“Alma Mahler. O l’arte di essere amata”: vita, arte e amore nel romanzo di Françoise Giroud

Chi è stata Alma Mahler veramente? Qual è stato il suo ruolo nella vita dei tanti artisti e intellettuali che l’hanno circondata? Françoise Giroud nel suo romanzo ne disegna un ritratto straordinario, a tratti difficile da capire fino in fondo. Una donna dalla vita complicata, inseguitrice di sogni e passioni, capace di alimentare amori e devozioni uniche. Una donna però figlia e testimone del suo tempo, che troppo spesso l’ha nascosta e resa sconosciuta alla grande storia.

Il detto “dietro ad ogni grande uomo, c’è sempre una grande donna” ben si addice alla protagonista del libro di Françoise Giroud, “Alma Mahler” (“O l’arte di essere amata”, il sottotitolo), edito da Neri Pozza Editore. Una biografia storica, dallo stile simile alla cronaca, che racconta le tappe principali della vita di questa donna all’avanguardia, per certi versi visionaria, sofferente, a tratti eccentrica, difficile da decifrare e dotata di grande intelligenza e perspicacia, che fu moglie del musicista e compositore austriaco Gustav Mahler. Una donna capace di una sua indipendenza e di una libertà fuori dal comune.

Vissuta a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la seconda metà del Novecento, Alma Schindler nasce a Vienna da padre pittore e madre cantante, da subito conosce una vita popolata, letteralmente, da eventi e personalità che hanno fatto la storia della musica, dell’arte, dell’architettura e della letteratura. Donna dal talento e dall’attrazione magnetica, coltiva sin da giovanissima il sogno di diventare compositrice e direttrice d’orchestra. Ha una mente aperta a molteplici dimensioni, attenta, è partecipe alla vita mondana di Vienna, una città fulgente che la plasma, grazie alla sua ricchezza culturale, storica e artistica.

Per tutta la sua lunga esistenza, Alma si contraddistingue per il suo carattere forte e determinato, proiettato continuamente verso la realizzazione dei propri interessi e obiettivi, delle proprie passioni. È lei ad essere al centro della sua personale visione e considerazione del mondo. Questo la porta a ricercare continuamente quel qualcosa in più, quella spinta oltre le convenzioni e il ruolo classico di madre e moglie, perennemente in balia delle sue solitudini e delle insoddisfazioni che la monotonia, la noia le danno.

Tormentata e concentrata su di sé, Alma vive una vita intensa: è musa ispiratrice e l’ossessione di tanti artisti e uomini del suo tempo perché sa ascoltare, captare, ha il dono particolare di riconoscere il talento, l’estro di chi la ama e vuole stare al suo fianco. Sa individuare il valore, la grandezza e la genialità dei suoi uomini. Per poi stufarsi e lasciarli.

È la “Giuditta” di Klimt, la moglie amata da Mahler, la “Sposa del vento” di Oskar Kokoschka, l’amore di Walter Gropius, famoso architetto tra i fondatori del Bauhaus. Ma anche l’amica molto “vicina” del sacerdote Johannes Hollnsteiner e l’ultima compagna del poeta e scrittore Franz Werfel.

In tutto, tre matrimoni (Mahler/Gropius/Werfel), quattro figli, diversi aborti e una quantità di uomini che le gravitano attorno con una devozione sbalorditiva. A lei sono dedicate musiche, versi, opere pittoriche e teatrali. E lei, a sua volta, ama e distrugge, si lascia amare e coinvolgere in situazioni complesse e delicate, lasciando sullo sfondo i grandi accadimenti del passato.

Sembra infatti che la sua vita sia così pienamente vissuta da lasciare in secondo piano tutto il resto: la Secessione, la grande crisi in Austria e la caduta dell’Impero, le scoperte dei primi del Novecento (la psicanalisi di Freud che Alma stessa incontra), le divisioni e la fame, la Prima Guerra mondiale, l’antisemitismo, la successiva ascesa del nazismo. Una sorta di indifferenza velata, almeno sino alle soglie dello scoppio della Seconda Guerra mondiale, quando è costretta a fuggire e a rifugiarsi negli Stati Uniti.

La storia è lei, il suo mondo e le sue scelte, tutto il resto è secondario e fa parte del dopo. Françoise Giroud ricostruisce questa figura grazie agli scritti lasciati dalla stessa Alma e dai suoi contemporanei: ne esce un quadro fatto di luce, di bellezza, di orgoglio femminile e di zone più in ombra.

Lei è una donna inconsueta per la sua epoca, in grado di scegliere e di amare senza condizioni. Ma con una sbavatura, una contraddizione proveniente dalla sua stessa epoca: alla fine non riesce davvero a realizzare la sua vocazione di compositrice e l’aspirazione di diventare direttrice d’orchestra. È subordinata al volere del suo tempo e delle convenzioni sociali, nonostante tutto. Resta la vedova del grande Mahler e viene poco ricordata accanto ai mostri sacri dell’arte che si sono lasciati ispirare dalla sua mente e dalla sua bellezza allo stesso tempo. Le loro opere risentono e sono forgiate, in fin dei conti, dalla sua personalità decisa e decisiva.

Alma conosce perdite e dolori, apici unici e il desiderio di essere voluta e ammirata: è lei la protagonista che lascia una traccia nel cuore e nel pensiero di chi la conobbe. Fra tutte le sue storie d’amore, resta quella con il pittore Kokoschka, riassunta in queste parole: “Io non ho mai veramente amato la musica di Mahler, non mi sono mai veramente interessata a ciò che scriveva Werfel e non ho mai capito che cosa veramente facesse Gropius, ma Kokoschka sì, Kokoschka mi ha sempre colpita.”

Alma Mahler ha vissuto intensamente, amando e sbagliando, tradendo e soffrendo: uno spirito libero e autentico che seppe mettere se stessa davanti a tutto e a tutti, con mente e passione unite.