Intervista ad alcuni degli attori del cast dello spettacolo che sarà in scena fino al 30 marzo al Teatro 7
di Elisa Fantinel
Believe It! è un programma televisivo molto seguito, un reality che tiene il pubblico incollato allo schermo, quasi ostaggio del televisore, come se la vita degli altri fosse un alibi perfetto per non occuparsi della propria.
Siamo in una periferia romana, all’interno di una casa abitata da una famiglia con diversi tipi di problematiche…questi sono solo alcuni degli ingredienti della drammaturgia scritta da Roberta Skerl che andrà in scena dall’11 al 30 marzo al Teatro 7 di Roma. Vanessa Gasbarri firma la regia di uno spettacolo sempre in bilico tra il dramma e la commedia che vede sul palco Alessandro Salvatori, Veronica Milaneschi, Pietro Becattini, Gabriel Durastanti, Francesco Stella, Francesca Bruni Ercole e Lorenza Guerrieri.
Un’attesissima commedia sui sogni, quelli infranti e quelli improvvisamente realizzati, sulla vita, quella vissuta o immaginata attraverso uno schermo, sui miracoli, quelli nei quali, ancora oggi, non possiamo far altro che credere … Believe it!
Abbiamo intervistato alcuni degli attori ragionando su alcuni temi cardine dello spettacolo, estremamente profondi, attuali e che invitano il pubblico a moltissime riflessioni.
Pietro, tu sei la figura dell’imbonitore, il presentatore dentro lo schermo alla guida del reality “BELIEVE IT!”. Che personaggio è il tuo? Quali sono le sue caratteristiche e come ti trovi nei suoi panni?
Pietro Becattini: Il mio è un personaggio sopra le righe, finto, che vive di parole e di immagine. Lui è un tipico personaggio televisivo tutto lustrini, sorrisi smaglianti e ammiccamenti. Come mi trovo nei suoi panni? È divertente e stimolante, perché è un personaggio molto diverso da me. Non voglio dire altro per non spoilerare alcune idee che sono uscite in prova che ne hanno fatto un personaggio, per me, fantastico.
Cosa pensi di questa attuale ossessione nel seguire costantemente la vita degli altri?
Beh… è forse la nuova frontiera della “pettelaria”… del pettegolezzo. Ma forse è il segno di un disagio profondo, di una paura di stare soli con se stessi.
Serena è un personaggio particolare in questa storia….forse il più sensibile? Cosa ci puoi svelare?
Francesca Bruni Ercole: Serena è il personaggio più sensibile e colorato di tutto lo spettacolo. Non posso svelare nulla su di lei ma posso dire che il lavoro sul corpo è stato essenziale per dare vita a lei e alla sua semplicità e anche alla sua solarità anche se qualche volta è difficile notarla. Vi aspetto a teatro per scoprire tutto sulla piccola Serena.
Francesca nella vita collabori con diverse realtà importanti come quella di Imperfetta Project che porta in alto il valore della bellezza fuori dagli schemi. Quant’ è importante in questa società questo tipo di messaggio?
Parlare di bellezza abbinata all’inclusività è davvero fondamentale perché ci troviamo in un periodo storico molto delicato dove il concetto di inclusività è messa a dura prova da una società antica e retrograda. Ogni periodo storico ha il suo ideale di bellezza fisica e mentale. Siamo partiti con la prima Venere rinvenuta che è quella di Willendorf che io ho anche tatuata dietro la schiena, era simbolo di femminilità e fertilità fino alle sorelle Kardashian che sono le donne più rifatte e costruite al mondo definite come delle vere e proprie veneri. Putroppo si è arrivati a pensare che per essere accettati bisogna raggiungere degli standard impossibili dettati dalla moda e dai media. Oggi è facilissimo ritoccare una foto, utilizzare l’intelligenza artificiale per creare dei modelli impossibili da raggiungere perché costruiti. Anche Nonna Elvira durante lo spettacolo lo dice a Serena: “Non devi guardare queste cose, quella non è la realtà, sono fotomontaggi, sono cose create dal computer”. Molte volte ci mettono davanti un ideale che non esiste, non ci rendiamo conto che spesso passiamo più tempo a desiderare di essere nel corpo di un altro che nel nostro. Screditiamo ogni nostro difetto come se fossimo gli unici ad averlo. Altre volte giudichiamo difetto ciò che è la normalità come una cicatrice o una smagliatura. Io sono piena di smagliature ma non sono l’unica ad averne, anche alcune modelle famosissime hanno le smagliature: sono naturali conseguenza del parto, del dimagrimento, del prendere peso, sono cose che raccontano la nostra vita. Desiderare di essere qualcun’altro ci fa solo allontanare da chi siamo veramente. In Believe It! troviamo il Dott. Shultz che ci catapulta proprio in questo disagio di non essere all’altezza degli standard dettati dalla televisione. È importante poter sensibilizzare il prossimo su questa tematica al fine di migliorare se stessi. Se mi guardo allo specchio e vedo qualcosa che non mi piace c’è qualcosa da cambiare, ma migliorare per me non per una società che mi giudica e che mi punta il dito. Ora i social ci fanno avere più paura del giudizio degli altri perché c’è la libertà di commentare a ruota libera e si cerca di cambiare per non essere più etichettati. Io ho deciso di guardare più me stessa che il prossimo perché io sono la persona con cui passerò più tempo, se qualcuno mi fa un commento negativo, io sono l’unica a sapere della mia storia.
