Dalle leggende ancestrali fino al mito reso sacro da Romero, la figura dello zombie si é ammantata di significati sempre più densi e politici.
Non-morti, corpi putrefatti, zombie. Sono espressioni appartenenti ad un immaginario collettivo e condiviso che si apparentano con ovvietà alle figure di creature violente ed arcane, voraci ma tuttavia pregne di significazioni politiche e filosofiche. Sì poiché l’archetipo del morto vivente – una volta emancipatosi dalla sua nicchia – si é presto ammantato di una semantica nuova e contemporanea di cui fautore assoluto nell’ambito cinematografico é stato assolutamente George Andrew Romero.

28 giorni dopo
Si deve infatti all’immenso cineasta canadese la traslazione del mito ancestrale di origini haitiane alla modernità. Nel folklore haitiano – come afferma Bernini nel proprio saggio – lo zombie é un corpo morto la cui anima viene evocata e controllata da un sacerdote bokor che, annichilendone l’anima, lo sottoporrebbe alla più autentica obbedienza.
Il contributo di Romero – come affermato da Leo Braudy, docente presso la Columbia University – sta nell’aver reso «(…) la figura dello zombie, che fino a quel momento era legata al territorio caraibico e parte della cultura nera caraibica, e l’ha trasformata in una metafora per tutta una serie di elementi interni alla cultura americana». Romero é un socialista di saldi principi: il suo non-morto si avvale di toni politici e polemici, é una metafora feroce dell’uomo moderno il quale é sedotto e lobotomizzato dal consumo, dal capitale e in virtù di ciò incapace di agire con ragionevolezza. Insomma, nella lettura di Romero, l’uomo moderno é uno zombie il cui sacerdote é la contemporanea società dei consumi.
Afferma Romero in una nota intervista: «A me non è che me ne fregasse molto – ha spiegato Romero circa la componente politica nei suoi lungometraggi – ma già che c’ero, tramite gli zombie mi divertivo a dire qualcosa su quello che stava accadendo in quel momento nella nostra società. Se avessi fatto dei film seri e importanti non avrei potuto dire tutte queste cose».
Il cinema di Romero non può essere avulso da tale lettura politica e sociale, dal suo connotato fortemente anti-capitalista e anti-reganiano come ben visibile sia nella sua opera manifesto La Notte Dei Morti Viventi (1968) che nei lavori successivi come Zombi (1978) e Il Giorno degli Zombie (1985) ed é ineluttabile constatare come tale eredità semantico-simbolica non sia stata poi elaborata ed arricchita da cineasti successivi. Certo, come abbiamo detto, Romero non inventa nulla di assolutamente inedito ma la sua capacità di osservare e descrivere sono le cifre più originali della sua filmografia.
A raccogliere questo lascito, tra i cineasti più rilevanti si annovera il contributo di Danny Boyle con il suo inquietantissimo 28 Giorni Dopo. Gli zombie mutano rispetto al modello romeriano: sono rapidi, violentissimi, il contagio avviene tramite infezione. Ciò che però non viene alterato é la portata politica che già era presente nel lungometraggio di Romero: il film di Boyle si configura come una critica aspra.
Le influenze sono nette, evidenti benché il lungometraggio di Boyle sia meno tagliente dei precedenti modelli romeriani. L’antagonista stesso – nel caso del regista britannico l’umano stesso – risulta depotenziato in 28 Giorni Dopo ma, complessivamente, il tema politico é denso: la Londra del film sembra reduce di una rivolta, la guerriglia urbana é evocata dallo scontro tra civili eversivi ( pseudo black block ) e zombie.

28 anni dopo
Atmosfere, temi e umori che ritroviamo anche nel capitolo conclusivo della trilogia firmata da Danny Boyle e Alex Garland 28 Anni Dopo. «La straordinaria peculiarità del genere horror è proprio questa. – ha detto Boyle in un intervista rilasciata alla rivista Rolling Stone – Lo stesso Romero ne sfruttava le potenzialità. Magari questo non è un film prettamente politico, ma attraverso le maglie del racconto è possibile individuare la Brexit, il Covid, le cose orribili che stanno accadendo nel mondo in questo periodo. L’horror ha una flessibilità che nessun altro genere ha».
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28 giorni dopo – Regia di Danny Boyle – Sceneggiatura: Alex Garland – Con Cillian Murphy, Naomi Harris, Megan Burns, Brendan Gleeson, Noah Huntley, Christopher Ecclestone, Leo Bill, Luke Mably, Stuart McQuarrie, Ricci Harnett – Scenografia: Mark Tidesley, Mark Digby, Fanny Taylor – Costumi: Rachel Fleming – Trucco: Sallie Jaye, Sian Grigg – Effetti speciali: Richard Conway e Bob Hollow – Musiche: John Murphy – Produzione: UK Film Council e DNA Film – Uscita 13 giugno 2003
28 anni dopo – Regia di Danny Boyle – Sceneggiatura: Alex Garland – Con Alfie Williams, Jodie Comer, Aaron Taylor – Johnson, Ralph Fiennes, Edvin Ryding, Christopher Fullford, Stella Gonet, Jack O’Connell, Erik Kellyman – Musiche: Young Fathers – Montaggio: John Harris, Costumi: Carson McColl e Gareth Pugh – Produzione: Columbia Picture, British Film Institute, DNA Films, Decibel Films, TSG Entertainment, Sony Pictures Releasing – Uscita 18 giugno 2025