Atto Unico: la nuova stagione del Teatro Stabile di Torino

70 anni di teatro tra ricorrenze e novità.

Lo scorso 4 giugno 2024, presso il Teatro Gobetti, è stata presentata Atto Unico, la nuova stagione del Teatro Stabile di Torino. La futura programmazione verrà inaugurata il prossimo ottobre con lo spettacolo Cose che so essere vere del drammaturgo australiano Andrew Bovell, con la regia di Valerio Binasco, attualmente direttore artistico del Teatro Stabile. La stagione dopo l’inaugurazione proseguirà con altri 69 titoli, per un totale di 70 spettacoli, come medesimi sono gli anni che la fondazione del Teatro Stabile compirà nel 2025. Gli spettacoli come di consueto saranno divisi tra  il Carignano, il Gobetti e le Fonderie Limone di Moncalieri, tra ottobre 2024 e giugno 2025. Riconfermata anche la proficua esperienza di “Prato Inglese”, durante la quale, nel mese di luglio, verranno riproposti i capolavori shakesperiani nella cornice barocca del Carignano, con la regia di Jurij Ferrini.

Alessandro Bianchi, Valerio Binasco, Filippo Fonsatti; ph Luigi De Palma

A dare il via alla presentazione il Presidente del Teatro Stabile, Alessandro Bianchi, che, dopo i saluti preliminari, ha sottolineato l’importanza del titolo della stagione che, nonostante si tratti di un titolo al singolare, la stagione parla di pluralità, dialogo, ascolto e contaminazione, di confronto tra arti e linguaggi.

Prima che il microfono venisse ceduto al Direttore Filippo Fonsatti, affinché illustrasse gli sviluppi progettuali intrapresi dal Teatro e la stagione in sé, i rappresentanti delle istituzioni presenti, tra cui la Regione, il Comune con la persona del sindaco Stefano Lo Russo, La Cassa di Risparmio di Torino e la Fondazione Sanpaolo, hanno porto i loro saluti.

Il Teatro Stabile, con il supporto delle due fondazioni bancarie torinesi sopracitate, si sta infatti impegnando e continuerà a farlo anche per la prossima annualità sul tema della sostenibilità ambientale, rendendo le sue strutture più efficienti dal punto di vista energetico e puntando su un’alimentazione degli impianti proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili. Di pari passo, continua l’impegno per offrire un teatro accessibile con la formula dell’abbonamento “Un posto per tutti”, iniziativa resa possibile grazie al sostegno di CRT, atta ad offrire 1000 abbonamenti ai cittadini torinesi con basso reddito. Continua anche l’impegno nell’abbattimento di ogni barriera culturale e architettonica.

Entrando nel merito della stagione, è stato rinnovato e ampliato l’entourage degli artisti associati e residenti. Leonardo Lidi, nel corso del prossimo triennio, condurrà la direzione della scuola per attori oltre ad essere regista residente. Tra gli associati figurano nuovi nomi noti al grande pubblico del teatro e della danza, tra cui Kriszta Székely, che curerà la regia de Il costruttore Solness di Ibsen, e il drammaturgo e regista Liv Ferracchiati, che si cimenterà in una plurima veste nel suo Stabat Mater. Infine, Silvia Gribaudi, con il suo Suspended Chorus, intende rinnovare un dialogo con il pubblico per riflettere su come lo sguardo sui corpi possa rivoluzionarsi.

Continua anche per l’anno a venire l’interesse di Lidi nei confronti del grande drammaturgo russo Anton Čechov, di cui porterà in scena Il giardino dei ciliegi. In occasione di questa terza tappa čechoviana, sarà proposta la Maratona Progetto Čechov che consentirà agli spettatori di assistere, a partire dal mattino del 30 novembre 2024, a Zio Vanja, Il gabbiano e Il giardino dei ciliegi. Lidi sarà anche impegnato con la messa in scena di La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams, un testo che tratta tematiche riguardanti l’identità sessuale, la famiglia tradizionale, il passato e il futuro.

Nel corso di questa stagione, Gabriele Vacis non soltanto inaugurerà la prima tappa de La trilogia dei libri. Antico Testamento, un progetto triennale sui testi sacri delle religioni monoteiste, ma insieme ad Alessandro Baricco festeggerà i 30 anni di Novecento, spettacolo che ha visto come  suo straordinario interprete Eugenio Allegri, scomparso nel 2022.

La drammaturgia  contemporanea di Suzie Miller sarà affrontata da Marta Cortellazzo Wiel, che si dedicherà alla regia e all’interpretazione di Prima Facie. Giulio Graglia, il 23 aprile 2025, debutterà con Festa grande d’aprile, un testo teatrale di Franco Antonicelli, una delle voci della Resistenza italiana, che narra le vicende italiane dal 1924 al 1925. Uno spettacolo realizzato con la collaborazione del Polo del ‘900.

Filippo Dini, attualmente direttore artistico del Teatro Stabile del Veneto, sarà presente con I parenti terribili di Jean Cocteau, una coproduzione tra il teatro di cui guida la direzione artistica e il Teatro Stabile di Torino. Tra i grandi ritorni, oltre ai Sei personaggi in cerca d’autore di Binasco, che nella quasi trascorsa stagione ha registrato una grande affluenza di pubblico, ci sarà Fred, un racconto entusiasmante e dalla stravagante vitalità sulla figura di Fred Buscaglione, dove Brachetti dirige Matthias Martelli, che si confronta sulla scena con le musiche di Fabrizio Bosso.

Tra gli altri titoli, La grande magia con Natalino Balasso e Michele Di Mauro diretti da Gabriele Russo,  La locandiera in cui Sonia Bergamasco torna ad essere diretta da Antonio Latella, La valigia con la regia di Paola Rota e con Giuseppe Battiston. Alessandro Serra, dopo La tempesta, tornerà con Tragudia. Il canto di Edipo, seguito da Taverna Miresia dell’emergente Mario Banushi. Non mancheranno nemmeno Emma Dante, Massimiliano Civica, Toni Servillo, Gabriele Lavia, Roberto Andò, Filippo Manzini e molti altri tra registi e attori. 

Leonardo Lidi; ph Gianluca Pantaleo

Molti i nomi, le tematiche e le poetiche della nuova stagione del Teatro Stabile di Torino, da cui emerge l’intento di intessere una multidisciplinarietà tra i vari linguaggi del corpo e i sfaccettati temi, anche quelli più spinosi come la guerra, come sottolinea l’immagine del cartellone di questa nuova stagione. Il direttore artistico Valerio Binasco, congedando gli astanti, ha recitato “La guerra”, un componimento antimilitarista di Trilussa, ribadendo, con la sua azione e con le sue parole a corredo dei versi, il ruolo che il teatro e le arti dovrebbero avere, secondo la sua visione, nel mondo fenomenico.

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