Il ring è quello della WEGIL, che ospita la mostra più interessante dell’anno
La domanda chiave che il pubblico deve porsi di fronte a questo tipo di mostre bilaterali non è di certo quella piaga contemporanea del che ci vedi?. Piuttosto è estremamente più interessante capire i punti di contatto e di divergenza tra due artisti che sono la cartina di tornasole della storia e della storia dell’arte. Dunque la domanda da porsi è: Perché proprio il notissimo Andy Warhol e l’ignotissimo Banksy?
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C’è un precedente. Siamo al secondo round di un match iniziato dallo stesso Banksy in una mostra del 2007 dal titolo evocativo ”Warhol vs Banksy”. Il fatto che mai prima di questa mostra – parole del curatore Giuseppe Stagnitta – ci sia stata un’esposizione a confronto tra il writer anonimo più famoso della storia e l’artista contemporaneo più famoso di tutti, è un mistero ancor più misterioso dell’identità di Banksy. Anche perché, come vedrete, l’ascendente di Warhol su Banksy non solo ne influenza e ne modifica i lavori, ma si fa main theme di alcuni dei più importanti.
Prendiamo ad esempio la più famosa serigrafia della storia. La Marilyn Monroe di Warhol è seducente interessata, sofferente senza dubbio, simbolo di mercificazione delle icone e della bellezza anche di fronte alla sua morte violenta avvenuta poco prima della realizzazione dell’opera. Banksy, mai velato e sempre diretto nella sua arte, risponde decenni dopo con la sua Kate Moss in versione pop. La supermodella inglese è invece seducente distaccata, lo sguardo è maledetto, quasi fosse l’alter ego dell’attrice, ma fatto da Bacon. Moss sembra molto più fredda e inarrivabile di quanto non lo sia Marylin. Se la prima è una critica aspra, l’altra è una constatazione di fatto.
Non c’è niente che Banksy non faccia per non mettersi in ”competizione” con Warhol. A parole, quando risponde ai famosi 15 minuti di celebrità con Ognuno avrà nella vita 15 minuti di anonimato. A opere, quando alle star politiche internazionali di Lenin, Mao e Kennedy della Factory si contrappone la nazionalissima Regina Vittoria. E proprio a proposito sull’argomento Sua Maestà, i due artisti si sono cimentati nel ritrarre Elisabetta II, uno nei panni di icona pop, l’altro in un’irriverente scimmia vestita bene. E ancora le zuppe Campbell, dozzinali e popolari diventano con un semplice tocco duchampiano, un barattolo di pelati TESCO, major alimentare e non solo, simbolo di un consumismo senza limiti. E pensare che al MoMA non se n’era accorto nessuno di questo quadro, dopo che Banksy lo appese in un ascensore durante una delle sue incursioni…
E chiaramente anche il frutto proibito dell’arte contemporanea, la Banana, passa dall’essere la sessuale e irriverente copertina del disco dei Velvet Underground x Warhol, alle pistole Pulp pacifiste del writer di Bristol.
Ma la cosa più importante che rende questa mostra più importante delle miriadi di altre esposizioni di Banksy sopratutto, è che ci sono i Muri. Riempire le sale di copie di Banksy è cosa ormai inflazionata, ma poter godere degli originali distacchi dei muri è qualcosa di certamente raro.
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Se poi uno dei murales in questione è il capolavoro Season’s greetings (Buone Feste) del 2018, potrete vedere letteralmente un pezzo di storia dell’arte. Satirico, toccante, universale e contemporaneo. Il messaggio che Banksy vuole gridare al pianeta è fin troppo chiaro per essere ignorato. E nemmeno sua maestà può permettersi di non vederlo.
I Muri sono visibili se non piove, quindi per una volta valutate se chiudervi in un museo in caso di maltempo.
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Warhol and Banksy a cura di Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta – Patrocinata dalla Regione Lazio, in collaborazione con LazioCrea e prodotta da MetaMorfosi Eventi e Emergence Festival – Wegil di Roma dal 20 dicembre al 6 giugno 2025