Alessandra Salamida e la sua Fedra

Una donna preda di un amore impossibile.

In scena con Fedra nel ruolo della protagonista Alessandra Salamida, diretta dal regista scozzese Paul Curran per la 59° edizione del Teatro Greco di Siracusa. Lo spettacolo ha conquistato ed emozionato il pubblico, e il regista ha voluto rendere omaggio ad Euripide con una lettura contemporanea della Fedra. Salamida interpreta il personaggio principale, un personaggio al quale è molto legata sin dagli studi liceali. Lo spettacolo parla allo spettatore di verità antiche ma quanto mai attuali; sulla follia, gli amori non corrisposti e l’incomunicabilità. Abbiamo chiesto alla talentusa Alessandra Salamida, che rapporto ha con il personaggio che interpreta e le sue impressioni su questo lavoro, il rapporto con il regista ed il pubblico.

Alessandra Salamida

Quest’anno sei in scena con « Fedra » di Euripide. Un testo scritto nel 428 a.C. ma che è sempre attuale, come del resto tutte le opere greche. Dopo una tesi sulla tragedia greca e aver lavorato, tra gli altri, con registi internazionali come Nicolaj Karpov, Peter Clough, Theodoros Terzopoulos, Branciaroli e aver lavorato con il Teatro greco romano di Catania e i Teatri di pietra in Sicilia, oggi ti trovi a calcare le scene di questo palcoscenico millenario. Com’è il tuo rapporto con il personaggio che interpreti e allo stesso modo com’è stato il rapporto con il regista, Paul Curran?

Per quanto riguarda il mio rapporto con il regista è stato bellissimo sin da subito, avendomi scelta mi ha permesso di realizzare un sogno. Già dalla lettura a tavolino ho capito che con tutti era estremamente gentile, aperto e disponibile, anche alle nostre proposte. Ma quello che è stato importante, e credo che sia importante in ogni lavoro teatrale, il regista ha saputo creare un clima di armonia.

Sentire di avere di fronte una persona umana, prima ancora che un bravo artista, è stata la cosa che mi ha permesso di aprirmi. Questa è la mia prima esperienza, importante, a Siracusa, chiaramente il fatto che avevo davanti una persona che mi aveva scelta e mi dava fiducia, e l’ho sentita sin dall’inizio, questo mi ha permesso di aprirmi senza paura e di trovare insieme a lui una strada per l’interpretazione di questo personaggio. Lui voleva porre l’attenzione sulla salute mentale, io ho cercato di fare mia questa indicazione nel riportarla, non ad una generica follia ma alla follia d’amore. Fedra è folle d’amore. Ho cercato di prendere le indicazioni del regista e farle mie. Attraverso un interpretazione più più personale, cercare di interpretare il tormento d’amore, il tentativo di controllo sopra qualcosa che ci sfugge. Un’ossessione che ti porta anche alla perdita di te stesso. Per me il centro di questa tragedia è la rappresentazione dell’eros come non è mai avvenuta prima. Ho cercato di dare voce a questa donna in preda all’amore impossibile.

Quanto di te, come attrice e anche come donna, ritrovi in Fedra? Sei riuscita a trovare una tua verità nel personaggio, che ti consenta di portare sul palcoscenico, e donare agli spettatori, una parte di verità che appartiene alla tua vita, personale e professionale? Secondo te chi può essere paragonata a Fedra, al giorno d’oggi?

Ho cercato una verità, come attrice e come esperienza personale, mi sono basata sul sentimento che provocano gli amori impossibili, l’amore impossibile è quello che genera tormento. L’altra cosa per la quale ho cercato di trovare una verità è pensare alle donne che sono costrette a reprimere, nel silenzio, i propri sentimenti. Magari per questioni di ordine sociale e familiare, queste donne sono costrette a reprimere ciò che provano. Un tempo c’era il tema dell’onore, oggi si fanno scelte per i figli.

C’è anche da chiedersi quanto Fedra fosse felice con Teseo, io ho riflettuto anche su questo, anche per trovare una visione contemporanea che possa portare verità al personaggio. E’ chiaro che la colpa sia di Afrodite. L’amore e la passione ci scelgono e ci travolgono, ci colpiscono senza il nostro volere, ma allora la scelta umana dove sta? È tutta nello scegliere cosa fare con ciò che ci accade.

In fondo la colpa non è di Fedra, che si innamora di Ippolito, ma piuttosto è nell’ accusare il figliastro prima di togliersi la vita. Qui l’altra strada che ho cercato di trovare per dare verità al personaggio, trovare una giustificazione che spieghi quest’azione. La risposta che mi sono data è che probabilmente è stata guidata dal risentimento, lo stesso che ognuno di noi prova per qualcosa che non abbiamo potuto avere, o per qualcuno che ci ha fatto del male. Alle volte un essere umano arriva a dire o a fare cose che possono ferire senza volerlo, in un momento nel quale si perde il controllo.

