Inaugurata il 10 aprile, la mostra immersiva presenta opere ambientali che percorrono “generazioni e geografie diverse”.
Roma a giugno è violentemente bollente: trovare la sagoma di un albero è impossibile e l’unica cosa da fare è attraversare via Flaminia direzione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo.
Siamo venuti per Ambienti 1956 – 2010. Environments by Women Artists II curata da Andrea Lissoni, Marina Pugliese, Francesco Stocchi.
Nel secondo capitolo di Inside Other Spaces. Environments by Women Artists 1956 – 1976, (inaugurata alla Haus der Kunst di Monaco di Baviera nel 2023) diciannove artiste costruiscono diciannove idee di ambienti che si possono attraversare, scivolare, scoprire. In cui, come si legge, “l’esperienza fisica è una forma di conoscenza”.
A invitarci all’esplorazione è Red (1956) il grande cubo rosso in vinile di Yamazaki Tsuruko; una volta all’interno si rimane estasiati dal colore così vivo in contrasto con tutto il resto. Si prosegue poi da sinistra a destra, o viceversa, percorrendo Spectral Passage (1975) di Aleksandra Kasuba che è un po’ come un labirinto emotivo in cui cerchi una soluzione e ti ritrovi una nuova curva da dover affrontare.
Le installazioni sono morbide e divertenti: parlano in modo gentile alle donne, in modo esplicito agli uomini, raccontando attraverso corridoi da dover “penetrare” cosa voglia dire essere attraversati. Come Lygia Clark che presenta A casa è o corpo (1968) una scatola nera da camminare, non sapendo cosa c’è dietro la porta successiva.
Un viaggio che si fa da soli per poi ritrovarsi, bambini e adulti, muovendosi da una parte all’altra dello spazio museale per provare e riprovare, per buttarsi ancora in mezzo alle piume d’oca della Feather Room (1966) di Judy Chicago o immergersi nel buio più totale con solo il Vento di Sud Est (1968) di Laura Grisi a farti compagnia.
Tra le opere immersive più interessanti da vivere c’è The Bird Tree (2006-2024) di Kimsooja: una volta indossate le cuffie è possibile ondeggiare tra rami-cavi metallici dell’albero per ascoltare il suono di quella che assomiglia a una jungla.
Abbiamo voglia di riprovare tutto di nuovo; di capire il meccanismo delle installazioni; di abbandonarci a quella sensazione di leggerezza e sospensione, in cui non tutto deve trovare una spiegazione, non per forza. Alle volte basta stare a nostro agio in un ambiente sconosciuto e goderci l’idea che tutto vada bene.
Ambienti 1956 – 2010 sarà visitabile fino al 20 ottobre 2024.
Foto di copertina: Spectral Passage – Foto di @Alessandra Mammoliti