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Cannes tra cinema e coscienza: Golino incanta, Assange scuote

Dalla standing ovation per Valeria Golino protagonista in Fuori di Martone, al ritorno provocatorio di Julian Assange: il Festival si avvia alla conclusione tra applausi d’autore e gesti politici destinati a far discutere.

Valeria Golino, “libre derrière les barreaux” – La France à Isabelle Adjani, l’Italie a Valeria Golino.
Così hanno titolato questa mattina alcuni quotidiani francesi, quasi in chiusura del Festival di Cannes, commentando con entusiasmo l’interpretazione dell’attrice italiana dagli occhi cristallini in Fuori di Mario Martone dove presta le sue fattezze a Goliarda Speranza. Il film, presentato ieri sera in gala, è stato accolto da un convinto applauso del pubblico, candidando di fatto Golino a un posto nel palmarès.

Intanto a Cannes, tra i film in concorso e quelli delle sezioni collaterali – tra cui figurano due opere prime italiane – si moltiplicano le previsioni. Tra i titoli più quotati dalla critica internazionale resta Un simple accident di Jafar Panahi. Il regista iraniano, rivelatosi proprio a Cannes trent’anni fa con Il palloncino bianco e vincitore della Caméra d’Or con I tre volti, è oggi simbolo globale della resistenza politica. Nonostante le persecuzioni e i numerosi arresti da parte del regime teocratico degli Ayatollah, Panahi ha continuato a fare cinema clandestinamente, raccontando con coraggio il suo Paese. Anche in questo suo ultimo lavoro, che mette in scena una catena di eventi scatenati da un semplice incidente, Panahi affronta – con umanità e un pizzico di umorismo – il tema dei prigionieri politici, servendosi del registro della commedia. Se dovesse vincere la Palma d’Oro, sarebbe un premio più che meritato. Ma a Cannes, si sa, le sorprese non mancano mai.

E a proposito di sorprese – tra palme spazzate dal vento, star internazionali (l’ultima arrivata è Adrien Brody), lustrini e paillettes – si attende domani la 31ª edizione dell’annuale cena di beneficenza dell’amfAR, quest’anno a tema Bond, con la presenza, tra gli altri, dei Duran Duran.

Ma a catalizzare l’attenzione è stato anche Julian Assange, finalmente libero di circolare, giunto a Cannes come protagonista di sé stesso nel docufilm The Six Billion Dollar Man, diretto da Eugene Jarecki. Il film ripercorre la vita del “lanceur d’alerte” e le battaglie giudiziarie che lo hanno coinvolto. Previsto inizialmente per la première mondiale al Sundance Film Festival di Robert Redford, il documentario era stato poi ritirato dai suoi realizzatori. Come è noto, da giugno 2024 Assange è tornato in Australia dopo la liberazione dal carcere britannico di Belmarsh, a seguito di un patteggiamento. A Cannes ha fatto un ingresso destinato a far discutere: al photocall con i fotografi di tutto il mondo si è presentato indossando una T-shirt bianca con stampati in nero i nomi dei 4.986 bambini palestinesi sotto i cinque anni uccisi dall’esercito israeliano.

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