Le anime in pena sono quelle che si sfiorano nel passaggio di una notte, quelle che non hanno pace e vagano irrequiete alla ricerca di qualcosa che non sanno.
Le anime in pena sono ferite dalla vita e non sanno neanche condividere la loro disperazione, non possono concedersi la tregua di un abbraccio.
Di tutto questo tratta il cortometraggio “Anime in pena” scritto e diretto da Alessandro Corazzi.
Nella notte di Natale Vincenzo e Marika, due disperati che vivono ai margini della società, si incontrano e per un breve momento sembrano riconoscersi. È solo un attimo, il loro viaggio solitario e arrabbiato ricomincia, la lotta della vita riprende.
“Anime in pena” è delicato nel suggerire sentimenti e stati d’animo, Alessandro Corazzi è sottile nella descrizione di due vite solitarie che rifiutano un troppo facile contatto umano senza però chiudere la porta alla speranza che quel contatto mancato possa aprire nuove strade, portare nuove consapevolezze e forse ancora un po’ di energia per cambiare le cose.
L’atmosfera suggerisce più che descrivere, nulla ci viene detto del passato di Vincenzo e Marika e tuttavia sappiamo tutto di loro. È questa la magia di “Anime in pena”, una magia resa possibile dalla profonda interpretazione di Pietro de Silva che con il suo talento sa dare a Vincenzo una grande profondità di sentimenti e molteplici sfumature.
Lo affianca, con uguale bravura, Flavia Rossi che riesce a dare vita al personaggio di Marika senza inutili fronzoli, facendoci arrivare diretti nel cuore della sua sofferenza. Non ci chiediamo quale sia il suo passato, il perché della benda sull’occhio, cosa l’ha portata ad essere un’emarginata. Viviamo con lei la sua rabbia, così come entriamo in empatia con Pietro de Silva e la sua fragilità.
Vincenzo e Marika sono un po’ l’archetipo della sofferenza e dell’emarginazione, facciamo con loro un piccolo tratto di strada, passiamo con loro una notte, riusciamo a sentire i loro sentimenti e ci dispiace un po’ lasciarli, vorremmo voltarci ancora una volta indietro per la curiosità di sapere se quelle ore, quell’incontro hanno cambiato anche solo di poco le loro vite.