BANKSY, l’impredivilità, l’emozione e il paradosso dell’arte di strada.

 di Andrea Cavazzini

Banksy è lo pseudonimo di un artista britannico noto per la sua arte urbana (street-art), tornato ultimamente alla ribalta della cronaca per due eventi diversi ma accomunati da un’unica filosofia: la morte di George Floyd a Minneapolis, le proteste contro il razzismo  che si sono moltiplicate  in Usa e in tutto il mondo e il ritrovamento in Italia della “Ragazza in lutto”, affrescata sulla porta  di emergenza del Bataclan di Parigi nel 2018, un immagine dal forte valore simbolico perché  è stata la via di fuga per molti ragazzi durante il vile attentato terroristico del novembre del 2015 .  Ma chi è Bansky, questo artista o “arte-terrorista” come ama definirsi, sfacciato e un po’ guascone che lascia traccia del suo passaggio come uno Zorro dell’arte. Nessuno lo conosce la sua vera identità: la sua figura è circondata dal mistero.

Banksy, è un artista versatile e stimolante, non solo per i giovani artisti emergenti, ma anche per il mondo intero. Le sue opere, sovversive e irriverenti, sono di gran lunga le più influenti. Noto anche per i suoi dipinti su tela e per le sue sculture è riuscito a dare un vero impulso all’arte urbana, arte che assume forme diverse a seconda delle tecniche che utilizza. Le sue opere quindi non sono solo graffiti.

Ciò che lo distingue e lo rende al contempo intrigante sono i suoi soggetti e il modo in cui le realizza riuscendo a gestire realismo, ironia e irrisione; trascende l’arte come un direttore d’orchestra.

Sconvolge la coscienza collettiva e colpisce duramente la politica, gli eventi sociali, le guerre.  La sua missione è quella di mostrare un messaggio chiaro e di grande impatto mediatico, irrompe nei musei d’arte più famosi del mondo, senza che nessuno sia in grado di sospettare la sua presenza, non commette alcun vandalismo limitandosi ad appendere le sue opere in incognito e mettendo in forte imbarazzo la direzione di qualche museo che impiega  giorni per rendersi conto che un dipinto insolito era appeso alle pareti.

E poi la sua capacità di affascinare la gente e il suo modo di essere ovunque e in nessuna parte lo rende ancora piu intrigante da far aleggiare intorno a lui questa veste di imprendibile. La sua missione principale è restare anonimo riuscendo sempre nel suo intento. Nessuno è mai riuscito a catturarlo. La sua arte fa pensare, scioccare, provocare e soprattutto parlare le persone.

Tra le sue diverse iniziative “spericolate”, va ricordato il progetto “Ghetto di Babbo Natale”  dove ha realizzato dipinti sul muro di Betlemme, attorno al campo profughi di Ayda, per dare una speranza agli abitanti palestinesi. Il muro di separazione diventa gradualmente una gigantesca tela artistica, come quella con l’immagine della piccola donna vietnamita bruciata dal napalm che tiene per mano Topolino e la mascotte di McDonald, Ronald.  E ancora la campagna #WithSyria per rendere omaggio agli oltre nove milioni di persone che hanno perso le loro case dall’inizio della guerra civile in Siria con tutti gli orrori prodotti dai pianificatori del terrore.