Antichi maestri

Antichi Maestri e non si salva nessuno: Tiezzi-Lombardi portano in scena il romanzo di Bernhard

Se neanche l’arte ci salva, dove possiamo trovare un riparo? È su questo assunto che si basa lo spettacolo Antichi Maestri, tratto da Thomas Bernhard, che Federico Tiezzi (alla regia) e Sandro Lombardi (nel ruolo di Reger) portano in scena con un risultato da standing ovation. Lo spettacolo è in programmazione al Teatro Duse di Genova dal 27 al 29 gennaio.

A sipario aperto sin dal primo ingresso in sala lo spettatore viene accolto dalla vista di uno spazio museale, con una struttura che delimita gli spazi e dei quadri sullo sfondo. Impossibile non notare come su cinque quadri solo uno sia in evidenza. L’opera è L’uomo dalla barba bianca del Tintoretto e rappresentata è la Sala Bordone del Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Iniziato lo spettacolo, si scoprirà che un uomo (Reger, portato in scena da Lombardi) – da più di trent’anni – un giorno sì e un giorno no, si reca in questa sala e osserva il famoso quadro. È un’abitudine, unita a quella di trascorrere i pomeriggi all’Hotel Ambassador, senza la quale – come afferma – gli sarebbe impossibile continuare a vivere.

Insieme a lui, in questo impianto scenico, ci sono due uomini: Atzbacher (Martino D’Amico) uno scrittore che commenta lo svolgersi degli eventi come una voce fuori campo e osserva l’uomo, studiandone le sue teorie, i suoi rituali universali, i suoi pensieri sulla vita, sull’arte, sull’uomo; e poi c’è Irrsigler (Alessandro Burzotta), il custode del museo, un personaggio muto a cui è affidato un ruolo fisico, che fa da cornice, da osservatore, da protettore.

La base drammaturgica dello spettacolo nasce dalla richiesta di Reger ad Atzbacher di ascoltare la sua storia e le sue teorie su vita, arte, amore. Così nel corso del racconto lo spettatore passa da un’invettiva all’altra, contro gli storici dell’arte e contro l’arte stessa, contro chi legge tutto e non ha capito nulla, contro Delacroix, Beethoven, Bach, Goethe, “quel nazista di Heidegger”, passando anche dalla Basilica di San Pietro a Roma. Un’invettiva contro la stessa arte degli “Antichi Maestri” che, dietro la perfezione, cela uno schiavismo volto allo Stato. Insomma, non si salva nessuno. «Solo dopo aver constatato che il tutto e il perfetto non esistono possiamo concederci di vivere» afferma.

In questo viaggio autobiografico racconta del suo amore e del suo legame con quella Sala Borbone del Kunsthistorisches Museum di Vienna: è proprio lì, davanti al Tintoretto e al suo uomo dalla barba bianca, che ha incontrato la donna che ha amato e perso.

La Compagnia Lombardi-Tiezzi porta in scena un’opera basata su contraddizioni e stimoli, in cui alla fine nulla accade e nulla cambia.

Tiezzi dà vita a un testo complesso di Bernhard con una semplicità che raggiunge chiunque, e lo fa (anche grazie alla drammaturgia di Fabrizio Sinisi) con uno sguardo diretto, penetrante, colpendo con humor, citazioni filosofiche, creando uno spettacolo che odora di teatro dell’assurdo, di amore e odio verso l’arte e il mestiere dell’arte.

Una messinscena in cui tutto è studiato, dal disegno luci di Gianni Pollini che avvolge e taglia lo sviluppo del racconto, alle scene di Gregorio Zurla che, nella loro geometricamente perfetta struttura, danno allo spettatore l’impressione di star osservando la scena da una finestra aperta sulla sala del museo, creando al tempo stesso unione e divisione dello spazio riservato e invaso dai personaggi.

I tre attori nella loro diversità creano un contrasto armonico: l’immane e solenne Lombardi che si fa portavoce di un malessere universale; D’Amico magistrale nella sua capacità di modulare la voce, capace di far sorgere il dubbio che i suoi pensieri siano espressi da una voce fuori campo; Burzotta dà vita a un personaggio che nel suo silenzio dà gran voce al lavoro dell’attore, capace di parlare attraverso il proprio corpo.

In uno spettacolo che denuncia la perfezione, è quello però il risultato raggiunto. E Tiezzi-Lombardi non deludono le altissime aspettative.

Al Teatro Duse di Genova viene accolto con applausi prolungati, calorosi “bravo” e qualche commozione.

Foto in evidenza di Luca Manfrini

ANTICHI MAESTRI
di
Thomas Bernhard
traduzione Anna Rucha
drammaturgia Fabrizio Sinisi
regia Federico Tiezzi
con: Reger | Sandro Lombardi; Atzbacher | Martino D’Amico; Irrsigler | Alessandro Burzotta
scene e costumi Gregorio Zurla
luci Gianni Pollini
regista assistente Giovanni Scandella
fonico Alessandro Di Fraia
video Nicola Bellucci
direzione tecnica Tommaso Checcucci
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale
in collaborazione con Napoli Teatro Festival Italia