Fu sul set del film Uccellacci e uccellini, grazie ai rapporti di lavoro con il produttore Alfredo Bini che conobbi da vicino due straordinari protagonisti del cinema e della cultura italiana: Totò già popolarissimo in quella rivista teatrale anni cinquanta prima e del nuovo cinema del dopoguerra poi e Pier Paolo Pasolini, l’immenso poeta ribelle nell’Italia del boom economico, l’oggetto del desiderio espressivo conteso, amato, idolatrato, contestato, invidiato, perfino temuto per la sua dichiarata omosessualità’. L’universo letterario di quell’Italia in cerca di cambiamenti che lo ammirava come la scrittrice e giornalista Oriana Fallaci, che con lui condivise idee e viaggi anche nella New York di Andy Wahrol e famosi scrittori ai vertici di salotti letterari come Leonida Repaci, Guido Piovene o come Alberto Moravia.
Uccellacci e Uccellini passò alla storia per vari motivi; intanto, non si sa ancora se per Bini o Pasolini, fu il primo film surrealista che sdoganò il grande principe De Curtis assai lontano, fatta eccezione forse per capolavori come Guardia e Ladri e Miseria e nobiltà, da quei cliché pur entrati nella storia del cinema Italiano del dopoguerra che lo fecero ricco. Secondo, perché il produttore di quel film era e resta il più’ acculturato di quel cinema che conquistava fama e mercati: Alfredo Bini sportivo come Pasolini, fisico da atleta, laureato in legge, marito della bellissima Rosanna Schiaffino, produttore di film di grande successo e qualità, impegnato come Pasolini anche politicamente per un cinema libero e indipendente. Fra Pasolini e Bini durante e dopo le riprese di quel film non mancavano certo i disaccordi scoppiati a causa di caratteri identici e non certo portati ad aggiustamenti retorici, sfociati si diceva allora, in una violenta scazzottata fra i due chiusi di notte a discutere su eventuali tagli del film negli uffici di Bini nella centralissima via Veneto.
Il Club letterario che accoglieva Pasolini in una sorta di esclusivo cenacolo non sempre d’accordo con i suoi film era composto da nomi prestigiosi: da Enzo Siciliano a Elsa Morante (quest’ultima in perenne contrasto dopo la critica di Pasolini che stroncava il suo romanzo feticcio La Storia), Bertolucci con il quale agli inizi del suo avvento nella Capitale, Pasolini divise un piccolo appartamento in via Trionfale fino allo stesso Moravia, Malerba, Volponi, Gadda. Così per rimanere, ricordando il cinema di Pasolini sui titoli di una nutrita lista di film che proprio in questi giorni a poche settimane dalla notte degli Oscar, l’Accademy ad Hollywood ricorda con le proiezioni di alcune sue pellicole restaurate. Se Uccellacci e Uccellini fu la “fiaba metaforica con Totò’ e Ninetto Davoli (l’attore feticcio di Accattone),proiettati sui sentieri del dopo storia, la filmografia pasoliniana è scandita da un lungo percorso fra contestazioni e scandali di titoli dal neorealismo appunto di Accattone fino a Porno-Teo-Kolossal, rimasto purtroppo solo un progetto a causa della morte improvvisa del regista avvenuta sul litorale di Osta il 2 novembre del 1975 film dove Eduardo De Flippo e Ninetto Davoli dovevano seguire la cometa dell’ideologia. Titoli e storie indelebili come Mamma Roma con una grandissima Anna Magnani, Il Vangelo secondo Matteo girato fra i sassi di quella Matera assai lontana da essere capitale della cultura, e poi ancora Edipo Re, Teorema, Porcile, Medea, Il Decamerone, I racconti di Canterbury, Il Fiore delle Mille e una notte fino a quel Salò o le 120 giornate di Sodoma realizzato tra contestazioni e censure , per raccontare come scrive Alberto Anile «la mostruosità’ di un potere che usa i corpi a proprio piacimento».
«Caro Pierpaolo», comincia così la lettera pubblicata dal Corriere della Sera, che apre il libro scritto da Dacia Maraini in occasione dei cento anni dalla nascita dell’intellettuale bolognese avvenuta il 5 marzo del 1922. «Stanotte ti ho sognato, avevi il solito sorriso dolce è mi dicevi, sono qua.»
Tanti i tributi per ricordare Pasolini, anche una rassegna delle colonne sonore dei suoi film ed una mostra delle sue attrici da Laura Betti a Silvana Mangano fino a Maria Callas con loro amici e registi come Orson Wells, Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Federico Fellini. «Oggi a distanza di mezzo secolo e a cento dalla nascita, le sue pellicole, i suoi documentari, appaiono enigmatici, ideologici, sconcertanti a tratti repulsivi e scandalosi, però sempre sorprendenti e non datati, fuori dal tempo», chiosa Anile, e più che mai a nostro avviso, in una attualità, avvilita e perduta da guerre e pandemie “ancora vivono, pulsanti e indimenticabili.