Intervista a Noemi Petrangeli, protagonista a partire dal 24 aprile di “Come piace a te”
Dal 24 al 27 aprile al Teatro 7 Off di Roma Come piace a te, una brillante commedia scritta e diretta da Roberto Lopez. Una storia che racconta le vicissitudini di una famiglia disfunzionale e che mette in luce uno scontro generazionale: un padre e una figlia che hanno visioni diverse della vita e che non riescono a venirsi incontro.
Per questa occasione abbiamo incontrato Noemi Petrangeli che nella commedia interpreta il ruolo di Bianca, una ragazza che ha tanti sogni ma che si trova in continuo disaccordo con il padre Carlo.
Benvenuta Noemi, questo mese andrà in scena la pièce Come Piace a te, scritta e diretta da Roberto Lopez. Tu interpreti il personaggio di Bianca. Che ragazza è? Raccontaci di questo personaggio! Quali sono i suoi pregi e i suoi difetti?
Bianca è una giovane donna con un bagaglio di sogni e il desiderio sfrenato di trovare il proprio posto nel mondo. Si trova esattamente nel momento più cruciale della sua vita, ovvero il passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta. Direi che il suo difetto principale è l’incapacità di adeguarsi al mondo ed il suo pregio più grande è la voglia di ribellione (in primis verso la società della performance). Bianca è un po’ quella voce nella testa che ti spinge a seguire ciò che senti nello stomaco, a volte contro tutti, senza nessuna aspettativa.
Come mai Bianca è in conflitto con il padre?
Carlo, il padre di Bianca, interpretato da Roberto Lopez, ha sempre proiettato sulla figlia le proprie ambizioni. È talmente concentrato sulla sua idea di successo per Bianca che non riesce a vedere – o forse non vuole vedere – quelli che sono i suoi veri desideri. Il rapporto è complicato e la distanza emotiva è molto forte. Lei si sente sminuita e non considerata valida e per questo lo evita, risponde a monosillabi, quasi non lo considera.
Che rapporto ha Bianca con sua madre Marta?
Sua madre, interpretata da Antonella Arduini, è una figura molto diversa. All’apparenza forse può sembrare un po’ superficiale, soprattutto nei confronti di Carlo. Con Bianca, però, ha un legame molto più profondo e autentico. È la sua confidente, la persona con cui si sente libera di esprimere le sue frustrazioni, almeno in parte. Marta, in qualche modo, comprende il disagio di Bianca e la sostiene, anche di fronte a idee che sfiorano la follia. È un punto di riferimento fondamentale in questo scontro con la figura paterna.
Chi è il fidanzato di Bianca e com’è il loro rapporto?
Gianni, per me, rappresenta l’amore adolescenziale, il primo sentimento che le offre una via di fuga dalle pressioni familiari. È un rapporto un po’ ingenuo, forse idealizzato, ma per Bianca è un modo per respirare, per sentirsi libera dalle aspettative paterne e per vivere senza il peso delle ambizioni di qualcun altro. Il personaggio di Gianni è interpretato da Vito Andrea Rizzo.
Come si affronta lo scontro generazionale tra genitori e figli?
Credo che l’elemento chiave sia la volontà di incontrarsi a metà strada. La base dovrebbe essere un dialogo autentico e paziente, dove entrambe le parti si sentano ascoltate e rispettate, anche quando le opinioni divergono. Non si tratta di annullare le differenze socio-culturali tra le varie generazioni, ma di trovare uno spazio di convivenza in cui le diverse prospettive possano coesistere.
Come possono fare i giovani a trovare una via di comunicazione proficua per dialogare in maniera costruttiva con le persone più grandi?
Dovremmo forse sforzarci di comprendere la prospettiva delle vecchie generazioni, sicuramente frutto di un diverso vissuto. Riconoscere il valore dell’esperienza è fondamentale come è importante riconoscere l’importanza del passato, ricordando però che questo non può diventare un vincolo per il futuro.
Che progetti hai per il tuo futuro?
Partire, allontanarmi momentaneamente dall’Italia e da tutto ciò che conosco. Per poter interpretare la complessità dell’animo umano credo sia fondamentale nutrirmi con nuove esperienze di vita. Ho bisogno di aprirmi a orizzonti sconosciuti e nuove emozioni, positive o negative che siano, per poterle poi trasformare in verità scenica. In poche parole: un viaggio interiore ed esteriore visto come investimento necessario per la mia evoluzione artistica e personale.