Debutta una leggenda del musical, “Cabaret”, in una regia a quattro mani di Arturo Brachetti e Luciano Cannito.
Non è di certo la prima volta che il nome di “Cabaret” risuona tra le platee. Darne nuova vita è, pertanto, un’impresa non da poco. Ma, la regia – firmata da Arturo Brachetti e Luciano Cannito – non ha di fatto smentito le aspettative: il loro è stato un debutto degno di Broadway!
Tratto dalla commedia teatrale “I am Camera” di John Van Druten e dal romanzo pseudo-autobiografico di Christopher Isherwood, “Addio a Berlino”, il musical è stato nel corso della storia un vero e proprio fenomeno polimorfico. Naturalmente non staremo qui ad elencarne i numerosi revival; ma non possiamo di certo passare inosservati di fronte al suo debutto sul grande schermo in quel 1972, la cui regia diretta dal celebre Bob Fosse (per non dimenticare la straordinaria partecipazione di Liza Minnelli) lo fece annoverare tra i classici, riabilitando – altresì – il genere del film musicale.
Ma, torniamo a noi… Per ironia della sorte – o anche no – il musical debutta proprio a soli due giorni di distanza dalla commemorazione del tragico rastrellamento del ghetto di Roma, in un momento storico – oltretutto – in cui le atrocità del passato sembrano, ahimè, materializzarsi nuovamente. Ma, fortunatamente, esiste il teatro con il suo potere esorcizzante e quella pura capacità di conferire leggerezza a chi ne entra a far parte. E come un buon cerimoniale che ci sia, non può di certo mancare un degno maestro di cerimonie dalle eccellenti doti trasformiste (Arturo Brachetti): ecco benvenuti al Kit Kat Club!
Di fronte ad una vera e propria visione cinematografica per accuratezza scenografica ed illuminotecnica, lo spettatore fin da subito vive una realtà extra-ordinaria; una realtà in cui si può essere ciò che si vuole; una vera isola felice. Apparentemente in controtendenza a quella che potesse essere la Berlino degli anni Trenta, che vedeva l’avvento dell’incubo nazista, il Kit Kat Club rappresenta un vero e proprio microcosmo salvifico soprattutto per la nostra Sally Bowles (Diana Del Bufalo). Lei, una Sally – differentemente dall’indimenticabile Liza Minelli – per certi versi meno femme fatale; una Sally “umanizzata”: estroversa ed irriverente, sì, ma allo stesso tempo fragile, insicura, innocente. Un’umanità, quella anche di Clifford (Cristian Catto); Fraulein Schneider (Christine Grimandi) e Herr Shultz (Fabio Bussotti) in dissonanza con la decadenza Berlinese e che presto, purtroppo, li condannerà ad un comune triste destino.
Così, con sapiente piglio satirico ed irriverente comicità, passano in rassegna la politica, l’amore, la libertà, il valore dell’esistenza, mettendo in luce la duplice azione del teatro: da un lato luogo dello straniamento; dall’altro strumento e metodo di analisi. Una regia a quattro mani, che ha saputo – con la giusta dose di spensieratezza – consacrare ancora una volta un cult del teatro (nonché cinema) musicale.
CABARET – Con Arturo Brachetti e Diana Del Bufalo – E con Cristian Catto, Christine Grimandi, Fabio Bussotti, Giulia Ercolessi, Niccolò Minonzio – Regia di Arturo Brachetti e Luciano Cannito |Produzione, Fabrizio Di Fiore Entertainment |Tratto da I am Camera, John Van Druten | Soggetto, Christopher Isherwood |musiche, John Kander | testi, Fred Ebb | traduzione e adattamento, Luciano Cannito |coreografie, Luciano Cannito |scene, Rinaldo Rinaldi | costumi, Maria Filippi |direzione musicale, Giovanni Maria Lori | Ensemble – Francesco Cemderelli, Simone Centonze, Elisabetta Dugatto, Felice Lungo, Ivana Mannone, Stefano Monferrini, Gaia Salvati, Susanna Scroglieri | Band dal vivo – Gianmarco Careddu (Batteria), Ermanno Dodaro (Contrabasso), Paolo Rocca (Clarinetto/sax contralto), Roberto Rocchetti (pianoforte), Piero Loreti (ispettore musicale)
Teatro Brancaccio – dal 18 ottobre al 12 novembre 2023