“Beau ha paura” – di Ari Aster

Joaquin Phoenix è diretto da Ari Aster in questo road movie destabilizzante, divertente e ambizioso

Joaquin Phoenix nel ruolo di Beau Wessermann

Tra i nomi dei registi più straordinari del nuovo panorama cinematografico mondiale, secondo Martin Scorsese, vi è l’eclettico Ari Aster. Il giovane newyorchese 36enne ha firmato il suo terzo lungometraggio, uscito il 27 Aprile in Italia: “Beau ha paura”.

Prevalentemente regista horror, Aster fa parlare di sé con questo nuovo film, in cui emerge il suo animo più profondo e il suo aspetto umoristico. “Beau ha paura”, negli anni ’60, potrebbe definirsi un vero e proprio kolossal (non solo economico) per le sue 3 ore di durata. Il pubblico viene letteralmente invaso da un surrealismo felliniano e da uno stile grottesco degno de “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrick, che sembrano essere i veri protagonisti del film. A tal proposito questo lavoro è stato definito anche come la commedia più terrificante o l’horror più divertente del 2023.

Il regista cerca di attrarre lo spettatore non più attraverso il genere macabro come nei precedenti film, ma lo paralizza letteralmente, per tutta la durata delle sequenze filmiche, con un’altra tipologia di paura, quella mentale, che se si vuole, sconvolge più di ogni scena trucida o splatter.

In questa turbolenta odissea psicologica, il protagonista interpretato dal Premio Oscar Joaquin Phoenix, è un uomo di mezza età, vittima di una madre che lo opprime e che non gli lascia spazio. Beau forse non riesce a considerarsi figlio, poichè non è stato messo nelle condizioni di esserlo, non gli è stata data la possibilità di essere altro rispetto a quello che Mona (Patty LuPone), la madre, avrebbe voluto lui fosse. 

Vive, o meglio, sopravvive in un quartiere malfamato, solo, circondato dalla feccia della città, e non è un caso che il regista sceglie questa location perché, vivere nei quartieri di periferia, significa essere lontani da una propria identità. E’ paranoico, ha il complesso di Edipo e prende alcuni farmaci che assume a cadenza alternata agli incontri con il suo medico psicoterapeuta (Stephen McKinley Henderson). Il substrato del film si basa sul viaggio che Beau deve intraprendere quando gli arriva la notizia della morte della madre, che poi si rivelerà solo una messa in scena, con l’intento da parte della stessa di verificare se questo figlio, a cui aveva dedicato la sua intera vita, si fosse precipitato da lei. 

Il personaggio di Phoenix inizia un’odissea personale dove si scontrerà con i suoi paralizzanti fantasmi. Il giovane protagonista è un uomo che vive un disagio nei confronti della propria virilità. La madre gli aveva raccontato che il padre era morto durante l’orgasmo del suo concepimento, ma quando incontra Elaine (Parker Posey), la donna di cui era innamorato, viene costretto dalla stessa ad un rapporto sessuale. Inizialmente questo comincia a fargli prendere una nuova percezione del sesso ma quando in seguito la sua ragazza muore, allora si convince che l’orgasmo è nocivo e i suoi mostri, per una coincidenza nefasta, prendono vita.

Beau (Joaquin Phoenix) in un frame di “Beau ha paura”

Tutte le scene di questo film sono una allegorica metafora del frutto della mente del personaggio interpretato da Phoenix. In questo viaggio biblico c’è spazio per il desiderio di una famiglia che viene represso per la paura di non essere un buon padre quando, in una delle sue distorte proiezioni, Beau incontra un uomo che si rivela essere suo padre e schiacciato dal senso di colpa per non averlo mai cercato, nuovamente reprime i suoi obbiettivi.

Ari Aster ha voluto che il suo attore primario facesse emergere le incertezze del tempo di chi vive un rapporto malato e una famiglia disfunzionale. Buau infatti è l’eterno indeciso e questo fa sprofondare la platea in un vortice di sensazioni angoscianti e contrastanti. Al termine delle tre ore di proiezione, lo spettatore pagante è disorientato, si chiede se ciò che gli è stato appena proposto è il sogno del protagonista o ciò che realmente gli succede. E’ un film che turba, che segna emotivamente, ma attrae per l’originalità e la complessa stratificazione in cui il regista e sceneggiatore americano prova a liberare Beau dalle sue ansie.

L’onirico viaggio è una rappresentazione dei sentimenti dell’uomo che vive talvolta una disconnessione della realtà e si immerge in un’esistenza che altro non è che il frutto delle proprie devastanti percezioni. La trappola che Mona tende al figlio, non fa altro che mettere in risalto la fragilità di una madre, che donando incondizionato amore al figlio, si aspetta che lo stesso gli sia eternamente legato per il solo fatto di averlo messo al mondo. L’angoscia vissuta da Mona, nel suo rapporto filiale, si svela quando decide di eliminare dal nucleo familiare la figura del padre, che invece risulta essere necessaria all’equilibrio di ogni figlio. 

Non si hanno fonti certe su ciò che ha ispirato il giovane regista newyorkese in “Beau ha paura”. Potrebbe essere la psicologia freudiana oppure un’analogia letterale con Dante che inizia la sua discesa agli inferi, spaesato e turbato, arrivando sempre più in basso, attraverso gli infernali gironi mentali.

Ari Aster ha un’abilità di catapultare lo spettatore in mondi sempre diversi, tanto da far presupporre che si stia guardando più film uno dietro l’altro, di generi diversi attraverso abili passaggi irrazionali. L’ambizione del regista è evidente in questo road movie in cui Phoenix si trova di fronte ad una nuova paura. Questo di contro fa risultare il film di difficile comprensione, apparendo senza un filo logico e a tratti disunito. Probabilmente, dato il modus operandi di Aster, questo disordine potrebbe essere voluto per non permettere agli spettatori di codificare gli intrinsechi messaggi della storia. Tuttavia “Beau ha paura” è delirante e folle proprio per questo: l’impossibilità di decodificare i discontinui congegni della psiche.

In conclusione Ari Aster, con Joaquin Phoenix, in questa opera ambiziosa prova a sviscerare le criptiche tematiche della psiche. E’ un film di tre ore che destabilizza, per certi versi squilibrato, sicuramente suggestivo ma allo stesso tempo ostico e delirante.

Ari Aster, sarà realmente riuscito nella sua odissea nevrotica e onirica? 

“Beau ha paura”. Un film di Ari Aster del 2023, con Joaquin Phoenix (Beau Wessermann), Patti LuPone (Mona, la madre), Stephen McKinley Henderson (dott. Jeremy Friel), Parker Posey (Elaine Bray). Al cinema.

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