“Angry Alan” non è soltanto uno spettacolo esilarante, ma una storia che porta il segno della più cupa attualità, prodotto di un mondo reazionario e relativistico, ormai incapace di gestire in maniera funzionale i rapporti tra uomini e donne.
Cosa accadrebbe se le donne del nostro pianeta scomparissero, se tutte le lamentele femminili fossero messe a tacere e al centro del nostro mondo rimanessero soltanto gli uomini?
“Angry Alan” mette in scena la storia di Roger (magistralmente interpretato da Marco M. Casazza) e il suo incontro con un “guru” dei nostri giorni. Prossimi all’epilogo della grottesca parabola politica di Trump, vediamo nella pièce di Penelope Skinner gli effetti più drammatici di questo fallimento politico e sociale nato negli Stati Uniti, ma poi rapidamente espansosi in tutto il mondo globalizzato.
Il “guru” in questione promette e rivendica la felicità maschile, una sorta di nuova e potenziata emancipazione del “sesso forte”, contro i movimenti femministi. Complottismo, fake news e statistiche prive di fondamento scientifico sono la dinamite di questo meccanismo a orologeria. Gli animi maschili sono incendiati dalle rivendicazioni del “guru”Alan, i raduni del suo movimento sono affollatissimi e anche il nostro protagonista parte alla volta di Detroit per gridare tutta la sua rabbia, per aggregarsi con i suoi “compagni” e chiedere che i diritti degli uomini siano presi in considerazione. Niente più favoritismi per le donne, stop agli assegni di mantenimento, abolizione dell’affidamento esclusivo a favore delle madri, si chiede a gran voce un mondo imparziale o parzialmente inclinato a favore dell’uomo. Basterebbe così poco – a detta di questi uomini – per essere felici: una pillola rossa (come in Matrix) e il mondo torna ad avere senso.
Lo spettacolo è tradotto, diretto e interpretato da Casazza. La messa in scena è ridotta all’osso, per permettere all’attore di far emergere tutta la potenza scenica di cui è capace. E nondimeno la sua interpretazione, impregnata di autentico realismo, rimane sommessa, vivace ed esplosiva solo per brevissimi momenti. Casazza mette in scena un uomo che, nonostante la pretesa di cambiare il mondo, è e rimarrà sempre debole. Il protagonista della pièce soffre di un’insanabile solitudine: al centro della scena sta solo l’ombra di un uomo stanco di assumersi le proprie responsabilità. Una stanchezza ormai a tal punto generalizzata, che chiunque assista allo spettacolo non potrà non riconoscere, nel volto provato e allo stesso tempo vispo di Casazza, un padre, uno zio, un compagno. “Angry Alan” èuno spettacolo che, nonostante alcuni momenti davvero esilaranti, risulta complesso e difficile sopportare, in quanto dischiude scenari sinceramente inquietanti riguardo la nostra epoca.
La finzione si confonde con la realtà, raggiungendo vette inimmaginabili. Questa storia non si limita a far emergere le problematiche derivanti dall’eccessiva liberalizzazione e liberalità della rete, bensì si configura come un vero e proprio atto di denuncia, in quanto ciò che viene raccontato non è pura finzione, ma ispirato a fatti assolutamente reali. MGTOW è il movimento mondiale per la sopravvivenza maschile alla “ginocrazia”, i cui dati di adesione, riportati da diverse riviste – spesso rivolte ad un pubblico femminile – sono francamente spaventosi. Ogni singola affermazione messa in scena dall’autrice si ritrova in maniera pedissequa su blog e siti (che scegliamo di non riportare, per non pubblicizzare il movimento in alcun modo), dedicati alla causa maschile. Questi uomini scelgono una pillola rossa (e non la famigerata pillola blu), in quanto i loro intenti sono in realtà animati da una vera e propria auto-esclusione all’interno della società. Non si tratta, semplicemente, di controllare la donna attraverso un sistema binario e reazionario di dominazione sessuale, ma di qualcosa di più, ovvero della possibilità di mettere a tacere la frustrazione maschile, eliminando il “problema donna” alla radice. Lo si potrebbe definire come una sorta di prodotto “eugenetico” basato sul genere, che continua a essere concepito in maniera esclusivamente binaria. Ed ecco il colpo di scena: il genere non è necessariamente binario e qualcuno tra i nostri cari potrebbe sentire il bisogno di portare alla luce questo doloroso sentimento di scissione e diversità. Cosa fare a questo punto? Chiediamolo ad Alan!
“ANGRY ALAN” di Penelope Skinner, tradotto, diretto e interpretato da Marco M. Casazza, con assistente alla regia Barbara Enna e prodotto La Contrada – Teatro Stabile di Trieste, sarà in streaming dal 19 al 22 novembre ore 21 su www.teatrobelli.it.