Intervista a Chiara Crupi, co-direttrice artistica di Anomalie Festival 2025
Nato dall’esperienza del Collatino Underground, Anomalie è molto più di un festival: è un progetto culturale e sociale che, dal 2007, trasforma le periferie di Roma in spazi di meraviglia, arte e incontro. Attraverso il linguaggio universale del nuovo circo e del teatro contemporaneo, Anomalie porta spettacoli di altissima qualità là dove la cultura spesso non arriva: piazze abbandonate, quartieri dormitorio, aree dimenticate dal centro della città.
Come nasce Anomalie?
Anomalie nasce nel 2003 dal Collatino Underground, negli spazi di un ex centro sociale. Eravamo un gruppo di una ventina di ragazzi e ragazze e decidemmo di recuperare i seminterrati di un vecchio istituto tecnico abbandonato da vent’anni. In poco tempo, quello spazio di duemila metri quadri è diventato un vero e proprio centro culturale: due teatri, uno ricavato da una palestra di basket enorme, sale prove, una sala registrazioni, una sala concerti, una sala fotografia. A Roma allora non c’erano spazi per artisti e artiste, e nemmeno oggi ce ne sono abbastanza. Noi li abbiamo creati.
Lo chiamammo Collatino Underground non solo perché erano seminterrati, ma anche perché si trovava al Collatino, quartiere che vent’anni fa non era certo di moda. Ancora oggi, lì non c’è neanche un cinema, ci sono tanti bingo ma pochissimi luoghi dedicati alla cultura. Dentro il Collatino sono passate produzioni e artisti importanti come: i Santasangre, Fabiana Iacozzilli, Matteo Latino, Arcuri con la sua compagnia. Una scena viva, che ha segnato Roma e l’Italia: gli artisti vanno dove trovano spazi.
Abbiamo ospitato festival come Ipercorpo, accolto compagnie come i Motus, Castellucci, e lavorato con figure come Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Poi è arrivato Eclettica, al Pigneto, con nomi come Donatella Rettore, Nanni Moretti, Moni Ovadia, Stefano Benni, Ascanio Celestini e molti altri. Il messaggio era chiaro: attraverso le arti si arriva più lontano che con la sola politica.
Il passaggio da Collatino ad Anomalie: qual è stato il motore?
L’idea era non solo offrire spazi fisici, ma portare cultura nei luoghi ghettizzati, dove non ci sono biblioteche né teatri, dove spesso restano soltanto criminalità e abbandono. Così nel 2007 montammo il primo tendone di Anomalie alla Rustica, a Casale Caletto, tra case popolari e strade che ancora non esistevano.
Da allora, la missione è stata chiara: portare spettacoli di alta qualità nelle periferie, renderli accessibili, gratuiti per gli abitanti dei municipi e con biglietti simbolici a 3 euro per gli altri, perché molte persone non si spostano verso il centro, non ci sono mezzi pubblici adeguati. La cultura deve arrivare dove serve. Anomalie è sempre stato sostenuto dall’Estate Romana e, negli ultimi sei anni, anche dal Ministero con il Fus. Noi vogliamo che i fondi pubblici tornino al pubblico. Per noi è una vera missione.
Perché il nome “Anomalie”?
Dal “villaggio dell’anomalia”: arrivi in quartieri dormitorio, dove non succede mai nulla, e all’improvviso crei festa, un mondo colorato come un circo. Ma non il circo tradizionale con gli animali, che in Italia ancora resiste nonostante sia illegale, ma la legge purtroppo viene prorogata continuamente. Noi ci ispiriamo al nuovo circo di creazione contemporanea, nato in Francia un secolo fa: acrobati, clown, performer che meravigliano e trasformano la scena.
Anomalie è proprio questo: unione di teatro sperimentale e nuovo circo, linguaggio internazionale fatto di stupore ed emozione.
E oggi cosa rappresenta Anomalie?
Oggi è un festival interamente dedicato al nuovo circo, con tante prime nazionali ed europee. Prediligiamo opere senza parole: lo stupore parla a tutti, senza distinzione di genere, cultura, lingua.
Quest’anno siamo a Largo Mengaroni, zona Tor Bella Monaca, per la prima volta. È una piazza bellissima e già molto vissuta, rigenerata anche grazie al Cubo Libero, biblioteca di quartiere e all’ex centro sociale oggi riqualificato e sostenuto da fondi europei e dalla Fondazione Bulgari. Qui si fa formazione, si promuove la lettura, si tolgono i bambini dalla criminalità. Noi arriviamo e aggiungiamo un teatro dell’anomalia, una visione diversa. Attraverso l’arte e la cultura si fa sicurezza.
Ogni anno cambiamo piazza, scegliamo i luoghi più abbandonati, più degradati. La nostra missione è rivitalizzarli. In Francia esiste un centro culturale in ogni quartiere, finanziato dallo Stato: lì gli spazi si aprono, non si chiudono. In Italia invece, senza sostegno, molti luoghi culturali finiscono per chiudere o trasformarsi in discoteche. È un peccato enorme.
Un ricordo personale di questi anni?
Ce ne sono tanti. Una volta, in una piazza popolare, una signora era così felice della nostra presenza che ogni sera ci portava un dolce o una lasagna. Amava il teatro ma non poteva permetterselo, anche per una questione di distanza dal centro della città. Ci ringraziava così, con una generosità che non dimenticherò.
Un altro ricordo è legato a mio figlio, quando aveva tre anni. Una sera si era addormentato nel passeggino e io temevo che potesse succedergli qualcosa. Una signora del quartiere si offrì di vegliarlo per tutto il tempo dello spettacolo. Questa solidarietà autentica la trovi soprattutto in periferia. Dove spesso “non c’è niente”, l’arrivo di Anomalie porta vita, arte, emozioni. E la gente lo restituisce con umanità.
Anomalie continua così a essere molto più di un festival: è un atto di resistenza culturale, un villaggio temporaneo che porta stupore, arte e solidarietà nei quartieri dimenticati, ricordando che la bellezza non appartiene solo al centro delle città ma può nascere, crescere e fiorire anche ai margini, come un bocciolo tra l’asfalto.
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Anomalie Festival 2025 – Largo Mengaroni, Tor Bella Monaca – dal 30 agosto al 14 settembre 2025
Foto di copertina i direttori artistici: Chiara Crupi e Nicola Danesi De Luca