Massimiliano Bruno – alla presa di coscienza di poter diventare eroi coraggiosi in nome della libertà e della solidarietà. Alle soglie del ritorno al cinema, si può, a ragion veduta, azzardare alla composizione di una “Trilogia del crimine“, riportando alla memoria quelle trilogie alla Leone, il cui omaggio è inoltre evidente nel titolo del film. Una menzione speciale va attribuita al direttore della fotografia Marco Pieroni e alle musiche di Maurizio Filardo, quest’ultimo capace di conferire quel ritmo da Armata Brancaleone alle musiche dei titoli di testo, riecheggiando, in forma di note, l’atmosfera goliardica del film di Monicelli.
C’era una volta il crimine è stato prodotto da Fulvio e Federica Lucisano in collaborazione con RAI Cinema, distribuito da 01 Distribution con un’ingente quantità di copie (ben 500) a sottolineare le grandi aspettative attorno al film in uscita in tutte le sale dal 10 marzo.