L’intervista “impossibile” con il grande cineasta austriaco naturalizzato americano
Film capolavoro come A qualcuno piace caldo, strepitosa jam session del 1959 con Jack Lemmon, Tony Curtis e la sua attrice preferita Marilyn Monroe, vincitore di un Oscar per i costumi e Golden Globe per la bionda platino più iconica del cinema mondiale e per Lemmon. E poi Quando la moglie è in vacanza, deliziosa comedy del 1955 sulle avventure extraconiugali in città di un povero cristo annoiato dalla routine matrimoniale, con una Marylin mozzafiato con le gambe scoperte da un soffio di vento birichino, premio Golden globe e una nominatin Bafta, inserito al 51º posto della classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.
È solo un accenno della straordinaria filmografia di Billy Wilder, un grande del cinema tedesco con icone come Fritz Lang e Marlene Dietrich nati nei grandi studi cinematografici di Babelsbergh a Berlino fuggiti dalla follia del nazismo di Hitler a caccia di ebrei. Wilder cosi come la Dietrich e Lang diventarono celebri in tutto il mondo nella Hollywood degli anni ‘30.
Wilder, sette premi Oscar, 50 anni di carriera come regista e sceneggiatore classe 1906, naturalizzato americano, morto a 91 anni a Hollywood nel 2002, riposa in un piccolo cimitero a Los Angeles il Westwood museum, dove poco distante è sepolta anche Norma Jean Mortenson Baker in arte Marilyn Monroe, la sua musa. Wilder al quale i nazisti avevano ucciso i genitori, tornò per la prima volta a Berlino nel 1948 per girare alcune scene del film Scandalo internazionale interpretato da Marlene Dietrich, una Berlino ancora divisa dal muro simbolo della guerra fredda fra l’est sovietico della DDR e l’ovest americano. Purtroppo gli studi di Babelsberg in sessantanni di vita passarono da potente strumento di propaganda nazista prima a quella socialista dopo e dove Wilder aveva cominciato a muovere i primi passi nel mondo del cinema. Soltanto nel 1989, poco prima dell’abbattimento di quel muro fu invitato dal direttore uscente degli studi, ma anche grazie al suggerimento del sottoscritto, impegnato nelle riprese di un docufilm con una troupe della Rai, unico testimone di quello storico ritorno. Billy Wilder tornò in quegli studi che lo festeggiarono dedicandogli lo studio più grande come aveva fatto a Roma, Cinecittà per ricordare Federico Fellini.
Ripercorrendo quell’evento prende forma la mia “intervista impossibile” con il maestro, partendo dal primo saluto che gli feci porgendogli il microfono proprio appena sceso dall’auto.
Maestro, ben tornato a casa!
Ho accettato di precedere la storia che vedrà fra poco l’abbattimento di quel muro costruito dalla nomenclatura sovietica con l’animo gonfio di amarezza ma anche di felicità, e torno per la prima volta dove ho cominciato a vivere il mio sogno cinematografico.
É vero maestro che in quel lontano 1926 a Berlino per pagarsi i corsi cinematografici faceva il ballerino a cachet?
Ho fatto anche quello! Facevo ballare le signore della borghesia dell’epoca nei saloni delle feste del Grand Hotel Adlon, situato al lato alla porta di Brandeburgo all’inizio della Unter den Linden, in quella Berlino che purtroppo cominciava a respirare l’aria ferita dal nazismo, ma lo facevo perché lì vicino c’era il Theater am Nollendorf di Erwin Piscator dove si proiettavano i primi film sonori.
Come avvenne maestro il suo debutto negli studi di Babelsberg?
Avvenne nel 1930 non come regista ma come sceneggiatore per il film Uomini di domenica, una commedia brillante firmata dai grandi registi Siodmak e Ulmer. Poi quando Hitler salì al potere in quello stesso anno, dando la caccia agli ebrei con le famigerate SS, mi salvai in Francia a Parigi ancora libera, dove realizzai il mio primo film come regista di Amore che redime insieme ad Alexander Esway.
