Artemisia Gentileschi: l’arte messa in secondo piano

Tra capolavori e spettacolarizzazioni di una violenza, al Ducale di Genova la mostra che (non) rende omaggio alla grande artista

Inaugurata il 16 novembre, la mostra “Artemisia Gentileschi: coraggio e passione”, già dal titolo mette in risalto un punto di vista che mira alla spettacolarizzazione e non all’arte.
Curata da Costantino D’Orazio in collaborazione con Barbara Grosso, e realizzata da Arthemisia, l’esposizione si articola in diversi capitoli narrativi sulla figura della donna e dell’artista.
Sin dall’inaugurazione la mostra ha suscitato pareri contrastanti, chi l’ha adorata, chi ne è uscito con un po’ di perplessità. Io ho tentato di vivere l’esperienza evitando pregiudizi o pareri affrettati.


Purtroppo già dai primi pannelli l’impostazione è stata quella che temevo: balza subito all’occhio la scritta “Dove tutto è cominciato” che fa riferimento all’episodio che ha visto Gentileschi vittima di uno stupro da parte di Agostino Tassi. E, nonostante venga dichiarato che “sarebbe un torto identificare Artemisia con quell’atto brutale”, questo mood continua per tutto il percorso espositivo, il termine “stupro” è un motivo dominante, e culmina nella rappresentazione metateatrale del luogo in cui la violenza è stata consumata.

Per fortuna non c’è solo questo. La mostra mette in risalto il rapporto che Artemisia ebbe con il padre Orazio: i due artisti sono messi a confronto attraverso tele con simile soggetto – come il gruppo Giuditta e Oloferne. Ed è da questo confronto, unito a quello di altri artisti di stile caravaggesco, che palesa come Artemisia abbia superato il linguaggio del padre, ma anche di altri artisti.

Artemisia
Giuditta e la sua serva con la testa di Oloferne -1640

Ma, facendo un passo indietro, chi è Artemisia Gentileschi e perché dovremmo smetterla di parlare di lei mettendola in relazione alla violenza che ha subito?

È stata la prima donna a essere ammessa in un’Accademia d’arte, la prima ad essere riconosciuta come artista, la pittrice che scelse di fare della sua passione per l’arte la sua ragione di vita. Fa parte dei “caravaggeschi” e la sua arte non ha nulla di meno rispetto ad altri artisti più “inflazionati” e uomini. (Non mi risulta che Caravaggio venga associato al tentato omicidio – che lo vede con la spada dalla parte del manico – ogni volta che se ne parla)

Purtroppo, la vicenda che la vede protagonista e parte lesa, sembra focalizzare l’attenzione delle esposizioni e lo stupro viene in qualche modo spettacolarizzato, centrando l’attenzione sul dolore e non sull’arte. Il risultato che si ottiene con un’operazione del genere è quindi quello di puntare i riflettori sull’evento drammatico, sul violentatore e apporre uno status di “vittima” a chi invece dovrebbe essere considerata primariamente “artista”.

Con questo non intendo dire che Artemisia Gentileschi non sia stata un esempio di tenacia, passione e coraggio, anzi, ma puntare l’attenzione su una violenza e non sull’arte è in qualche modo una svalutazione dell’artista stessa, in particolar modo in un periodo storico come quello in cui stiamo vivendo che finalmente sente alzarsi le voci delle donne in opposizione alle violenze.

Ma quindi la mostra è da bocciare? Assolutamente no. Artemisia è sempre lì, a partire da “Susanna e i vecchioni” (1610) finendo l’ultimo dipinto esposto, “L’Annunciazione” del 1630.

Artemisia
Susanna e i vecchioni – 1610

Sicuramente la mostra rende omaggio alla personalità dell’artista e il visitatore può ammirare molti (circa 50 provenienti da tutta Europa) dei suoi dipinti più noti, messi a paragone con il padre e altri artisti. C’è una piccola, ma di rilievo, citazione iniziale ad altre artiste a lei pari, come Angelika Kauffmann, Elisabetta Siani, Sofonisba Anguissola, etc.

L’arte, tolta dalla contestualizzazione in cui decidiamo di porla, è sempre arte. Artemisia è sempre Artemisia, e quindi sì, il consiglio è di visitare la mostra, perché vale sempre la pena immergersi nelle meraviglie artistiche del Barocco italiano, con l’esortazione a porre l’attenzione all’artista e non a quello che le è accaduto.

Artemisia Gentileschi: coraggio e passione – La mostra è promossa e organizzata da Arthemisia con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Genova e Regione Liguria – Rientra nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro 2023 – A cura di Costantino D’Orazio con la collaborazione di Anna Orlando Dal 16 novembre 2023 al 1 aprile 2024.