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C’è nel campo un uomo vivo? Il sogno spezzato di un amore irrisolto

Al Festival InDivenire Arianna Ilari e Xhulio Petushi presentano una storia di relazione, attuale e inquietante. Tra sogno e follia, uno sguardo di riflessione.

Siamo all’ultima serata del Festival InDivenire, ospitato allo Spazio Diamante dal 28 aprile. Un festival del Teatro Off che apre spazi a studi drammaturgici in formazione, dando voce a giovani artisti desiderosi di sperimentarsi e crescere professionalmente. Un teatro come luogo d’incontro, dialogo, apertura a temi antichi quanto attuali, capaci di innescare nello spettatore emozioni diverse e riflessioni profonde sul vivere quotidiano e sulle complesse relazioni che tutti affrontiamo. Il teatro è infatti uno strumento pedagogico potente, che aiuta a leggersi dentro e a comprendere il mondo, offrendo spunti e strumenti per immaginare nuove possibilità.
Lo spettacolo C’è nel campo un uomo vivo? non fornisce risposte, ma apre domande affinché ciascuno trovi le proprie.

La scena, già visibile al pubblico durante l’ingresso in sala, presenta una poltrona con una specie lungo fagotto nero coperto di fiori: un cadavere. A terra, fogli sparsi, un quaderno, delle stoffe, pochi oggetti. Entra un uomo che, lentamente, si avvicina alla poltrona e apre con delicatezza la cerniera dell’involucro nero: ne estrae il corpo morto della moglie. Lo bacia, lo trascina, lo stringe al petto, sperando forse di restituirle vita. Poi la poggia per terra e si siede piangendo. Il silenzio e la lentezza della scena comunicano un dolore denso di impotenza.
A quel punto la donna – Arianna Ilari – prende vita e interagisce col marito – Xhulio Petushi. Tutto si muove come in un sogno o in un ricordo: la lentezza delle azioni crea un’atmosfera ovattata, quasi fumosa. Non ci sono cambi scenografici, ma sono gli attori stessi, con i loro spostamenti nello spazio, a delineare i passaggi temporali.
L’incontro, il matrimonio, le incomprensioni, le parole che feriscono. Due anime sole che si cercano per reggersi a vicenda, forse isolate dalla società, incapaci di trovare senso se non attraverso l’altro.

Il racconto si ispira a La Mite di Dostoevskij. È un viaggio all’interno dell’animo di un uomo alla ricerca di un senso, di un perché, dopo il suicidio della moglie. Un tema lontano e attualissimo. Le relazioni sentimentali non sono mai facili, ma oggi abbiamo strumenti per ricostruirci come persone libere, non dipendenti. Le vere relazioni – amicali o amorose – nascono dopo aver conquistato un’identità personale e la libertà di scegliere. Ma per farlo è necessario lavorare su di sé.

I due attori, con la loro interpretazione sincera e partecipata, ci accompagnano dentro questo tema delicato e forte allo stesso tempo. La drammaturgia è ancora in costruzione, ma già si intravede uno spettacolo completo, capace di restituire emozioni intense e riflessioni profonde.

Sarà interessante vedere come evolverà il rapporto tra parola e gesto, e se la lentezza volutamente onirica riuscirà a mantenere ritmo e tensione per tutta la durata dello spettacolo. In questa prima fase, i ritmi rallentati si rivelano coerenti con l’atmosfera sospesa del sogno e con la riflessione interiore che il testo propone. La musica, presente nella seconda parte, accompagna con delicatezza il dolore e il dramma, con tonalità malinconiche che sostengono l’emozione senza mai sovrastarla. I costumi, sobri e senza tempo, raccontano la storia con una semplicità che lascia spazio all’universalità del tema, mentre le luci, calde e discrete, contribuiscono a creare un clima intimo. Si intravede in questo primo studio una direzione chiara, sentita, che potrà trovare maggiore compiutezza nella costruzione di un ritmo drammaturgico più definito e nella rifinitura di alcuni dettagli scenici. Un progetto promettente, capace di restituire al pubblico domande profonde e necessarie.

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C’è nel campo un uomo vivo? – regia e cast di Arianna Ilari e Xhulio Petushi – Teatro Spazio Diamante – Festival InDivenire 09/05/2025

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