“Amo dunque sono”: Intervista a Viola Graziosi

Da mercoledì 1 a domenica 5 febbraio 2023, nella splendida cornice dell’ OFF/OFF Theatre in Via Giulia, un vero gioiello della Capitale, va in scena lo spettacolo “Amo dunque sono”: la vita straordinaria, discussa e controversa della poetessa e letterata e pioniera del femminismo Sibilla Aleramo, con Viola Graziosi protagonista del testo di Alessandra Cenni. Adattamento, immagini e regia sono a cura di Consuelo Barillari; lo spettacolo è impreziosito dalle voci maschili di Graziano Piazza, dalle musiche di Angelo Badalamenti tratte da “Mulholland Drive” e dalle video proiezioni firmate da Gianluca De Pasquale.
Amo dunque sono” accompagna il pubblico all’interno della vita complessa di una delle figure più carismatiche, controverse ed amate del ‘900, dentro l’anima tormentata e “scandalosa” di Sibilla Aleramo. Un’anima libera, una figura molto moderna per l’epoca, intellettuale e letterata, donna all’avanguardia, autrice del primo manifesto femminista quale il suo celeberrimo romanzo “Una donna”:
La pièce teatrale – come ci racconta la protagonista durante l’intervista, l’attrice Viola Graziosi – “è un percorso onirico quasi, uno scrigno di percezioni, visioni, un precipitarsi di storie e sogni che convergono e che insieme creano un linguaggio teatrale visionario, onirico ma allo stesso tempo logico”.
Il teatro che guarda l’anima, dunque, e l’anima in questione è proprio quella della scandalosa Sibilla Aleramo. Rina Faccio divenuta poi Sibilla Aleramo (pseudonimo che gli venne suggerito da Giovanni Cena) ha incarnato un prototipo dopo l’altro della donna nel tempo, diventando una sorta di sintesi della condizione femminile durante il periodo dell’emancipazione: prima sposa, poi oggetto sessuale, poi madre, fino al nascere della professionista, fino ad essere rispettata come scrittrice: tappe che abbiamo ripercorso durante l’intervista proprio con la protagonista in scena.

. Del romanzo “Amo dunque sono”, una raccolta epistolare pubblicata nel 1927, disse “La mia unica opera di getto”:
Lo spettacolo è strutturato in due parti, tra realtà ed illusione e va guardato ed assaporato nel suo insieme, in toto, con tutti i nostri sensi ed un cuore libero, puro. Un percorso tortuoso, faticoso, sicuramente, come lo è stata la vita e l’anima profonda, poetica della grande scrittrice ed intellettuale. “La realtà corrisponde a ciò che accade nei primi trenta minuti”, dopo “è tutta allucinazione, visioni, flashback, che scompongono volutamente la fluidità drammaturgica”. Una figura “da riscoprire, che andrebbe insegnata a scuola”, come ci dice la protagonista nella nostra chiacchierata per Quarta Parete.
Viola Graziosi, attrice di teatro, doppiatrice, attrice di cinema, artista versatile, è una voce amatissima; ha ricevuto il certificato di eccellenza Audible Studios “per l’eccezionale performance e la costante dedizione”: in sei anni ha registrato più di 70 audiolibri. L’abbiamo raggiunta ed intervistata:

Come nascono spettacolo e progetto? Lei si cala in un ruolo molto particolare:
“Amo dunque sono” è uno spettacolo sulla scandalosa Sibilla Aleramo. E’ una figura straordinaria nata alla fine dell’800, inizi ‘900, una figura che non conoscevo e che ho scoperto ed approfondito perché ho dato voce per Audible al suo romanzo storico “Una donna”, un romanzo straordinario. Sono stata poi scelta dalla Fondazione Aleramo. Leggendo quel romanzo ho percepito in lei un’anima palpitante straordinaria, Sibilla ha anticipato il femminismo se pensiamo ad una donna che all’alba del ‘900 si “individua” in quanto anima, in quanto donna, prima ancora di essere e vivere in funzione del marito (un marito, non dimentichiamolo, che la picchiava), ancora prima di essere madre e moglie; una donna “scandalosa” perché abbandona marito e figlio per affrontare la sua vita libera in un’epoca storica in cui la libertà di una donna non era concessa ed approvata. E’ stata molto giudicata nel suo tempo, la chiamavano “la puttana della letteratura italiana”. Sibilla avrà una serie di amanti, uomini e donne, sarà l’amante del grande poeta Dino Campana ma non è soltanto questo. E’ una donna che non smetterà mai di amare e di volersi far amare e di voler conoscere se stessa attraverso il suo incedere nel mondo. Andrebbe davvero studiata a scuola e vi invito a conoscerla o a “riconoscerla” a teatro.

Non è soltanto un monologo ma qualcosa di più, l’abbraccio emozionale con il pubblico:
Lo spettacolo è una vera indagine psicologica, l’attrice Viola che incontra ed interpreta Sibilla. E’ un monologo ma soprattutto è un dialogo con gli spettatori o meglio ancora, come mi disse tempo fa un taxista, un tète-à-tète, un incontro a due.