Il significato del nome di Fedra è luminosa, come Medea, anche lei è la discendente del sole. Mi è venuto da pensare, in questo caso, che il nome sia legato al significato dell’amore, ogni donna si accende quando viene invasa dall’amore, però questo fuoco può essere luce o può farti bruciare.

Che cosa il pubblico può aspettarsi da questa rappresentazione? Secondo te, quanto è ancora oggi fondamentale il ruolo del teatro e della tragedia greca?

Sicuramente non è una rivisitazione consueta. E’ contemporanea ma con un mélange di epoche. I costumi di Fedra, della nutrice, di Teseo e del coro richiamano un antichità, mentre quelli del coro dei ragazzi e di Ippolito volgono verso una modernità quasi hippie. L’ intenzione del regista è stata anche quella di pensare all’ ossessione di Ippolito per un mondo altro, ha preso come riferimento i figli dei fiori per esprimerla. Questa rappresentazione susciterà stupore, anche per l’accostamento di stili diversi. È uno spettacolo commovente e intenso all’interno del quale tutti gli interpreti sono giusti per il loro ruolo. E’ uno spettacolo che coinvolge e si fa seguire, questo lo dice soprattutto il pubblico che viene ogni sera e si emoziona. Lo spettacolo è una rivisitazione contemporanea che però che consegna il testo allo spettatore, nella traduzione di Nicola Crocetti, come se fosse qualcosa scritto oggi, non nel V sec a.C.

Il ruolo del Teatro è fondamentale perché consente l’incontro tra noi e il pubblico. In una società dove è così difficile incontrarsi e siamo schermati dai social, vedere i ragazzi emozionarsi a teatro è la cosa che a mia volta mi emoziona di più. Questo è importante per creare un luogo dove una persona ascolta una parola, che è una parola antica, ma che vale anche oggi e incontra altre persone che ascoltano a loro volta. Ci si riunisce nell’ascolto della parola che porta con se la bellezza e io penso che allo stesso modo porti anche consolazione, che è la consolazione dal dolore della vita.

Il teatro greco per me è tutto. Sogno la tragedia greca da una vita – continua Alessandra Salamida – e varie volte sono andata in Grecia per imparare il greco antico e per recitare con gli attori greci, anche se sono nata in provincia di Bergamo. Sono grata a questo regista, Paul Curran, che ha saputo riconoscere qualcosa in me e darmi fiducia, permettendomi di realizzare il sogno che avevo da una vita. Io amo moltissimo questo teatro perché è il luogo dove tutto è nato, e ciò ci accomuna all’umanità.

Da sempre la tragedia greca ti fa sentire parte di un tutto più grande, parte di un rito, che ad oggi manca. Nonostante la società vada avanti e peggiori, nonostante le guerre che ci sommergono, nonostante il terribile momento che stiamo vivendo, forse uno dei più brutti dopo tanti anni, provo ancora gratitudine nel poter condividere con gli altri un momento sacro. Il fatto che sia anche all’aperto ti consente di vedere le persone negli occhi e al contempo avere sopra il cielo. Siamo tutti lì, noi attori recitiamo orizzontalmente per le persone ma anche verticalmente per gli dei. Questo per me è la magia del Teatro Greco.

Alessandra Salamida e Gaia Aprea

La balia spinge Fedra al suicidio per il peso della vergogna, a tuo avviso quanto può essere calato nel contemporaneo quest’atto? Se potessi cambiarlo, se potessi cambiare qualcosa affinché Fedra si salvi, cosa cambieresti?

Credo che sia legato più all’epoca in cui è stata scritta questa fine obbligata. Rendendosi conto di non poter sconfiggere Afrodite, ne con la ragione ne in altro modo, in una società dell’onore l’ ‘unico modo era togliersi la vita. Io salverei Fedra forse con meno solitudine, la colpa è anche della Nutrice, se avesse compreso di non rivelare il segreto probabilmente questo si sarebbe sciolto da sé. Inoltre se attorno a Fedra ci fosse stata più comprensione e più ascolto, e si fosse sentita meno sola, forse questa tragedia poteva finire in altro modo.

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Fedra di Euripide – Regia di Paul Curran, traduzione di Nicola Crocetti, Scene e costumi di Gary McCann, con Ilaria Genatiempo (Afrodite), Riccardo Livermore (Ippolito) Sergio Mancinelli (servo), Gaia Aprea (Nutrice), Alessandra Salamida (Fedra), Alessandro Albertin (Teseo), Marcello Gravina (Messagero), Giovanna Di Rauso (Artemide), Simonetta Cartia, Giada Lorusso, Elena Polic Greco, Maria Grazia Solano (Corifere) Valentina Corrao, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentin, Alba Sofia Vella (Coro di Donne Trezene) – Teatro Greco di Siracusa 11 maggio – 28 giugno –  Lo spettacolo sarà replicato al Teatro Romano di Verona nei giorni 11 e 12 settembre.

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