di Gabriele Almansi
In questa fine estate capita di imbattersi in serate ventose che riservano un refolo di novità ed energia, che escono dal coro starnazzante di “rottura” che i Festival più in auge ci propongono. Quindi senza assistere a nessun nudo maschile, senza dieci minuti di teatro muto – e senza microfoni – a Villa Corsini Sarsina di Anzio il pubblico ha affollato l’ultimo appuntamento della rassegna “Anzio nel Mito”: l’Anfitrione di Plauto nella versione di Moliere, prodotta dall’emergente compagnia Opificio 03.
Lavoro sulla falsariga delle principali compagnie di parola degli anni Duemila (si sente la lezione di Ferrini, Zavatteri, Giusta); è sorprendente l’accostamento con un altro tipo di realtà teatrale totalmente differente come Donati/Olesen, il duo di leqoquiana scuola che ha segnato il sottile rapporto fra teatro e circo degli stessi anni.
Il verso è rispettato e mai tradito (eventualmente troppo assecondato), l’uso dello spazio scenico pulito ed essenziale nella sua eleganza, senza indulgere a tentativi di edurre o sedurre il pubblico con eccessive spiegazioni scenografiche.
Una sedia matrimoniale da giardino in metallo bianco Belle Epoque. Abiti anni’40 per le donne e divise militari per gli uomini (i guerrieri di Tebe), musiche evocative degli stessi anni sono sufficienti a offrire l’eterno gioco del doppio che da plautina memoria arriva sino ai giorni nostri attraverso l’edizione di Moliere cui si ispira la compagnia.
Il gruppo regge bene la scena, con disparità. Al finto Anfitrione/Giove di Davide Cherstich si perdona un eccesso di zelo nel raccontare la finzione del suo personaggio (stessa difficoltà che si avverte in Lorenzo De Santis/Mercurio, fisicamente reattivo, ma ansioso di mostrare la sua figura di usurpatore) si contrappone invece il duo di maggior successo Giacomo Cremaschi (Anfitrione sensibile e credibile), e soprattutto il Sosia di Nicolas Varisco, la cui competenza fisica e di parola sfiora spesso un virtuosismo verace, non artificiale, che strappa più applausi a scena aperta. Caterina Rossi è Cleante correttamente isterica e strillante, ma alla maniera shakespeariana, non a quella goldoniana.
Su tutti si erge la figura di Silvia Ponzo, una vera “prima attrice”: le molteplici sfaccettature ce la mostrano sagace e snob nel ruolo della Notte (bellissimo l’ingresso in bicicletta neorealista), romantica, energica e soprattutto struggente in quelli di Alcmena. Capace di recitare con “poco”, ma quel poco è l’oro del teatro; Ponzo regge la scena con mano sicura e sfumature sorprendenti, sottili, pensando tutte le battute senza lasciare nulla di potenziale, ma estraendone ogni espressione racchiusa nella commedia.
La regia è della stessa Ponzo insieme a Nino Sileci. Applausi convinti per una compagnia di giovani che di giovane ha davvero poco, se non l’esperienza: da tenere d’occhio sui futuri palcoscenici.
Anfitrione – regia e adattamento Silvia Ponzo e Nino Sileci – con (in ordine alfabetico): Davide Cherstich, Giacomo Cremaschi, Lorenzo De Santis, Silvia Ponzo, Caterina Rossi, Nicolas Varisco – produzione Opificio 03. – In scena domenica 27 agosto 2023