Uno spettacolo particolare ed un ruolo complesso:
E’ un pezzo di teatro che ha anche un’intenzione “politica”, ci chiede di conoscere Sibilla, di metterci al suo fianco, vedere la vita con il suo sguardo, attraverso le emozioni. Comprendere la portata realmente rivoluzionaria delle sue scelte e decidere da che parte stare.

Sibilla oltre ad essere una figura libera, una letterata all’avanguardia ed una donna controcorrente ci mostra anche l’amore tossico, di estrema attualità oggi:
Assolutamente, è stato detto che era la donna che aveva abbandonato Dino Campana ma quello è stato un vero amore tossico! Avere il coraggio di abbandonare l’amore tossico è qualcosa di grande esempio, per tutti noi. Non si può giudicare con facilità e superficialità: lei abbandona il marito violento – non era consentito all’epoca lasciare il marito – lo stesso che la violenta nella fabbrica in cui lavorava e poi costretta ad un matrimonio riparatore; il marito la maltratta, le impone un certo tipo di sessualità, di esigenze, non sapendo forse come comportarsi con una donna, per ignoranza, per un problema culturale. L’amore tossico è ancora oggi un problema culturale che riguarda tutti.

La Aleramo scardina i ruoli di genere: riscrive il ruolo della donna?
Certamente, in qualche modo sì: innanzitutto perché inizia ad individuarsi per prima cosa come anima femminile, come donna e come persona: individua l’equazione “donna-uguale-persona”. Poi, tutto il resto: moglie, madre, amante, amante di chi le pare. Ad un certo punto della sua vita abbandona il figlio, certamente, ma è pur vero che le avevano assicurato che lo avrebbe recuperato in seguito. Una persona a Roma le aveva consigliato di fuggire (in quell’epoca, lo ricordiamo sempre, le donne appartenevano al marito) convinta che glielo avrebbero fatto ritrovare. Il figlio invece non volle più vederla, chissà cosa gli avevano raccontato e Sibilla finì anche sull’orlo del suicidio. L’altra preziosità di Sibilla, sconvolgente, è quella di non aver mai smesso di amare e di sperimentare le varie forme d’amore. Anche le ferite originali, dal rapporto di sudditanza, abuso e violenza da parte del marito non la fanno mai diventare una donna dura, rimane con la sua femminilità arrivando a parlarne in uno dei suoi libri, una raccolta di scritture che è appunto “Amo dunque sono”. Sibilla ha avuto la capacità di cedere all’abbandono verso il sentimento, al desiderio, all’emozione senza far sì che le ferite del passato potessero indurirla e diventasse diffidente verso i sentimenti.

Possiamo dire quindi che Sibilla Aleramo trasforma il suo dolore in un’opportunità di cambiamento?
Lei prova e proverà sempre a cambiare, continuerà a provarci ed a sbagliare, resterà delusa come vediamo dal rapporto con il poeta Campana: una relazione complessa, una spirale dolorosa e violenta ma dalla quale riesce anche ad uscire. Non si può salvare una mente malata, sacrificandosi. Sibilla amerà anche una donna, Lina Poletti, che la seduce e di lei Sibilla scrive; “perché cerchi di essere un uomo? Sii femminile, sii donna”, scoprendo la bellezza ed il desiderio attraverso un essere umano simile a lei, questa giovane donna che però è anche una grande seduttrice. Un Casanova al femminile – possiamo dire – che poi la lascerà per Eleonora Duse, la grande attrice di teatro. Sibilla prova anche a vivere l’impossibile geometria del rapporto a quattro che crolla per lo squilibrio. Questa Lina di cui Sibilla si innamora perdutamente, si sposa con un uomo: tanto voleva essere un “cavaliere”, una donna che conquista come un giovane D’Annunzio, tanto poi vuole rientrare nelle regole sociali. Una “geometria” che non reggerà perché poi ciascuno vuole l’assolutezza dell’amore dell’altro, come è naturale che sia.

Che cosa rappresenta la Aleramo, per lei? Il cammino che la scrittrice intraprende è forse anche un percorso di rinascita?
Sibilla rappresenta per me qualcosa di stupefacente e meraviglioso, anche nel suo sacrificarsi. Il cammino che intraprende è di liberazione e rinascita, assolutamente sì. Percorriamo la vita di Sibilla attraverso l’esperienza di questa donna di oggi che la conosce e porta con sé gli spettatori: è davvero un’indagine comune che si fa, ci stimola e ci arricchisce. Quello che vediamo, alla fine della vita di Sibilla, è che ha vissuto pienamente, ha conosciuto, amato, ha perso, ha vissuto pienamente. E che bello poterlo dire!

Ringraziamo Carla Fabi e Roberta Savona Ufficio Stampa

Viola Graziosi nei panni della scrittrice e poetessa Sibilla Aleramo
Teatro Verona
Ilaria Savoia

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