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Bisogna resistere per poter dire “E fummo vivi”

Lo spettacolo di Veronica Liberale è il racconto di una Roma che non si piega, in uno storico quartiere dall’indole libera che pagò a caro prezzo la sua opposizione al regime

Per molti giovani negli ultimi decenni, San Lorenzo è diventato il quartiere simbolo delle uscite serali, luogo di divertimento e di leggerezza, dove i weekend iniziano molto presto e finiscono ben oltre la domenica; complice anche la forte presenza universitaria, “scendere a San Lollo” è diventato un rituale d’ordinanza per tanti ragazzi, capitolini o fuori sede che siano, tutti radunati più o meno compattamente nel tempio della movida democratica, dell’alcol a basso costo, in serate che si rincorrono uguali a quelle di tanti luoghi simili, creati ad hoc per staccare la spina dalla quotidianità metropolitana (a gioirne è anche il portafoglio di bartender, spaccini, tabaccai e venditori vari di oggetti inutili).

Marco Zordan

Eppure c’è stato anche altro in questo quadrilatero di case tra Porta Tiburtina e il cimitero del Verano, e non è una storia altrettanto gioiosa. Qui, e forse per la prima volta, tra le erbacce tenaci che si arrampicano sulle Mura Aureliane, è germogliato il seme della Resistenza. A raccontare questo episodio poco noto della nostra storia recente è lo spettacolo dal titolo E fummo vivi. L’alba della resistenza, scritto e diretto da Veronica Liberale e rappresentato al Teatro Trastevere di Roma il 27 settembre.

Le storie che si intrecciano in questo interno popolare che da stalla è diventato abitazione di fortuna sono quelle di chi sta in fondo alla storia, dimenticato anche dai suoi contemporanei: un popolo che nella miseria ci è nato, eppure proprio per questo ha fatto dell’arte di arrangiarsi la sua più grande risorsa. Ma pur avendo dimostrato di sapersi adattare a tutto, non riesce a tacere quando la barbarie prende il potere con la forza. Così, nel dialogo a tratti surreale tra l’analfabeta Cesaretto e il dottore, un ex medico militare scappato dalla guerra e caduto in miseria, nelle aspirazioni letterarie della giovane Maria, che si compra i libri di nascosto da sua madre e sogna di diventare scrittrice, scorgiamo il nascere di un pensiero critico, una voglia di autodeterminazione tristemente irrealizzabile nell’Italia del 1922. Ed essere critici vuol dire in primis non sottovalutare. All’idea diffusa che pochi gruppuscoli di squadristi non siano realmente da temere, che non avrebbero dato più fastidio di qualche mosca, il dottore-veterano contrappone la consapevolezza che il male degenera, e non ci mette molto a farlo nell’indifferenza generale.

Nonostante la paura per gli atti di violenza fascista sempre più frequenti ed un clima politico teso, e nonostante la tentazione di sora Pina (Veronica Liberale) di tornare al paese natio sull’Appennino, nessuno alla fine muoverà un passo fuori dal quartiere; nemmeno l’ultima arrivata Isabella, originaria delle colonie d’Africa, che pur avrebbe avuto modo di fuggire con una certa fortuna tra le mani. La marcia su Roma sarà compiuta, il nuovo regime approvato dal potere reale, ma il passaggio non avverrà senza colpo ferire: nel tentativo di opposizione alle camicie nere ci rimetteranno la pelle 13 sanlorenzini, e 200 saranno i feriti. I loro nomi sono ricordati dagli attori al termine della rappresentazione.

Da sx: Guido Goitre, Fabrizio Catarci, Fatima Alì e Veronica Liberale

E fummo vivi riesce nell’intento tutt’altro che facile di coniugare semplicità espressiva e riflessione, vocazione popolare e impegno sociale. Non rinuncia ai toni leggeri della commedia novecentesca, al vernacolo, agli stornelli dal vivo a cura di Sor Capanna, che intervallano le scene e smorzano i toni mantenendo costante l’attaccamento alla tradizione e la dimensione corale del racconto; al contempo suggerisce i punti di contatto con la realtà attuale, perchè non bisogna mai perdere di vista le minacce alla stabilità della pace e della libertà, nè dare per scontato che le conquiste acquisite siano definitive o immuni ai venti avversi. Bisogna sempre tenere la guardia alta e non avere paura ad esprimere il dissenso. In altre parole, e scegliamo proprio quelle scritte sul lenzuolo steso dai protagonisti sul finale, “Esisto perchè resisto”.

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E fummo vivi – scritto e diretto da Veronica Liberale – Con: Veronica Liberale, Fatima Alì, Camilla Bianchini, Fabrizio Catarci, Guido Goitre, Marco Zordan, Romina Bufano – Scenografie: Maria Grazia Iovine – Luci e fonica: Davide Calvitto – Assistente alla regia: Elena Tomei. Teatro Trastevere 27 settembre 2025 – repliche il 28/09, 01/10 e 04/10/2025

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