Due lavori digitali esplorano il rapporto tra performer e macchina, per un dialogo creativo in costruzione
All’interno della Rassegna Dominio Pubblico Youth Fest, nel pomeriggio dello scorso 27 giugno, la sezione “digitale” ha offerto al pubblico una riflessione sulla convergenza tra corpo, voce e intelligenza artificiale, proponendo due esperienze performative dal forte impatto visivo e concettuale. Un tentativo ambizioso di interrogarsi su cosa significhi oggi creare attraverso – e con – la tecnologia, ponendo l’AI non più (solo) come strumento, ma come possibile interlocutore artistico.

Il primo lavoro, Through the limits, si presenta come un’installazione immersiva e interattiva in cui il corpo dello spettatore diventa soggetto e oggetto della scena. Ripreso da un sensore, il visitatore si osserva trasformato in tempo reale in un’ombra cinetica che riflette e deforma i propri movimenti. L’intervento dell’intelligenza artificiale è visibile non solo nella trasformazione visiva della sagoma, ma soprattutto nella capacità del sistema di rispondere in modo dinamico e adattivo alle intensità e velocità del gesto corporeo. Inoltre, grazie a un tablet, l’utente può modificare in tempo reale gli effetti visivi, suggerendo una prima forma di co-creazione tra umano e macchina.
La seconda performance, Neural Fugue, ha visto protagonista il poeta Giuliano Logos, accompagnato da proiezioni generate dall’AI, verosimilmente costruite e modulate sulla base del tono e della gestualità espressiva dell’artista durante la declamazione di testi originali. Qui l’intelligenza artificiale assume il ruolo di scenografo dinamico, un’entità che, seppur in modo ancora limitato, cerca di seguire e interpretare il ritmo e l’emotività della parola poetica.
Entrambe le proposte mostrano chiaramente la volontà di esplorare il potenziale dialogico dell’AI nel contesto performativo. Molto stimolanti le esperienze offerte che lasciano presagire altre nuove fasi di sperimentazione, dove l’intelligenza artificiale , che per quello visto appare ancora come un’estensione visiva o sensoriale dell’azione artistica umana, può diventare un agente creativo autonomo o un co-autore.
La riflessione centrale che emerge è: può l’AI diventare davvero parte attiva del processo performativo? L’intelligenza artificiale attuale – se ben “educata” e progettata – è teoricamente in grado di rispondere ai movimenti di una danzatrice proiettando figure androgine che danzano con lei, o reagire alle inflessioni vocali di un attore generando immagini, testi o suoni che arricchiscano la scena. L’obiettivo, in questo senso, non è più semplicemente “decorare” la performance, ma instaurare un vero dialogo creativo tra umano e macchina.
Non si tratta di fantascienza: molte delle tecnologie esistono già, e sono accessibili a chi ha le competenze per integrarle in maniera davvero interattiva. Il passo successivo sarà allora passare dall’AI come specchio deformante a soggetto co-performante, capace di proporre, reagire, interagire. Solo allora potremo parlare di un reale “valore aggiunto” per le arti performative.

Per ora, il merito delle performance viste nella rassegna è soprattutto quello di aprire un varco, porre domande, lasciare intravedere i margini di una nuova forma espressiva. Ma la piena integrazione artistica dell’intelligenza artificiale sembra ancora un territorio da esplorare, con strumenti più raffinati e una visione più profonda delle sue potenzialità.
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Through the limits – Visual Artist Caterina Lanfranchi, musica Francesco Pagano, con Omnia Dance Company; Neural Fugue – con Giuliano Logos , Rassegna “Dominio Pubblico Youth Fest” – Teatro India 27 giugno 2025
Foto di ©Grazia Menna