Bob Marley- One Love, un’occasione sprecata

Dal 22 febbraio in tutte le sale, l’atteso biopic di Reinaldo Marcus Green sul celebre cantautore reggae.

Giamaica, Kingston, 1976, dopo un attentato alla sua vita per aver cercato di riappacificare le tensioni politiche del Paese, Bob Marley ( Kingsley Ben-Adir) si trasferisce a Londra con il suo gruppo The Wailers per incidere il nuovo disco Exodus, destinato ad essere tra i più grandi album del XX secolo. Sulle note di One Love/ People Get Ready ha inizio un incessante viaggio fatto di tour europei, erba e successo dove il cantautore diventa un’ acclamata star del panorama mondiale.

Kingsley Ben-Adir

Il pensiero di tornare a cantare in Giamaica è però predominante per l’artista, desideroso di portare un messaggio di pace per il suo Paese diviso. Il Partito Nazionale del Popolo guidato da Michael Manley e il Partito Laburista Giamaicano con a capo Edward Seaga continuano una sanguinosa lotta per il potere che crea vittime ogni giorno per le strade giamaicane.

Centrale anche la discriminazione da parte del potere e delle forze dell’ordine per il credo religioso a cui aderisce lo stesso Marley: il rastafarianesimo detto anche rasta, una religione monoteista nata negli anni Trenta che predica il Ras Tafari, nome attribuito all’ultimo imperatore etiope Hailé Selassié I, figura in cui i rastafariani riconobbero la figura di Gesù disceso in terra come citato dalla Bibbia. Nonostante tutte le premesse sfavorevoli e la paura per il precedente attentato il cantautore reggae decide determinato di tornare in patria per portare avanti il suo messaggio di unità e pace per il mondo.

Sicuramente realizzare un biopic su Bob Marley è impresa ardua ma riuscire a rendere un’ artista di tale portata un personaggio mediocre e privo di ideologia lo è ancora di più. Questo è quello che purtroppo succede in questo lungometraggio che nella durata dei suoi 104 minuti riesce a far emozionare in pochi momenti e principalmente grazie alla riproduzione degli iconici brani reggae.

Tecnicamente il film rende bene ma risulta difficile seguire con linearità e chiarezza la narrazione che appare confusa. A cominciare dall’infanzia ed adolescenza di Robert Nesta Marley, nome da ragazzo dell’artista, un’infanzia fatta di sofferenza, povertà e discriminazione. Dall’abbandono del padre, allo stesso razzismo di cui l’artista, in quanto figlio di un uomo bianco e di una donna di colore, fu vittima per tutta la sua vita. Aspetti narrati tramite flashback ripetitivi e superficiali che non affrontano a fondo la dinamica.

Stessa sensazione per il credo del rastafarianesimo, aspetto predominante nella vita di Marley, che qui appare leggero e confuso, intervallato da una sceneggiatura fatta di slang e citazioni bibliche quasi casuali. Analogo discorso per la narrazione della situazione politica giamaicana, per cui Bob si fa portavoce di unità, questa non viene approfondita e contestualizzata e lascia allo spettatore una certa incomprensione su alcune dinamiche.

Marley divenne un simbolo di pace ed unione in lotta all’oppressione politica, razziale e religiosa, tutti concetti espressi con carisma nella sua musica e che nel film mancano di forza lasciando un vuoto narrativo che tenta di essere colmato da superficiali fumate di erba e flashback ripetitivi e confusi. Anche il rapporto con la moglie Rita, qui interpretata da una bravissima Lashana Lynch, è meritevole di una certa profondità e sembra per un attimo avere la meglio per poi ricadere nel superficiale, come per quasi tutti i temi affrontati nel lungometraggio.

A differenza di biopic musicali come Bohemian Rhapsody sui Queen e Rocketman su Elton John, qui non vi è spazio per l’introspezione del personaggio, sulle sue fragilità, sul motore psicologico che lo muove e lo guida ad essere quello che è, Bob Marley appare a malincuore un personaggio che prosegue per inerzia trainato dal ritmo e le emozioni che danno solo le sue canzoni .

Kingsley Ben-Adir e Lashana Lynch

Forse c’è stata la volontà di mettere troppo per poi non riuscire ad approfondire adeguatamente ? Quello che è certo è che si è accennato tanto e detto poco, facendo prevalere una narrazione sterile e mediocre per un personaggio che si poteva e doveva valorizzare di più. Per il momento di Bob Marley ci resta Exodus.

Bob Marley -One Love. Regia di Reinaldo Marcus Green; sceneggiatura di Zach Baylin, Frank E. Flowers, Terence Winter; con Kingsley Ben-Adir, Lashana Lynch, James Norton, Tosin Cole, Anthony Welsh, Michael Gandolfini. Fotografia di Robert Elswit, musica di Kris Bowers, Scenografia Chris Lowe, Costumi di Anna B. Sheppard. Prodotto da Cedella Marley, Rita Marley, Ziggy Marley, Robert Teitel; casa di produzione Paramount Pictures, Tuff Gong Pictures; distribuzione italiana Eagle Pictures.

Foto ed immagine copertina: Eagle Pictures

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