La duplice realtà di essere “Cattivi”

Tra teatro, letteratura, cinema, i “Cattivi” di Gennaro Duccilli prendono vita sul palco del Teatro Vittoria in un viaggio in costante bilico tra bene e male.

Spesso, da spettatori, ci sediamo su quelle poltrone rosse carichi di grandi e numerose aspettative. Tuttavia, ciò che rende realmente il teatro un’esperienza totalizzante è proprio la capacità di abbandonarsi al flusso delle emozioni, cercando di coglierne l’essenza.  Essere un foglio bianco, pronto a essere “macchiato” esclusivamente dall’arte attoriale. Ed è proprio questo, che accade se si sceglie di partecipare e diventare testimoni dell’onirico viaggio di un attore (Gennaro Duccilli) – nella vita come in scena – in preda alla follia negli ultimi istanti della sua vita. Un viaggio che esplora e rivela gli anfratti più oscuri e remoti dell’essere umano.

©Luca Stoppoloni

Al centro della scena, inserito in un impianto scenografico curato con sapiente raffinatezza da Sergio Gotti, un jukebox diffonde le melodie di un male che lentamente riaffiora: ed è lì, su quel palcoscenico dove il presente, il passato e il futuro coesistono seduti l’uno sulle esili gambe dell’altro, che– come in un flusso di coscienza – prende vita un percorso di trasfigurazione e sublimazione. Attraverso un progressivo gioco di sdoppiamenti performativi, le maschere si fanno veicolo e riflesso delle paure, dei pensieri e desideri più oscuri. Quelle di un attore. Di un “cattivo”. Di un uomo.

Così, ripercorrendo le più disparate declinazioni teatrali e letterarie (come anche cinematografiche) del male attraverso le maschere vivificate e vivificanti di celebri cattivi (da Iago a Riccardo III; da Erode a Dr. Jekyll/Mr Hyde; da Wile E. Coyote ad Alex di “Arancia Meccanica”; da Caligola ad Achab e molti altri ancora) percorriamo insieme al nostro attore l’intenso climax di un gioco tensivo tra palco e realtà; tra vita e morte; tra bene e male. Poli opposti, questi, ma profondamente complementari; intimamente connessi da un laccio che dipanato, altrimenti, condurrebbe al collasso.

Un viaggio, quello dell’uomo-attore, che si snoda in un gioco di riflessi e rispecchiamenti sotto la fulgida presenza del suo Daimon (Eleonora Mancini). Questo, spirito guida e chiave interpretativa per decifrare il “Codice dell’anima”; una forza misteriosa che – ispirandosi alla teoria hillmaniana su cui si basa la pièce – custodisce e preserva il destino unico e irripetibile di ciascun individuo.

Come una matrioska, il Daimon sfodera i più disparati volti dell’essere umano, emergendo non solo come entità simbolica; ma anche come quel fil rouge che intreccia il percorso di trasfigurazione e scoperta. È attraverso di lui/lei che si rivelano le verità più profonde e nascoste dell’essere.

E come Enea ebbe il suo buon Virgilio, anche il nostro attore non può che avere il suo Suggeritore (Giordano Luci). Non di certo un semplice ausilio tecnico; ma un compagno di viaggio, un alter ego che lo affianca soprattutto nei momenti di transizione tra una maschera e l’altra; tra un presumibile delirio e momenti di lucidità. Come un sibilo che si insinua nelle pieghe dell’anima, il Suggeritore alimenta la sua parte oscura, accentuando così il conflitto interiore e guidandolo verso la scoperta dei suoi lati più inquietanti e profondi.

©Luca Stoppoloni

In un’atmosfera impattante e disorientante, pertanto, lo spettatore si trova avvolto in un vortice dal quale non riesce ad uscire, senza il tempo di metabolizzare ciò che sta vivendo. Merito delle straordinarie doti trasformiste degli attori, che trasportano il pubblico in un’esperienza senza tregua. A completare il quadro, un impianto scenografico e illuminotecnico che dialoga armoniosamente con l’intero impianto drammaturgico, creando una sapiente e raffinata operazione teatrale e artistica meritevole di grande successo.

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Cattivi di e con, Gennaro Duccilli. Regia, Adam Reith. Con, Eleonora Mancini e Giordano Luci. Scene, Sergio Gotti. Costumi, Martina Aloise. Light design, Antonio Accardo. Sound design, Giulio Duccilli. Produzione, Attori & Tecnici. Teatro Vittoria, dal 19 al 24 novembre.

Immagine di copertina: ©Virginio Favale