Una passione libera, questo il titolo del libro autobiografico, scritto dal trasgressivo regista dell’eros Tinto Brass con Caterina Varzi. Un libro pieno di sorprese, curiosità e riflessioni sulla vita artistica e personale del grande regista i film che “Tintone”, così lo chiamava affettuosamente il grande produttore Dino De Laurentiis, quando lo chiamava da Hollywood nel tentativo di convincerlo a girare un film in America.
A 88 anni, Tinto Brass, grande amico di Michelangelo Antonioni e Federico Fellini ma anche di Giuseppe Ungaretti, artisticamente innamorato di Silvana Mangano con la quale girò nel 1964 Il disco volant assieme ad Alberto Sordi, si racconta dalla sua bella casa romana, prezioso scrigno custode di ricordi, fotografie e sceneggiature che hanno dato il successo a film che in Italia e nel mondo hanno fatto “tendenza”, curiosità mai svelate ai più.
In una bella intervista in occasione dell’uscita del libro concessa alla collega del Corriere della Sera, Roberta Scorranese, Tinto rivela a proposito di Hollywood le circostanze che lo portarono a non realizzare la regia di Arancia Meccanica. «Che cosa c’è di più dirompente dell’eros»? dice Brass. L’eros, spaventa il potere perché è soprattutto fantasia e quella non la puoi arginare, l’avevano capito anche grandi intellettuali come Fellini e Moravia.»
Il libro di Brass scritto con Caterina Varzi, la giovane moglie che undici anni fa’ lo salvò dall’oblio a seguito di un’emorragia cerebrale è pieno di sorprese. Nell’intervista alla Scorranese, Tinto Brass rivela: ”La sera, si spogliava davanti a me, la guardavo, mi eccitavo e così ho ritrovato la voglia di vivere. Come sono costantemente vivi nel tempo i suoi film come Chi lavora è perduto (In capo al mondo) che segnò il suo debutto alla regia e il dirompente Salon Kitty con un giovane Helmut Berger tra i protagonisti, reduce dal grande successo di Luchino Visconti La caduta degli dei girato nel 1969.
Il primo ad applaudirlo e a sostenerlo fu proprio Ungaretti, con L’urlo. E poi La chiave con una giovanissima Stefania Sandrelli, L’uomo che guarda tratto dall’omonimo romanzo di Moravia e Monella con la conturbante Anna Ammirati. Ma in questa autobiografia scritta con Caterina Varzi c’è molto di più che l’elenco dei film e gli aneddoti legati ad essi. Secondo noi c’è soprattutto ”la voglia di vivere”, non soltanto di un grande intellettuale, regista e sceneggiatore che forse più di tutti ha amato le donne, ma forse quella di una società non solo in Italia, che ha decretato il successo delle sue opere cercando attraverso le stesse verità’ nascoste della vita.
Racconta ancora Tinto Brass nell’intervista: «una volta mia madre venne a trovarmi sul set, mentre giravo La chiave. Non batte’ ciglio, ma alla fine mi disse: bene ce l’hai fatta, sei diventato regista, adesso metti la testa a posto e comincia a fare l’avvocato».
E a proposito di grandi registi, arriva sugli schermi dal 28 dicembre diretto da Luca Rea Django & Django – Sergio Corbucci Unchained», un docufilm sulla vita ed i film del geniale regista Italiano scomparso nel 1990. Voce narrante, quella del regista premio Oscar Quentin Tarantino grande fan di Corbucci e degli spaghetti western diventati anche grazie a lui dei cult movie.
«I western di Sergio Corbucci», ha dichiarato Tarantino, «sono metafora delle camice nere o della gang di Manson. Nei film di Corbucci, secondo miglior regista di spaghetti western dopo Sergio Leone a nessun personaggio buono o cattivo è garantito di farla franca. L’eroe alla fine potrebbe morire facilmente come chiunque altro e suoi eroi hanno i colori di un fumetto e nessun personaggio era sicuro di salvarsi.
Come nella storia dei film, in attesa di sapere se E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino entrerà o meno nella cinquina finalista ad Hollywood per la corsa all’Oscar, registriamo con una certa disillusione la sconfitta ai premi EFA (gli Oscar europei), dove ha vinto come miglior film Europeo Quo Vadis Aida della regista serba Jasmine Zbanic, che si è aggiudicato anche il premio per la migliore interpretazione femminile all’attrice Jasna Duricic. Quo Vadis Aida racconta il massacro di Srebrenica del 1995. La regista nata a Sarajevo ha dedicato il premio ed il film alle vittime innocenti e alle madri di quei terribili avvenimenti.
«Che cosa le manca oggi»? chiede a conclusione a Tinto Brass, Roberta Scorranese nella sua bella intervista per l’uscita del libro. «Non poter più fare l’amore due o tre volte per notte». E non è un film!
* Critico cinematografico e letterario, giornalista, dal 1976 inviato speciale RAI (TG1, TG2, TG3, TG3 Regionale, Rete Uno, Rete Due, Rete Tre) per Cinema, Spettacolo, Costume.