Alla Mostra di Venezia il grande cinema chiama il pubblico nelle sale.

Nove minuti di applausi al termine della proiezione per il pubblico nella sala grande del palazzo del cinema al lido di Venezia in occasione della 78a edizione della Mostra internazionale del cinema, hanno caratterizzato i consensi anche della critica unanime per il nuovo film in concorso di Paolo Sorrentino E’ stata la mano di Dio, l’ultimo capolavoro del regista napoletano premio Oscar per La Grande Bellezza.

Sorrentino ha costruito da par suo una storia autobiografica ambientata nella Napoli degli anni ottanta, quella che viveva il sogno dello scudetto dell’asso argentino Diego Maradona. Quella Napoli piena di speranze, contrasti, primi amori e dolori, come la perdita a soli sedici anni dei genitori; in quella Napoli sottolineata dalla straordinaria bravura di attori come Toni Servillo nel ruolo del padre di Sorrentino e di Filippo Scotti in quella di Paolo da ragazzo. C’è’ la tutta la vita del regista, in questo film così’ personale, che rappresenta anche un nuovo inizio alla vita e che riguarda tutti noi. É stata la mano di Dio uscirà’ distribuito da una grande major americana nei cinema degli Stati Uniti e c’è già chi prevede un altro Oscar.

In concorso per il Leone d’oro ho visto Spencer del regista cileno Pablo Loren, ovvero l’inizio dell’infelice vita coniugale culminata con il famoso incidente mortale a Parigi di Diana Spencer, la principessa triste interpretata sullo schermo dall’attrice Kristen Stewart. Il film ricostruisce in un arco temporale ben preciso durante le festività natalizie, la vita tormentata di Diana già madre di William e Harry, all’interno della delle rigide regole della famiglia reale alla vigilia della sua irrevocabile decisione di voler divorziare da Carlo d’Inghilterra.

Ma l’attenzione del pubblico e della critica in queste ultime ore è tutta per Dune,  il colosso cinematografico prodotto dalla Warner Bros  che riporta sullo schermo, avvalendosi dei moderni effetti speciali, dopo David Linch, che ci provò negli anni ottanta con il film prodotto da Dino De Laurentiis e successivamente del visionario Alejandro Jodorowsky nel 2013, a riportare sugli schermi di tutto il mondo la monumentale saga letteraria di Frank Herbert, che ha cambiato completamente il genere della fantascienza, questa volta diretto dal canadese Denis Villeneuve e interpretato da Timothée Chalamet, Zendaya e Oscar Isaac. Nell’anno diecimila Paul Atreides, giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo popolo.

Mentre forze malvage combattono senza esclusione di colpi per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul pianeta, una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana e garantire la sopravvivenza della galassia. Spettacolo di tecnologia avanzata, forse addirittura più spettacolare della fortunata saga di Guerre Stellari firmata da George Lucas. Questo Dune segna indubbiamente un nuovo punto di partenza del genere colossal destinato a un ritorno in massa del pubblico nelle sale cinematografiche.

Fuori concorso il film di Leonardo Di Costanzo, una storia tra dramma e thriller interpretato da due colossi del nostro cinema come Toni Servillo e Silvio Orlando Ariaferma, ambientato in un vecchio carcere in dismissione. Per problemi burocratici, i trasferimenti sono bloccati e una decina di detenuti con pochi agenti sono in attesa di nuove destinazioni. In un’atmosfera sospesa, le regole della separazione si allentano e si intravedono nuove forme di relazione tra gli uomini rimasti.

Interpretato infine da Dakota Johnson e Alba Rohrwacher, ci è piaciuto The lost daughter, esordio felice alla regia  di Maggie Gyllenhaal,  intenso e drammatico viaggio all’interno delle ossessioni esistenziali di una madre alle prese con i ricordi giovanili anticonformisti e pieni di conseguenze di un’età piena di incertezze.