Norma Jean Mortenson Baker, probabilmente se avesse fatto la segretaria in uno studio legale o la commessa in un grande magazzino sarebbe stata un’americana qualsiasi e non poteva certo immaginare un destino del genere. Si sarebbe divisa tra famiglia, figli e lavoro riscattando forse (vista la sua inquietudine) un’esistenza difficile, tra una madre affetta da seri problemi psicologici ed un padre che non aveva mai conosciuto.
Probabilmente neanche lei avrebbe immaginato che quello pseudonimo, Marilyn Monroe avrebbe cambiato la sua vita e segnato il suo tempo, grazie anche alle tante rappresentazioni realizzate da numerosi artisti, uno su tutti Andy Warhol. Il mito di Marylin a distanza di quasi 60 anni dalla morte, continua ad affascinare, incuriosire, confermandosi una delle principali icone della cultura pop contemporanea.
Icona incontrastata di Hollywood senza tempo per eccellenza, Marilyn Monroe morì improvvisamente il 4 agosto 1962, nella sua casa di Brentwood, a Los Angeles. Mori a soli 36 anni a causa, di una dose eccessiva di barbiturici.
Condusse una vita segnata da successi, ma anche da drammi, scandali. ed eccessi. Tanti eventi che hanno alimentato il suo mito e gettato ombre sulle circostanze della sua morte, che alimentano ancora oggi le teorie della cospirazione a distanza di quasi sessant’anni.
Le sue frequentazioni eccellenti con il clan Kennedy, con Sinatra, le sue storie con Joe di Maggio, Yves Montand che fece andare su tutte le furie Simone Signoret. Marilyn era una donna magnifica, avrebbe potuto avere gli uomini più belli, ma sposava solo uomini che avevano quasi il doppio della sua età, continuava a cercare in questi uomini la figura di quel padre che non aveva mai conosciuto. Lo stesso accadde anche con Arthur Miller drammaturgo newyorkese e di sinistra inviso al potere in pieno maccartismo, perché si rifiutò di fare i nomi degli artisti comunisti e dal quale lei imparò molto. Ma non durò a lungo.
Eppure fin ragazza aveva un obiettivo: diventare una star, a qualunque costo. Audacia e determinazione non le mancavano per guadagnarsi da vivere agli inizi della sua carriera. Rapido cambio di look, capelli biondi, qualche fotografia, (posò anche nuda sollevando un’ondata di sdegno nell’America puritana di quel periodo) la giovane Norma ventenne con un divorzio già alle spalle iniziò la sua carriera di modella grazie ad un fotografo dell’esercito americano che la scoprì in un’azienda della Difesa, dove si eseguivano test per i paracaduti, presso la quale era impiegata.
Pur non avendo alcuna istruzione era comunque volenterosa di apprendere e passava le ore davanti allo specchio per creare quell’immagine che la rese un’icona planetaria, lavorando in maniera maniacale sull’immagine e sull’aspetto.
Fu la bionda più famosa della storia di Hollywood etichettata spesso come la bionda senza cervello, ma certamente non stupida e anche impegnata nella difesa dei diritti civili. In un periodo dove i neri erano ancora oggetto di ostracismo da parte del mondo dello spettacolo, si schierò a difesa di Ella Fritzgerald che adorava, per perorare una serie di sue esibizioni al Mokambo, uno dei piu noti jazz club di Hollywood che si rifiutava di ingaggiare artisti di colore.
Marilyn è stata una donna in grado di passare dalle risate alle lacrime, come una funambola, sul bordo del precipizio. Ad oggi non ha lasciato eredi, ed è ciò che la rende intoccabile. Una bellezza multipla, naturale, senza filtri, fragile e luminosa e tutti noi la ricordiamo ancora in quegli splendidi fotogrammi di “Quando la moglie è in vacanza”, uno dei capolavori di Billy Wilder, dove in quelle pose in un misto tra seduzione e ingenuità, il vestito bianco di Marilyn si solleva su una grata al passaggio della metropolitana. Bye bye Marilyn, io continuerò a sognarti!