“Caso, mai” e gli effetti della malattia sui sentimenti. Applausi e commozione al Cometa Off.

Improvvise accadono situazioni, nella vita di ciascuno, che mischiano le carte in tavola, cambiano le priorità, rovesciano le prospettive. La malattia, quando piomba dal cielo nel quotidiano dell’esistenza, ha l’effetto di un meteorite. Crea a terra una voragine che è profondissima qualora la natura del problema si rivela irreversibile. Risucchia tutto, questo tunnel: vite, percorsi, progetti, sogni. Senza sconti per chi ospita nel proprio corpo la malattia, senza sconti per chi sta intorno. Ciascuno, preso come individuo, sceglie poi come reagire. C’è chi ascolta l’istinto e le proprie emozioni, chi si aggrappa alla ragione, chi si apre all’ascolto e chi si chiude a riccio. Chi regge e chi no.

Caso, mai. L’imprevedibile virtù della dignità, andato in scena dal 24 al 28 maggio al Teatro Cometa Off di Testaccio, affronta gli effetti che una patologia devastante come la SLA (Sindrome Laterale Amiotrofica) genera nell’ecosistema delle relazioni. Due sono le coppie messe a confronto, con acume, delicatezza e coraggio, da Simone Guarany. Dello spettacolo Guarany ha scritto il testo, curato la regia insieme a Licia Amendola e al di lei fianco (interprete di Flaminia) si è proposto al pubblico nel ruolo di Massimiliano.

La coppia condivide sotto lo stesso tetto un’esistenza ordinaria e regolare, fino a che un giorno la SLA bussa alla porta e fa il suo ingresso nel corpo di Massimiliano. Accade qualcosa di simile, sull’altra metà del palco, a Giuseppe (Marco Giustini), personal trainer libertino e compagno dell’innamoratissima Paola (Maria Sessa). La loro è una convivenza viziata dall’infedeltà di Giuseppe, ragazzo pieno di energia, di sé stesso, di rancore per la perdita prematura di entrambi i genitori. Poi, gli strani dolori, gli esami e la diagnosi. La SLA gli cade in testa come un macigno.

La scenografia a questo punto cambia. Fabrizio Piergiovanni fa scomparire gli interni domestici e organizza una stanza di ospedale. Ci sono i letti per ospitare i due pazienti, sul retro invece trova spazio la scrivania del Dott. Giomberti (Giorgio Gobbi), medico neurologo che vive con mitezza, impegno e rigore morale la propria professione. Sa che lavorare con la salute delle persone pone sempre nuove sfide. Ad assisterlo ecco Suor Lucia (Giulia Bornacin), sorella dai modi spicci ma sincera e di animo cristiano.

In questo quadro si assiste al progressivo avanzare del nemico, una malattia che dati alla mano colpisce centinaia di persone ogni anno. Guarany e Giustini sono straordinari nel trasferire in scena le drammatiche manifestazioni – sul corpo e nelle emozioni – della SLA. Perdono progressivamente il controllo degli arti, i muscoli di ogni parte del corpo si bloccano e si atrofizzano. Il materasso diviene prigione. Persino parlare diviene difficile, alla fine si fa impossibile. Perfette, nella costruzione dell’atmosfera, sono le musiche originali composte da Giacomo Vezzani.

La battaglia è persa in partenza, per entrambi. Massimiliano la affronta con speranza, Giuseppe invece con risentimento e punta dritto al fine vita. I due dapprima si prendono a male parole, ma poi decidono di sopportarsi. Conservano, e non è facile, la dignità. Creano siparietti che strappano anche sorrisi in platea.
Le rispettive compagne, a loro volta e in modi diversi, rispondono. Per Flaminia il peso della situazione diviene insostenibile, l’angoscia si prende tutto e decide di chiudere la relazione. Ma regalerà comunque un figlio al compagno defunto. Paola invece si pone come baluardo per Giuseppe, sorretta dall’incredibile forza che attiva un amore incondizionato. Un amore capace di perdonare e di accettare ogni decisione, anche la più dura, da parte dell’altra metà.

Per la preparazione dei ruoli gli attori – a completare il cast Federica Proia nei panni dell’avvenente amante di Giuseppe – hanno lavorato a stretto contatto con un pool di medici specializzati e raccolto testimonianze dirette e registrate di pazienti e famiglie che hanno affrontato la SLA nella vita reale. Prodotto da Calabria Movie, per la sua funzione sociale e di messaggio il progetto ha ricevuto il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma, dell’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica e del Centro Clinico Nemo.

Dal pubblico del Cometa Off sono piovuti applausi scroscianti e reazioni commosse. Segno che il teatro può e deve servire anche a far aprire gli occhi e scuotere le coscienze. Anche laddove sembrerebbe più semplice ignorare e voltarsi dall’altra parte.