Al Teatro Arcobaleno la compagnia Castalia porta di nuovo in scena uno dei classici della letteratura italiana romantica, un concerto-spettacolo di suggestiva bellezza
“Soffri e sii grande: il tuo destino è questo
Finor: soffri, ma spera: il tuo gran corso
Comincia appena; e chi sa dir, quai tempi,
Quali opre il cielo ti prepara? il cielo
Che re ti fece, ed un tal cor ti diede.”
Siamo nel 772. L’Italia è divisa tra Longobardi, Stato della Chiesa e Impero bizantino. Il re dei Longobardi Desiderio, dopo essersi rifiutato di restituire al Papato le terre ad esso sottratte, decide di vendicare la figlia Ermengarda, ripudiata per tal decisione dal marito Carlo, re dei Franchi alleato del Papa e futuro Magno, e chiede la collaborazione del figlio Adelchi, contrario per indole alla guerra e di nobile anima. Il dovere porterà il giovane a schierarsi a favore del padre e accettare il suo infelice tragico ed eroico destino. Il tramonto dei Longobardi, l’alba del Sacro Romano Impero.

Giuseppe Pambieri
Al Teatro Arcobaleno, il Centro Stabile del Classico, fino al 18 maggio la compagnia Castalia riporterà in scena la sua versione del capolavoro del teatro romantico italiano, l’Adelchi di Manzoni. Questo assetto scenico vanta la capacità di trasmettere a pieno l’atmosfera di ineluttabilità di una sorte avversa che inesorabile piomba sulla famiglia reale longobarda e ne disgrega le radici.
Vincenzo Zingaro, regista e interprete del personaggio di Adelchi, sceglie di non abbracciare una messa in scena tradizionale e di optare per una staticità declamatoria: gli attori interpretano i loro personaggi da fermi, con davanti il leggio, alternandosi gli uni con gli altri, accompagnati dall’incantesimo delle musiche di Giovanni Zappalorto e dalla presenza sul palco del celebre percussionista Maurizio Trippitelli. Il punto focale della scena coincide proprio con la grandiosa batteria. Tutto converge prospetticamente su di essa, di cui uno dei piatti disposto verticalmente ricorda un astro luminoso in un cielo oscuro. La musica non è a sé stante, bensì si fonde con la parola e le voci degli attori, si compenetra con i versi e l’effetto che ne deriva è suggestivo e ammaliante. Le interpretazioni degli attori a loro volta sono eccelse e toccanti, solenni e viscerali. Giuseppe Pambieri è Desiderio: furioso, vendicativo e autorevole spiazza nel finale con una tenerezza commovente che ricorda la supplica di Priamo ad Achille. Un’interpretazione grandiosa, piena di pathos e incisività, la firma di un attore eccelso di un’interiorità disarmante. Non da meno Annalena Lombardi, presenza luminosa e struggente, che interpreta Ermengarda con una sensibilità unica, ricorrendo anche al suo canto angelico per enfatizzarne i sentimenti e amplificare la tragicità della sua sorte. Zingaro invece è uno straordinario Adelchi, che si distingue per profondità emotiva e delicatezza d’animo. Un’interpretazione matura, di spessore e moderna che non fa rimpiangere neanche grandi predecessori come Vittorio Gassman o Carmelo Bene.
Tutti gli attori si rivelano perfetti per il proprio ruolo, compreso Piero Sarpa, interprete di Carlo, sostituto di Giovanni Nardoni, che con la sua arroganza e fierezza si impone sulla scena. Ottimo anche Fabrizio Passerini, che dà al traditore Svarto sfumature malefiche e di viscido cinismo. Come non citare anche il diacono Martino, interpretato da un intenso Giovanni Ribò, con la sua vista toccata dal dono della provvidenza, un personaggio profetico che ci riporta a grandi nomi della mitologia classica che vedevano “oltre” come Tiresia.
Questo Adelchi è un vero concerto-spettacolo, con tanto di orchestra sotto il palco, composta da sei strumenti (tastiera, flauto, corno inglese, violino, viola e violoncello).
La musicalità dei versi incontra la potenza della musica e un effetto raffinato e solenne è garantito.

Adelchi
La scenografia riproduce le mura della dimora longobarda, gli attori indossano abiti moderni ed eleganti, il cui colore designa l’appartenenza ai diversi schieramenti. Un dono pieno di valore e bellezza, dove ogni attore esprime al meglio il proprio personaggio entrando carne e ossa nella sua personalità e la musica crea un’atmosfera così densa di emotività da supplire all’assenza di azione. Sarebbe ipocrita non dire che questa versione richiede una maggiore concentrazione da parte dello spettatore rispetto ad esempio all’impostazione dell’Adelchi di Vittorio Gassman, ma se si riesce a fare questo piccolo sforzo e a entrare nel flusso di poesia e dramma che la compagnia Castalia ci propone ne consegue un’esperienza toccante e avvincente, un momento di grande arte in cui parola, canto e musica riportano in vita l’eco di un passato tragico misterioso e ineludibile, antico e moderno al contempo, vero e quanto mai vivo, come vivo è il teatro, tempio di solennità e sacralità nel consumarsi dei giorni che apparentemente vacui proseguono verso traiettorie indefinite.
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Adelchi di Alessandro Manzoni – Riduzione e Regia Vincenzo Zingaro – Con Giuseppe Pambieri e Vincenzo Zingaro – e con Annalena Lombardi, Giovanni Nardoni, Giovanni Ribò, Fabrizio Passerini, Francesco Polizzi, Piero Sarpa, Sina Sebastiani, Paolo Oppedisano – Musiche Giovanni Zappalorto – Disegno Luci Giovanna Venzi – Fonica Alberto Biondi – ENSEMBLE MUSICALE: Maurizio Trippitelli (Percussioni sinfoniche) – Giovanni Zappalorto (Tastiere) – Francesca Salandri (Flauto) – Stefania Mercuri (Corno Inglese) Angelica Ziccardi (Violino) – Chiara Ciancone (Viola) – Eleonora Yung (Violoncello) – Teatro Arcobaleno dal 9 al 18 maggio 2025