Alcuni spunti delle Residenze Digitali 2024

Una breve riflessione stimolata da un errore tecnico

Avere la possibilità di andare a teatro ed assistere ad uno spettacolo è, di per se, un momento di vita molto bello; ammalarsi e dover rinunciare anzitempo al proprio impegno, non lo è per niente. Si potrebbe pensare allora di dedicare il proprio tempo a vedere un film. Oppure può capitare l’occasione di ricordarsi di un evento sulla rete e di connettersi per partecipare così ad una performance digitale.

Residenze Digitali ha proposto, anche quest’anno, una nuova edizione, la quinta. Il progetto dedicato alle sperimentazioni di forme performative realizzate con le nuove tecnologie e pensate appositamente per inglobare ed sfruttare la rete internet, è stato aperto da giovedì 28 novembre a domenica 1 dicembre per gli utenti, non solo, ma specificatamente online. A volte la connessione internet aiuta davvero la vita. Le performance presentate in questa edizione sono state: Non player human di Simone Arganini e Rocco Punghellini, Radio Penthotal di Ruggero Franceschini, Spazio latente di Filippo Rosati, Metanolo II: Oryinthia di Valerie Tameu.

Esperienze tutte molto diverse tra loro che, in parte, sfruttano le nuove evoluzioni nel campo dello sviluppo dell’intelligenza artificiale e della sua applicazione nell’ambito creativo-performativo oltre ad analizzare alcuni dei fenomeni di comportamento che avvengono nella rete da parte degli utenti e a far riflettere sulle direzioni attraverso cui la vita può venire modificata in un contesto nel quale corpo e tecnologia sono sempre più aggrovigliati tra loro e si diventa, agli occhi delle grandi imprese tecnologiche, oggetti da sfruttaree non soggetti da tutelare. Un particolare luogo d’incontro nelle piazze digitali per mantenere unite le persone.

Il punto di questo articolo, però, non vuol essere una recensione sulla bellezza, sulla funzionalità o sull’avanguardia dei pezzi proposti quanto una piccola, e forse inutile, riflessione sulle piattaforme social e dello sviluppo dell’arte online. Nello specifico la performance Non Player Human, la sera di venerdì 29, è stata presentata in diretta su Twitch, il sito più in voga al momento per la trasmissione in diretta delle creazioni realizzate dai content creator mondiali (ovvero il gergo contemporaneo per indicare chi intrattiene il pubblico sulla rete) e dedicato perlopiù ai videogiocatori. Lo scopo della proposta in questione era controllare le azioni che il performer avrebbe dovuto eseguire in diretta attraverso continui sondaggi gestiti dal sito stesso, riprendendo un fenomeno molto diffuso un anno fa fra i vari creatori. La direzione ha preso una piega ironico-osè nel momento in cui i partecipanti hanno optato per far indossare un completo sadomaso al performer. Lui, girato di schiena, si spoglia ed indossa il completo, si guarda allo specchio con il suo fondoschiena in bella vista e…in un attimo la pagina viene oscurata dal sito stesso.

L’ente organizzatore si è scusato con un breve commento: «Qualcosa oggi è andato storto; siete invitati domani sempre su questo sito ma su un’altra pagina». Si è corso evidentemente ai ripari. Per chi conosce la piattaforma sarebbe venuto da dire: e non ve lo aspettavate? Non conoscevate le regole? Le politiche di Twitch sui contenuti sessuali di qualsiasi forma è molto stretta benché piuttosto complessa; basta comunque poco o nulla per vedere oscurata la propria pagina. Una delle motivazioni è l’alta presenza di minorenni. Sorge però un dubbio: l’arte come viene gestita dal sito? Nelle linee guida dello stesso è indicato come sia vietato mostrare nudità corporee reali o fittizie in ogni forma; sono però esenti da questa restrizione contenuti educativi di storia dell’arte o l’arte pubblica. Quindi non le arti performative che infrangono le linee guida e tutti coloro che fanno altrettanto.

Le regole sono regole e ognuno amministra il proprio mondo digitale come vuole ma, in una sfera virtuale sempre più rigidamente definita nei comportamenti e nei possibili modi di esprimersi per favorire ambienti inclusivi, perché non garantire spazi appositi di sperimentazione agli artisti iscritti? Se i performer sono tagliati fuori da alcuni siti che permettono loro di utilizzare delle specifiche funzionalità e di proporre nuove soluzione registiche o artistiche ad un ipotetico vasto pubblico da casa, devono poter nascere nuovi spazi in cui poterlo fare. Ma come? Con quali finanziamenti? Avranno la stessa attrazione per gli utenti? A favore di chi e con chi a controllare tutto l’insieme? Insomma, per citare un meme che lessi anni fa in università: Chi controlla i controllori?

Inernet, tra gli anni Novanta e i primi Duemila, sembrava il Selvaggio West: una terra di libertà e possibilità per tutti, web art in primis. Non che ora non lo possa più essere ma adesso sembra essersi trasformato in un ente teatrale tipico che si riconosce molto bene: poca sperimentazione di nuove forme di creatività con scarsi finanziamenti, regole ferree da seguire per non inimicarsi i gestori, solite proposte piuttosto uniformi e rieptitive, anche se non sempre, come risultato. Va bene sperare in ipotetiche cantine virtuali, ma anche queste quanto possono durare? Se non è possibile far scappare i miliardi di utenti quotidianamente connessi ad internet, in entrambi i casi il riultato che si ottiene è il medesimo: si spinge il pubblico a scappare dal Teatro. Non la prospettiva migliore, culturalmente parlando, per la nostra società.

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Residenze Digitali è un progetto di – Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in collaborazione con Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora La Corte Ospitale), Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La Mama Umbria Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) Fuorimargine di Cagliari e l’Associazione Quarantasettezeroquattro (In\Visible Cities – Festival urbano multimediale) di Gorizia.

NON PLAYER HUMAN – Performer Filippo Arganini – regia, scrittura, live-stream Simone Arganini, Rocco Punghellini

RADIO PENTOTHAL – Concept e regia Ruggero Franceschini – drammaturgia Ruggero Franceschini e Sonia Antinori – con le voci di Alberto Baraghini, Angelo Callegarin, Paula Carrara, Claudia Gambino, Samantha Silvestri – sound design I Fidanzati della Morte – set design Kinga Kolaczko – foto Tommaso Girardi – creative developer Michele Cremaschi – tutor Marcello Cualbu e Anna Maria Monteverdi
con il supporto di MALTE, Sineglossa – un ringraziamento speciale a Bifo e Frank Precotto

SPAZIO LATENTE – Concept e direzione artistica Filippo Rosati – R&D Umanesimo Artificiale – produzione operating system – studiotecnica Neve s.r.l.

METABOLO II: ORYNTHIA – Reative technologist Michele Cremaschi  – sound design Michele Mandrelli produzione Residenze Digitali  – coproduzione Sineglossa