Dalla Francia alla fine degli anni trenta l’approdo finalmente ad Hollywood
Ci riuscii grazie all’aiuto di un grande attore come Peter Lorre e due registi affermati come Lubitsch e Dieterle e nel 1939 arrivò anche la prima nomination agli Oscar come sceneggiatore grazie al film Ninotchka, interpretato da Greta Garbo, mentre il mio debutto come regista avvenne nel 1942 grazie alla Paramount che seguendo il filone della guerra e dopo il successo di Casablanca con Ingrid Bergman e Humprey Bogart, mi affidarono la regia di Frutto proibito interpretato da Gingers Rogers e Ray Milland; la storia di una ragazza che si finge dodicenne per pagare il biglietto ridotto in treno e finisce per innamorarsi di un marine che partiva per la guerra in Europa. Fu un successo!!!
Nel 1943 mentre l’Europa e gli alleati si preparavano allo sbarco in Normandia, anche lei da Hollywood contribuiva artisticamente come fece la Dietrich, cantando per i soldati al fronte con un film ispirato a un vero episodio di quella guerra sul fronte africano.
Sugli schermi di tutto il mondo spopolava Casablanca con la Bergman moglie di un’esponente della resistenza che si innamorava di Bogart avventuriero seducente proprietario di un club ad Algeri dove migliaia di persone cercavano di fuggire in America. Decisi allora di dirigere I cinque segreti con Anne Baxter ed Erich Von Stroheim, la storia vera sul campo di battaglia nel deserto della Libia e dell’eroismo dell’equipaggio di un carro armato inglese contro le truppe corazzate tedesche del generale Rommell in ritirata. Sta di fatto che la nostra troupe non andò mai a girare in Libia ricostruendo quel deserto in California, come la Warner fece per Casablanca, ricostruendo il club di Bogart ad Algeri sotto i portici moreschi che si trovano ancora oggi a Venice sulla costa californiana a due passi dagli studi di Hollywood.
Maestro, dopo tanti film e premi Oscar come Viale del tramonto con William Holden e Gloria Swanson e poi di Sabrina con Audrey Hepburn e ancora Bogart, L’appartamento che conquistò ben 5 Oscar nel 1957 e poi L’aquila solitaria con James Stewart nei panni del trasvolatore Lindbergh e tanti altri film di successo mondiale alla vigilia del terzo millennio, che cosa sta cambiando ad Hollywood?
Il problema non è soltanto la globalizzazione ma generazionale, ma anche il così detto modernismo visivo. La verità è che scarseggiano i grandi sceneggiatori e poi a ben vedere fatte alcune eccezioni sulle quali si adagia Hollywood vedi Cruise, Ford, Hanks e qualcun altro: Dove sono i nuovi Gary Cooper, Clark Gable, William Holden, Humphrey Bogart, Spencer Tracy e registi come Charles Laughton, che sapevano “frugare” nel proprio talento come fanno i bambini felici quando cercano in uno scatolone colmo di balocchi. Non è necessario che un regista sappia scrivere ma se sa almeno leggere aiuta! Io non ho mai classificato i miei film, non ho mai detto «è una commedia», non prima comunque che lo abbia deciso il pubblico. Mi sono limitato a fare film che mi sarebbe piaciuto vedere.
Maestro mi dica la verità è vero che in fondo lei si era innamorato di Marilyn Monroe?
Se penso a quanto è stato emozionante e faticoso girare quelle seducenti sequenze con Marilyn nel film Quando la moglie è in vacanza, confesso che rimasi turbato dietro la macchina da presa al pari di tutta la troupe. Poi a quel tempo se la convocazione sul set era alle 9 di mattina, lei regolarmente si presentava a mezzogiorno. Ma mi creda, lei possedeva una indefinibile e radiosa magia come nessun’altra attrice e aggiungo prima di salutarla, che come lei non ce ne sarà mai un’altra e Dio solo sa quante cercheranno invano di imitarla!
Foto di copertina: Tonino Pinto insieme a Billy Wilder