Tra l’assurdo e il neorealista, identità e alterità, il testo del regista siciliano è tornato “finalmente” sul palcoscenico del Teatro Stabile di Palermo
Assassina di Franco Scaldati, nell’adattamento e con la regia di Franco Maresco con Claudio Uzzo, in collaborazione con Umberto Cantone, ha debuttato dal 13 al 22 marzo in Sala Strehler, al Teatro Biondo di Palermo.
In questo universo parallelo che è il teatro, mai estraneo e sempre in bilico tra reale e irreale; fisico e metafisico; dionisiaco e apollineo; grottesco e armonioso, ci troviamo ad assistere ad una messa in scena dirompente, poetica e dal taglio cinematografico. Ma come si può rappresentare un taglio cinematografico in palcoscenico? Questa è una tra le cifre stilistiche di Franco Maresco, che ne ha riadattato la pièce. Politico e sociale, Assassina è uno tra i testi fondamentali della poetica di Scaldati, perchè ne ripercorre motivi e figure attraverso la misuratezza di un grottesco che sgrana ogni convenzione naturalistica nel farsi veicolo di un gioco teatrale di connessioni tra realtà e sogno, identità e alterità, infanzia e vecchiaia, presente e passato.
Espressione della società che ci circonda, come ai tempi di Aristotele, il teatro permette di cogliere gli eterni sentimenti dell’animo umano e i problemi delle relazioni profonde, attraverso un duplice meccanismo: l’immedesimazione e la distanziazione. In questo lo spettacolo è riuscitissimo. Assassina oltre a mettere in scena il dramma intimistico e psicologico di due buffe figure, a tratti spettrali, una vecchina e un omino, mette in scena il dramma della loro quotidianità fatta di miseria, solitudine e difficoltà nelle relazioni. I protagonisti vivono la loro quotidianità in un tugurio, una casa collocata idealmente nei quartieri storici di Palermo. I due personaggi, grotteschi, smisurati e in bilico tra reale e surreale, saranno accompagnati da una donna, una figura spettrale, che apparirà al pubblico come una presenza estranea ed al contempo familiare.
Calato in una realtà che bussa incessantemente alla porta della coscienza, i protagonisti vivono nel ricordo che li attanaglia al presente. La vecchina e l’omino non si incroceranno mai, se non in conclusione dello spettacolo, nonostante vivano nella stessa casa. La casa è vista come il luogo della memoria, degli affetti, concresciuta alla vita dei suoi abitatori, attraverso i suoi mobili, oggetti, la radio e persino gli animali e gli insetti che la abitano e con i quali i due personaggi riescono a trovare un dialogo, fluido ed empatico. Anche tra il pubblico e l’ azione scenica vi è una distanza, visibile sia fisicamente che idealmente. Sul palcoscenico è posto un sipario fisso in tulle, subito dopo la prima quinta di palcoscenico. Il tulle rende a tratti sfocata la rappresentazione, oltre ad essere supporto per le video proiezioni di Maresco, evidenzia una distanza che è tangibile, rendendo il palcoscenico luogo intimo e privato attraverso il quale il pubblico osserva i drammi altrui per riflettere sulla propria condizione, che è la stessa della società che ci circonda.
I personaggi sulla scena si confrontano costantemente con un doppio sé, e la vecchina, interpretata magistralmente da Melino Imparato, teme per la propria incolumità perché si sente minacciata dalla sua stessa ombra. Questo momento, che suscita sicuramente molta ilarità da parte del pubblico, è un momento fortissimo di estraniazione del proprio io per connettersi con l’altro. Un ipotetico altro che è sempre sé stesso.
Aristotele che nella sua arte poetica scrive che il teatro riesce, grazie all’abilità degli attori, a far fremere gli spettatori, a indurli a seconda dei casi alle lacrime o al riso, con un processo che opera una sorta di “purificazione” o catarsi; ma questo avviene soltanto nell’ambito dello spazio-tempo della rappresentazione, della messa in scena dell’opera. In questo spettacolo questo processo, descritto da Aristotele, è totalmente compiuto, riuscendone a intravedere derive ancora più lontane. Franco Scaldati è tornato al teatro Stabile, speriamo possa questo compiersi nuovamente, perché Scaldati è Palermo, è il teatro, è immaginazione, è tradizione, è bellezza, è speranza.
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Assassina – di Franco Scaldati, Franco Maresco e Claudia Uzzo. con Melino Imparato, Gino Carista e Aurora Falcone, scene e costumi Cesare Inzerillo e Nicola Sferruzza, musiche Salvatore Bonafede, immagini video di Francesco Guttuso. Teatro Biondo di Palermo – Sala Strehler dal 13 al 22 marzo 2024
Foto di copertina: Melino Imparato