Icona ribelle del cinema: tra angelo e demone, sei decenni di arte e fascino senza tempo
Terence Stamp, leggendario attore britannico dalla presenza magnetica e dallo sguardo indelebile, è morto domenica all’età di 87 anni, compiuti lo scorso 22 luglio. Con lui se ne va uno dei volti più affascinanti e intensi del grande schermo, capace di attraversare oltre sei decenni di storia del cinema con una grazia inquieta e potente.
Stamp esordì nel 1962 con Billy Budd, tratto da Melville, e fu subito rivelazione: a soli 24 anni ricevette una nomination all’Oscar e vinse il Golden Globe come attore emergente. Fu l’inizio di una carriera straordinaria, segnata da scelte coraggiose e ruoli che hanno esplorato le zone più oscure e luminose dell’animo umano.
Indimenticabile nel ruolo dello psicopatico entomologo ne Il collezionista (1965) di William Wyler, con cui vinse il premio per la miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes, Stamp seppe incarnare con eguale intensità la crudeltà e la vulnerabilità. Fu il sadico sergente Troy in Via dalla pazza folla, il tormentato attore di Toby Dammit di Fellini nel trittico Tre passi nel delirio e, soprattutto, l’enigmatico Visitatore di Teorema di Pasolini al fianco di Silvana Mangano: una presenza quasi mistica, simbolo di rivoluzione interiore e desiderio incontrollabile.
Nel 1978 entrò nell’immaginario collettivo mondiale come il Generale Zod in Superman di Richard Donner, ruolo ripreso nel sequel del 1980. Il suo villain regale rimane uno dei più memorabili della storia del cinema di supereroi, imitato e omaggiato ancora oggi.
Ma Terence Stamp non fu solo icona di forza e autorità: nel 1994 commosse il pubblico con la sua interpretazione di Bernadette, la sofisticata e tenera drag queen di Priscilla, la regina del deserto diretto da Stephan Elliot, che gli valse una seconda nomination ai BAFTA e consacrò la sua capacità di dare voce anche a personaggi fragili, marginali e profondamente umani.
Nato nell’East End di Londra nel 1938, figlio di un camionista e cresciuto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, Stamp seppe riscattare le umili origini grazie al talento e alla determinazione. Dopo un’infanzia difficile e lavori saltuari, ottenne una borsa di studio per una scuola di recitazione: da lì prese il volo una carriera destinata a lasciare un segno indelebile.
Più di ogni altro, Stamp ha incarnato lo spirito provocatorio della Swinging London degli anni ’60. Il suo stile unico a metà tra la sfrontatezza di Mick Jagger e l’androgina eleganza di David Bowie, lo ha reso simbolo di un’epoca e interprete perfetto della rivoluzione culturale di quegli anni.
Dotato di una bellezza ipnotica e inquieta, con quegli occhi blu capaci di passare dall’innocenza alla minaccia, Terence Stamp ha costruito un mito fatto di contrasti: forza e fragilità, ferocia e grazia, angelo e demone. Un attore che non ha mai cercato il facile consenso, ma ha inseguito l’arte con coraggio e coerenza.
Con la sua scomparsa, il cinema perde non solo un grande interprete, ma anche una figura irripetibile: un uomo che ha saputo attraversare il tempo senza mai farsi ingabbiare da esso, restando per sempre un simbolo di stile, intensità e libertà espressiva.