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Cassandra si rispecchia nell’oggi a Troina

Il primo degli “Assoli”, sezione speciale del Mythos Festival dedicata alla nuova drammaturgia under 35, è un monologo denso, giocato sui contrasti nei toni e i rimandi all’attualità

In scena il 29 e 30 luglio, ad aprire la sezione Assoli del Mythos Troina Festival è stata La guerra svelata di Cassandra, Aletheia. Nonostante il titolo, non è l’Aletheia, cioè la verità, il fulcro principale di questa rappresentazione, piuttosto lo è il suo contrario: la bugia. Sì perchè l’opera realizzata da Alessio Pizzech, con il testo di Salvatore Ventura e l’interpretazione di Gaia Aprea, vuole dirci una cosa ben precisa. Dietro tutte le guerre si nasconde una bugia. O forse è proprio dietro ogni illusione che l’essere umano vive, a nascondersi il germe della menzogna.

“E adesso vorrete che io vi racconti la mia storia” domanda in modo retorico questa donna sfibrata da una vita di lotte impossibili. La narrazione prende corpo in un’altalena emotiva incessante. Dalle urla al sussurrato, la vita della profetessa di sventura è cosparsa di ferite, speranze e vane illusioni; figlia di un popolo che alcuni uomini hanno deciso di annientare per il puro possesso di una donna, Elena, il potere maschile ha segnato indelebilmente anche Cassandra, che nel suo viaggio tra i ricordi di un passato lacerante allude ad abusi subiti a soli dieci anni di età. La sua prima preghiera, quella di impedire che quell’orrore imminente accadesse. Ma nemmeno il cielo volle ascoltarla.

Altri uomini avrebbero deciso per lei pure durante la guerra di Troia, fino all’inevitabile precipitare degli eventi, che lei già conosceva benissimo, come sempre d’altronde. Il rapimento da parte di Agamennone e la tragica fine di entrambi nella reggia di Argo, nemici uniti dallo stesso destino. Forse solo Enea avrebbe potuto cambiarle la vita, se Cassandra avesse scelto di seguirlo. Ma qualcosa l’ha fermata. Il senso di colpa per non aver impedito il conflitto? La volontà di proteggere il Pius, destinato a cambiare la storia? O forse l’illusione di poter decidere da sola, senza l’ennesimo uomo che le dica cosa fare? Probabilmente tutte e tre le cose.

Tanto la scena quanto lo sviluppo drammaturgico sono segnati dai contrasti. La tavolozza espressiva di Aprea è ricchissima, forse fin troppo per un copione così breve (meno di un’ora): nel coinvolgimento serrato di battute e musica, a tratti si avverte il bisogno di riemergere per un attimo per prendere aria. In una scena dominata dall’essenzialità appaiono: un tavolino apparecchiato in modo frugale, con il necessario per un pasto solitario, sul lato sinistro; una bara sormontata da una composizione di fiori rossi su quello destro; un grande drappo steso a mo’ di triangolo al centro. Tutto, però, con un elemento in comune: il colore bianco. Il racconto di Cassandra si dipanerà in quest’ordine, come ad indicare la parabola della vita, a cui è impossibile sfuggire. Vivere, di una vita grama e inerte, prendendo due sole cucchiaiate da un lauto pasto. Sullo schermo, passano le immagini di città mediorientali in rovina, sbranate dalla guerra. A poco serve il telecomando, quando davanti agli occhi si susseguono solo le prove della distruzione. Allora si scandaglia il passato, si iniziano a tirare fuori i se e i ma. Ci si incolpa. Ed in men che non si dica ci si ritrova in quella scatola di legno, continuando a credere di poter cambiare le cose, magari tornando anche indietro nel tempo. Ma il viaggio è da sinistra a destra, solo andata.

Con una certa sicurezza si può affermare che i temi di cui Cassandra è portatrice offrono l’occasione per un’interpretazione moderna, prova ne è la recente versione del mito della profetessa incompresa ad opera di Elisabetta Pozzi. Nel caso di Aletheia, i rimandi alle guerre attuali, con riferimento allo scenario palestinese, passano per l’immediatezza del canale visivo. Una scelta che, al netto di una certa prevedibilità, richiama la necessità di una riflessione politica, pur rimanendo consapevoli di non poter essere determinanti solo parlandone, come detto dalla stessa Gaia Aprea nell’intervista di presentazione dell’opera. L’altra tematica scottante, quella dell’autodeterminazione delle donne, appare invece più sottilmente suggerita, ma non per questo meno presente. Anzi, probabilmente più efficace nel suscitare una riflessione sull’oppressione maschile, proprio in relazione alla storia umana, che è fatta di guerre. Quasi automatica è la domanda: “Come sarebbe andata se al potere ci fossero state le donne”?

Dopo il debutto a Mythos, la piece a cura di Nutrimenti Terrestri approda al Teatro di Paglia di Tindari il 31 luglio per il Tindari Festival, per poi proseguire a San Gimignano in Toscana il 2 agosto presso la Rocca di Montestaffoli (Orizzonti Verticali Festival).

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La Guerra svelata di Cassandra – Aletheia di Salvatore Ventura – con: Gaia Aprea – Regia: Alessio Pizzech – musiche: Dario Arcidiacono – Contributi video: Andrea Montagnani – Voce Enea: Tommaso Garre – Corpo di Enea: Giovanni Boni – Assistente alla regia: Adriana Mangano – Fonico: Claudio La Rosa – Produzione: Nutrimenti Terrestri, Giardino Chiuso in collaborazione con Mythos Troina Festival – Mythos Troina Festival 29 e 30 luglio 2025

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