di Andrea Cavazzini
Tirava una brutta aria a Berlino, quell’estate del 1961, presagio di qualcosa che di lì a poco avrebbe cambiato gli scenari della politica internazionale. Fino allora lavorare in Occidente e vivere in Oriente o viceversa, non era un problema: sebbene la città fosse divisa in quattro settori di occupazione, le persone si potevano muovere liberamente tra i quartieri.
Il 13 agosto 1961, non solo i residenti di Berlino si svegliarono in una città divisa da barricate e filo spinato disseminato lungo tutto il tratto orientale ma tutta l’Europa comprese che quel muro, eretto a tempo di record dal regime “democratico” della nascente DDR, segnò l’inizio della guerra fredda tra est e ovest, cementando l’ultima breccia ancora aperta nella cortina di ferro. Improvvisamente i destini di milioni di cittadini tedeschi e la storia del vecchio Continente cambiarono come nessuno si sarebbe mai potuto immaginare
Per oltre 28 anni, i suoi 155 chilometri di cemento sono stati un’esplicita rappresentazione della divisione della Germania e il resto dell’Europa durante la Guerra Fredda.
Alto 3,6 metri, circondato da 302 tra torri di avvistamento e dispositivi di allarme, protetto da 25 mila tra soldati e polizia segreta (i famigerati Vopos), era soprattutto un dispositivo militare destinato a impedire agli abitanti della Repubblica Democratica Tedesca sotto il dominio sovietico dopo gli accordi di Yalta, di andare in esilio nell’enclave di Berlino Ovest controllata da francesi, britannici e americani. Molto rapidamente, il “Muro” diventerà il simbolo non solo della divisione tedesca ma anche della vergogna.
Iniziata come una semplice barriera fatta di filo spinato e blocchi di cemento, fu nel tempo rinforzato e da li a poco venne costruito a tempo di record il muro che circondò l’intera Berlino Ovest. I collegamenti ferroviari con l’ovest furono interrotti e le strade distrutte.
All’indomani della sconfitta della Germania nazista, gli Alleati occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia) si divisero la metà occidentale della Germania. La parte orientale fu posta sotto l’influenza sovietica. Gli occidentali si rifiutarono di cedere Berlino Ovest a Mosca, sostenendo questa enclave occidentale nella DDR con un ponte aereo per quasi undici mesi.
Nel 1949 furono creati pochi mesi dopo lo Stato della Germania Ovest, la RFT e la DDR all’Est.Un regime repressivo che costrinse più di due milioni di cittadini a fuggire passando in Occidente anche a costo della vita.
Per arginare questo esodo biblico, devastante dal punto di vista economico e industriale, nella notte tra il 12 e il 13 agosto, le autorità della Germania dell’Est costruirono il muro a Berlino. Solo dopo la costruzione del Muro, la DDR si riprese riuscendo a porre una fine alla fuga dei suoi giovani e alle sue capacità di far funzionare il Paese.
Tutti i passaggi tra le due parti della città furono bloccati. L’esercito sovietico insieme ai Vopos fu schierato a presidiare i confini tra Est e Ovest con l’ordine di sparare a vista anche senza preavviso. La nomenclatura filo sovietica predisse che il muro fosse destinato a durare cinquanta o cento anni.
Fino a quella sera del 9 novembre 1989, quando il governo della Germania dell’Est, complice una conferenza stampa galeotta, dove le comunicazioni all’interno del regime iniziarono a mostrare i primi segni di cedimento, consentì la libera circolazione dei suoi cittadini. Le prime sezioni del Muro iniziarono a cadere sotto i colpi di martello e di una democrazia ritrovata, con la prospettiva di una riunificazione tutta da ri-costruire, dono delle cancellerie europee alla Germania al termine di un secolo in cui i tedeschi inflissero sofferenze inimmaginabili al nostro continente. Ma questa è un’altra storia!