Parigi vissuta, celebrata e immortalata da Brassaï
Anemoia è la “nostalgia di un tempo che non hai mai vissuto” ed è una di quelle parole intraducibili racchiuse nel bellissimo Dizionario delle tristezze senza nome di John Koening, una nostalgia mista al desiderio, allo stupore di quello che una foto può trasmettere. Gli scatti di Brassaï sono ricchi di anemoia, ammirarli è fare un viaggio nel tempo, respirare le atmosfere, vivere dettagli inaccessibili, vedere sconosciuti fermati dal tempo.

La mostra Brassaï. L’occhio di Parigi, a cura di Philippe Ribeyrolles e Barbara Guidi, aperta fino al 4 maggio 2025 al Museo Civico di Bassano del Grappa (VI), è l’occasione giusta per provare questa nostalgia unica attraverso 200 scatti d’epoca. Un fluire di vedute, soggetti, tagli prospettici narra Parigi e tutta la vita attorno.
Gyula Halász in arte Brassaï (da Brassó la sua città di provenienza in Ungheria) è considerato uno dei più grandi fotografi del Novecento, un umanista della foto capace di riportare la bellezza semplice ed essenziale di un momento, l’esistenza all’interno di un episodio fugace. La rassegna apre con una frase straordinaria, riassuntiva dello spirito e dell’attività dell’artista: “Se tutto può diventare banale, tutto può ridiventare meraviglioso: che cos’è il banale se non il meraviglioso impoverito dall’abitudine”. Lo sguardo di Brassaï si sofferma sulla quotidianità e sulla “sua” Parigi: la città notturna, piena di vita e di gente, lembi di strade, scorgi e vie, monumenti. Elementi fisici, concreti catturati, impressi in quel preciso istante perché è lì che risiede la bravura dell’autore e la preziosità, il valore della foto e del suo messaggio. La ripetizione, che caratterizza la routine, viene privata della sua superficialità, rimane lo strato vivo, insondabile, originario dell’esistenza.
Che cosa sappiamo dei soggetti scelti da Brassaï? Fondamentalmente nulla, se non l’aspetto e il gesto fermato dalla sua pellicola, un frammento della loro vita è divenuto, però, un’opera d’arte. A Bassano del Grappa viene celebrato esattamente questo: la capacità dell’artista di cogliere e capire il momento e di trasformarlo, lasciando tutto inalterato. La creazione di un’opera d’arte sul campo, in presenza. Il bacio, Sotto la pioggia, Scalinata a Montmatre, Il rigagnolo che serpeggia lungo la strada, Pittore sotto un ponte della Senna, Il Jardin du Luxembourg in inverno sono solo alcuni esempi dell’abilità di Brassaï di rendere l’ordinario una straordinaria testimonianza. Le foto si ammirano perché, di fatto, sono piacevoli, equilibrate; sono un pezzo di vita in bianco e nero, narrano in autonomia e aprono le porte all’immaginazione personale (e alla nostalgia, sottofondo silenzioso delle opere).
Questo capita, in modo particolare, con i soggetti umani, le persone che Brassaï ha incontrato nelle sue notturne. Sono diversi gli scatti all’interno dei locali e dei bistrot, Spettacolo di can-can al Moulin Rouge, Dietro le quinte delle Folie Bergère durante lo spettacolo Juan-les-Pins, Acrobati al Circo Medrano, Kiki de Montparnesse con le amiche Thérese de Treize de Caro e Lily, “Bella di notte” nei pressi di place d’Italie, Chez Suzy, Ballo omosessuale al Magic City in rue de l’Université; la vita della notte è popolata da musiche, lustrini, gruppi ambigui di persone, avventori, prostitute, attrici e ballerine. Ogni presenza può diventare protagonista, senza differenze o distinzioni.
Bellissime e quasi commuoventi sono alcune foto che riprendono gli amanti abbracciarsi, persone inconsapevoli che Brassaï ha chiuso per sempre nel sentimento e nell’emozione di quell’unico, personale momento: Coppia alla balera Quatre-Saisons in rue de Lappe, Coppia di amanti in un piccolo caffè in place d’Italie, Conchita e i marinai in un locale di place d’Italie.
C’è anche la Parigi esterna, suggestiva e affascinante come in Acciottolato parigino, Vista notturna di Parigi da Notre-Dame – La chimera del “diavolo”. Una città che attira, illude con le sue atmosfere fumose, ammalia chi cerca ispirazione, emozione. L’occhio di Brassaï, però, si spinge oltre e contempla anche il suo tempo e le svolte artistiche in atto, in modo particolare il Surrealismo. Diversi lavori (come la collaborazione con il periodico Minotaure), infatti, riflettono queste ricerche e gli studi visivi correlati, Goccia di rugiada su una foglia di nasturzio (pubblicata in Minotaure, n.6) ne è solo un esempio. La fotografia spazia, poi, ai Nudi, delicati e flessuosi e ai graffiti su muro, elementi che attirarono molto l’attenzione dell’artista.
Brassaï. L’occhio di Parigi riserva una parte particolare ad una delle grandi eredità del fotografo, una serie di scatti dedicati ad alcune delle più importanti personalità e ad alcuni artisti del tempo. Ci sono Matisse, Salvador Dalí, Alberto Giacometti, Mirò, Anaïs Nin, Leanor Fini, Jacques Prévert, Samuel Beckett, Braque, per elencarne alcuni, e una serie di fotografie di e con Pablo Picasso, che riportano il pittore spagnolo in alcuni suoi ambienti e momenti di vita.
Non mancano la moda e il cinema (Brassaï ebbe modo di collaborare anche con Harper’s Bazaar) con la presenza degli scatti naturali a modelle, attori e attrici, Gabrielle Chanel e Christian Dior, spaccati di feste e serate, i luoghi prestigiosi dove era esibita la ricchezza francese come in Serata di gala da Maxim’s, Serata di “alta moda”. Nel finale, un ritorno alle origini, un omaggio, un doppio autoritratto: Brassaï e la moglie riflessi nello specchio di un’anta.

L’esposizione conduce alla scoperta attenta di un lavoro unico, l’allestimento è preciso, ben scandito dalle serie, capaci di riassumere i temi principali e i contesti in cui lo stesso Brassaï operò. La vista si fa tutt’uno con lo stupore, il bianco e nero domina e consegna un mondo passato, volti, esperienze, attimi che altrimenti sarebbero stati inafferrabili. Torna di nuovo quella sensazione, quella nostalgia di un tempo non vissuto ma che è lì, davanti agli occhi, consumato eppure palpitante di vita e di bellezza, come lo fu davvero nella realtà. Brassaï ha regalato alla quotidianità e ai suoi soggetti il dono più grande: l’eternità di un attimo inconsapevole, la vita racchiusa, custodita mentre era vissuta.
Brassaï. L’occhio di Parigi – a cura di Philippe Ribeyrolles e Barbara Guidi – Realizzata in collaborazione con Silvana Editoriale e con l’Estate Brassaï Succession – Patrocinata dalla Regione del Veneto – Media Partner Il Giornale di Vicenza e Rete Veneta – Musei Civici di Bassano del Grappa – 16 novembre 2024 / 21 Aprile 2025
Immagine di copertina / in evidenza: Brassaï, Coppia di amanti in un piccolo caffè in place d’Italie, 1932 c. © Estate Brassaï Succession – Philippe Ribeyrolles