Chi è Mirko e che cosa sogna?
Gabriel Durastanti: Mirko è l’emblema della mia generazione, almeno dei ragazzi della periferia romana. È un ragazzo buono, simpatico, verace, mi piace pensarlo così, però sfortunato. Si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, questo è Mirko. È un po’ bambino e questa serie di situazioni sfortunate non gli fa comprendere le circostanze, non è in grado di relazionarsi con quello che realmente sta accadendo nel mondo che lo circonda. Mirko sogna di risollevare la sua famiglia, ma ogni volta che prova a farlo la mette sempre più in difficoltà, quindi sogna un riscatto, questo sogna Mirko, un riscatto.
Che cosa sogna Gabriel e cosa ha in comune con Mirko?
Entrambi romani, io e Mirko siamo molto simili perché siamo due ragazzi che sognano tantissimo e nei nostri sogni abbiamo sempre spazio per scherzare, a volte con ingenuità, questo lo fa Mirko, ma a volte con ingenuità lo faccio anch’io, non dando peso a quella che è realmente la vita di tutti i giorni.
Il riscatto lo sogna un po’ anche Gabriel, sono sincero, forse sto avendo più fortuna di Mirko in questo, ma so bene come ci si sente a sognare, ad avere il desiderio che gli altri ti vedano e soprattutto che gli altri credano in te. Abbiamo entrambi un grande rapporto con la nostra famiglia, nel nostro testo purtroppo non si vede tantissimo, ma Mirko nutre un grande rispetto per i suoi genitori, poi purtroppo esce fuori sempre la parte un po’ rude di Mirko e anche a me a volte succede così.
Io ho un grande amore per mia madre però litighiamo sempre, e questo succede anche a Mirko. Spero che tanti giovani vengano a vedere questo spettacolo perché Mirko è la Roma di oggi, un po’ esagerata e teatralizzata nel racconto della Skerl dove i giovani vivono tante situazioni difficili, ma Believe It! racconta con leggerezza e simpatia il dolore di una famiglia e nel mio personaggio di questo giovane ragazzo che non vuole altro che fare un passo verso la sua famiglia, verso il mondo del futuro che lui si sta costruendo.Mirko è un po’ un Peter Pan, un eterno bambino che nel corso dello spettacolo maturerà e capirà qual è l’importanza dei suoi gesti, soprattutto qual è l’importanza di saper accogliere nella propria vita un piccolo passo. Il sogno più grande che ha Mirko è il sogno più grande che ha Gabriel: vivere riconoscendo l’importanza che i piccoli passi che facciamo ogni giorno sono quelli che poi ci aiuteranno a costruire il nostro grande sogno.
Tullio è un amico di Mirko e in che modo si trova coinvolto nella famiglia dell’amico?
Francesco Stella: Tullio si trova coinvolto nella famiglia di Mirko per necessità: è stato cacciato di casa dalla moglie e non sa dove andare. L’unica persona che lo accoglie è Mirko e di conseguenza, nonostante nessuno sia d’accordo, anche la sua famiglia.
Che valore ha per Tullio l’amicizia? E per Francesco?
Per Tullio l’amicizia ho un importanza vitale, è l’unica cosa che gli è rimasta nella vita.
Per me invece l’amicizia ha un valore assoluto, è uno dei motivi per cui vivere. Le mie esperienze più belle e più forti le associo ai miei amici. Non c’è cosa più bella che condividere la vita con gli amici!