Aspettando Re Lear: aspettando la redenzione

In scena il 3-4-5 novembre al Teatro Goldoni di Venezia il riadattamento della tragedia shakespeariana, con la regia ed interpretazione di Alessandro Preziosi.

Il Re, la Figlia, le Figlie, il Matto, il Servo, il Figlio, i Figli… tutti i personaggi del Re Lear (interpretato da un potente Alessandro Preziosi), l’anziano sovrano di Britannia che decide di abdicare il proprio trono in favore delle due figlie maggiori ed approfittartici Goneril e Regan, escludendo la figlia minore e favorita, Cordelia, l’unica che gli riserva un amore puro e sincero. Una scelta che costa cara al sovrano, sottoposto alle privazioni ed umiliazioni che le figlie maggiori presto gli riservano facendolo cadere nella pazzia e rimpiangere l’unica figlia onesta da lui disconosciuta.

Alessandro Preziosi

Ad accompagnare il sovrano in questo viaggio di desolazione, il buffone di corte detto Matto, Il fedele conte di Kent, bandito dal re per aver difeso Cordelia, poi tornato a corte travestito da servo e il conte di Gloucester detto Gloster, anche lui in preda a tradimenti familiari: infatti il figlio illegittimo Edmund, con lo scopo di appropriarsi di tutta l’eredità, inganna il padre facendogli credere al tradimento da parte del legittimo figlio Edgar, costringendo così quest’ultimo alla fuga e all’assunzione di una nuova identità, quella del matto Tom.

Il riadattamento tenuto da Tommaso Mattei riporta se pur in riduzione, fedelmente i dialoghi e monologhi della tragedia shakesperiana del 1605, che vede l’assegnazione a molti dei suoi personaggi di un ruolo duplice, di una doppia identità: chi la perde per scelta come Kent diventando servo, chi la perde per sopravvivenza come Edgar diventando Tom, chi per dolore, come il sovrano Lear con la sua degradante follia, una fuga, anche questa, dalla realtà.

Una duplicità quella dei protagonisti di questa tragedia, resa ancora più evidente dalla regia di Preziosi che riporta in scena i personaggi del dramma, dividendoli tra i suoi suoi quattro attori: Nando Paone nei panni del conte Gloster, Roberto Manzi nei panni di Kent poi servo, Federica Fresco nel ruolo del Matto, Cordelia e le altre figlie, infine Valerio Ameli nei panni dell’illegittimo Edmund e a seguire del legittimo figlio Edgar poi Tom. Lo scambio tra gli attori è denotato dalle diverse impostazioni vocali che mutano nell’arco di poche battute; così come i loro movimenti e posture, funzionali e versatili a questa trasformazione. Infine tutti gli elementi scenici accompagnano questi passaggi, con lo stesso iposcenio che funge da ingresso e cambiamento di ruolo per gli stessi personaggi.

La ricca scenografia, costituita dalle opere di Michelangelo Pistoletto, nello specifico due porte e uno specchio in mattoni sul retro della scena; un tavolo, un letto ed una sbarra nella parte anteriore del palco, dona un’ atmosfera contemporanea ed astratta al dramma. Una scenografia in sintonia con la recitazione duplice ed addirittura triplice degli attori Valerio Ameli e Federica Fresco, recitazione che i due interpreti reggono con abilità e naturalezza. Le opere dell’artista, con cui gli stessi interpreti “giocano” nei loro passaggi di ruolo hanno una funzione centrale, come l’utilizzo dello specchio che permette agli attori un dialogo con l’alter ego del secondo o terzo personaggio interpretato; in questo caso il “botta e risposta” che avviene tra Edmund e il fratellastro Edgar , impersonati entrambi da Ameli e la propria immagine riflessa.

La bravura degli attori riesce a reggere i cambiamenti di ruolo della tragedia, tuttavia la duplicità dei più ruoli interpretati e la moltitudine di elementi scenici rende talvolta difficile il fluire di un dramma già di per sé intricato, un palco troppo “ricco”, quello con le opere di Pistoletto ma che, come si legge dallo stesso programma, ha una sua funzionalità:” uno spazio all’interno del quale il nostro protagonista è braccato come un leone in gabbia dalle sue errate valutazioni nel rapporto autorità/patria potestà e dall’analisi di quello che è stata la sua vita fino a quel momento”.

Una perdita della ragione che non è vista necessariamente come una perdita negativa, bensì una acquisizione di consapevolezza ed autoanalisi del suo protagonista, delle sue scelte e dei suoi errori perché “non puoi permetterti d’essere vecchio prima ancora di essere maturo!” afferma il Matto. Durante i suoi 100 minuti di durata Aspettando Re Lear rende partecipi di questa trasformazione, perché se è vero che dal dolore deriva un cambiamento il nostro Lear soffre tremendamente, in un dialogo disperato che appare quasi richiesta di aiuto al pubblico, “chi può dirmi chi sono io?” chiede Lear con gli occhi persi. Una vulnerabilità umana da cui e impossibile rimanere distaccati, Lear e il suo seguito tra cui il Matto e i traditi Gloster ed Edgar si mostrano al mondo con le loro fragilità e sventure scegliendo comunque il lato migliore del proprio essere.

Le luci hanno un ruolo fondamentale, accompagnano delicatamente i monologhi e dialoghi caratterizzanti la tragedia come quelli di Lear, Cordelia e Gloster. In tal senso centrale e potente la luce che illumina re Lear durante la scena centrale della tempesta: “Poveri nudi sventurati, ovunque voi siate che patite i colpi di questa tempesta spietata, in che modo le vostre teste senza casa e i vostri fianchi scarni, i vostri stracci pieni di buchi e di finestre potranno difendervi da tempi come questi? Ah, me ne sono curato troppo poco!” afferma il re proseguendo:“Esponiti a sentire ciò che sentono i poveri, per poterti scuotere di dosso il superfluo e darlo a loro, rivelando Cieli più giusti”. In monologhi come questi i giochi di luce sono accentuati e il loro cambio di colore (viola e rosso) donano quasi una dimensione sacrale al sovrano nella ricerca di se stesso tra ragione e follia.

La musica di Giacomo Vezzani accompagna tutto il percorso di crescita dei personaggi, regalando suspense nei momenti più tesi e tenerezza in quelli più intimi, come nel caso della descrizione dell’animo di Cordelia, venuta a conoscenza delle angherie subite dal padre, qui il suo dolore espresso con l’affermazione: ” Avete mai visto sole e pioggia insieme, così le sue lacrime e i suoi sorrisi” è accompagnato da un suono leggero e ritmato che quasi richiama le lacrime della giovane. Anche i costumi etici e sostenibili, ideati dal collettivo Fashion BEST, giocano un ruolo di accompagnamento, abiti semplici, moderni, con qualche richiamo medioevale, i cui pezzi di stoffa vengono strappati letteralmente man mano che avviene una nuova acquisizione di consapevolezza o identità; il Matto di Federica Fresco diviene Cordelia quando si toglie il cappello, Lear e Gloster si spogliano riconoscendo i propri errori, gli sbagli dei genitori e dei padri.

Valeria Fresco

Un protagonista che acquisisce sempre più consapevolezza, svestendosi “di dosso il superfluo”, imparando l’umiltà. Lear perde perché costretto i suoi privilegi lasciando andare un ego smisurato ed egoista che ne avevano per una vita accecato il buon senso. Il dolore e la sua follia lo rendono finalmente libero da tutti i preconcetti di potere in cui si è riconosciuto per tutta la vita e gli insegnano l’amore, perché come afferma l’adorata figlia Cordelia: “se vuoi che qualcuno ti ami non devi volere il potere” . Aspettando Re Lear, ha tanto in scena, forse anche troppo, ma il significato è chiaro, dire “ho sbagliato”, un messaggio semplice e allo stesso tempo complicato da ammettere a se stessi, che fa di Re Lear una tragedia attuale e di cui avremo sempre bisogno.

Aspettando Re Lear, adattamento di Tommaso Mattei; da Re Lear di William Shakespeare. Regia di Alessandro Preziosi, con Alessandro Preziosi, Nando Paone, Roberto Manzi, Federica Fresco e Valerio Ameli. Scenografia di Michelangelo Pistoletto, costumi di Cittadellarte Fashion BEST, musica di Giacomo Vezzani. Produzione PATO srl, TSV-Teatro Nazionale.

Foto di copertina: Nando Paone e Alessandro Preziosi